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lunedì 19 aprile 2010

UN ALTRO SVARIONE SAMMARITANO


Il 16 marzo 1980 a Salerno fu ucciso dalle Brigate Rosse il procuratore della Repubblica facente funzione Nicola Giacumbi. Era nato a Santa Maria Capua Vetere il 18 Agosto 1928, figlio d’arte perché il papà Giuseppe era stato presidente del tribunale cittadino. Aveva iniziato la sua carriera di magistrato come uditore giudiziario presso la Pretura locale ai tempi del dirigente Agatino Raia. Trasferito successivamente prima a Roma e poi a Cosenza, era approdato a Salerno come sostituto procuratore e reggeva la Procura nell’attesa della nomina del nuovo capo. Oggi, a 30 anni dalla scomparsa, lo Stato non si è nemmeno ricordato dell’esistenza di Giacumbi. Alcuni suoi amici e colleghi di Salerno lo hanno commemorato, unici a farlo in tutto il Paese, richiamando così l’attenzione di Gennj Sangiuliano vice direttore del TgUno, che ha organizzato un servizio trasmesso dalla televisione. Ad altri magistrati uccisi dalle Brigate Rosse sono state dedicate aule, strade, piazze, per Giacumbi soltanto l’oblio. E pensare che la sua città natale, smettendo almeno una volta di fare la sonnacchiosa, avrebbe potuto fare una magnifica figura agli occhi dell’intera Nazione. Anni addietro, l’amministrazione comunale, di concerto con la magistratura locale e la classe forense, ha deciso di intitolare la piazza adiacente al tribunale ai gidici Falcone e Borsellino. Se i sindaci, quando nominano i componenti della commissione per la toponomastica guardassero più alla loro cultura storica che al colore della loro casacca, si eviterebbero tanti svarioni come questo. Pur inchinandomi reverente al sacrificio dei due magistrati siciliani, penso che Giacumbi aveva tutti i numeri per avere intitolata quella piazza al suo nome. Senza contare che oggi in Italia sono centinaia le scuole, le piazze, le strade intitolate a Falcone e Borsellino. E a Giacumbi? Nemmeno un vicolo cieco. Caro Nicolino, se ti hanno dimenticato quelli che rappresentano “l’ufficialità”- credimi- è poca cosa. Quello che conta è il ricordo perenne che avranno di te quelli che hanno conosciuto il tuo valore morale e civile di magistrato integerrimo, senza appartenenze, senza casacca, con una carriera luminosa davanti che ti avrebbe portato ai vertici della Magistratura se, in una domenica piovosa di 30 anni fa alle “nove della sera” il piombo delle Brigate Rosse non ti avesse sottratto per sempre all’amore dei tuoi cari e all’affetto dei tuoi veri amici. E se la tua città natale non ti considera un eroe, forse è pure meglio. Diceva Bertoldt Brecht:”Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”

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