Ha avuto una gravidanza splendida, senza intoppi, senza complicazioni, continuando a fare ciò che aveva sempre fatto: uscire, correre, giocare, mangiare, amare e farsi amare. Poi, ieri, il parto. Ha deciso da sola dove andare, noi le avevamo proposto alcune soluzioni, ne ha condivisa una. Verso le nove di sera è iniziato il travaglio, ha iniziato a respirare con affanno. A mezzanotte è venuto fuori il primo, identico a suo padre; pensavamo fosse finita, e invece eccone un altro. Ma non si muove, non piagnucola, sembra morto. Dopo un po’ ancora un altro: ma questo è vivo e somiglia a lei. Le siamo stati tutti accanto fino alle cinque del mattino, poi, stremati dalle emozioni, siamo andati a dormire. E così, ieri notte, la mia amabile “Dolce” ha partorito. Ha dato alla luce tre cuccioli. Il secondo purtroppo, nonostante tutti i suoi sforzi, è nato morto. A nulla sono valsi i suoi tentativi di ridargli la vita, ha continuato a leccarlo per più di mezzora, e lo faceva in un modo frenetico, senza soste, senza fermarsi mai, se non, di tanto in tanto, per dare qualche leccatina affettuosa agli altri due. Non so per quanto avrebbe continuato se non glielo avessi tolto (ormai era chiaro che non c’era più nulla da fare e che il suo sforzo era vano).
La guardavo e pensavo al miracolo della vita e della natura. A differenza dei bipedi umani, lei, senza aver fatto un corso pre-parto, senza aver visto alcun documentario, senza che nessuno le avesse mai detto nulla su come fare, sapeva perfettamente come comportarsi. Vederla tagliare il cordone ombelicale dopodiché leccare di continuo il moncone residuo per farlo cicatrizzare, vederla poi estrarre la placenta e sistemarsi i cuccioli sotto le mammelle per iniziare ad allattarli, era assolutamente affascinante. Pensavo a come è tutto così bello in natura, e come invece noi riusciamo a distruggerla questa Natura con il nostro comportamento, i nostri egoismi, il nostro arrivismo e con tutti gli “ismi” che segnano i nostri tempi: estremismo, terrorismo, fascismo, bullismo.
E poi la sete del potere, il denaro, il prevalere, il prevaricare. Abbiamo fatto sparire intere montagne, distrutto flora e fauna, perseguitato ed estinto razze, perseguitato ed estinto popoli. Stiamo consegnando ai nostri figli un mondo malato. Abbiamo forse dimenticato che “Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli”. Mozzarelle alla diossina nei nostri piatti, acqua all’arsenico nei nostri bicchieri, amianto nei nostri polmoni. E non è catastrofismo (ecco un altro “ismo”), è la voce della depressione e della tristezza che ti prendono quando pensi che mai nulla cambierà, che andrà sempre peggio, che non c’è possibilità di miglioramento perché l’Uomo in realtà non ha a cuore sé stesso.
E invece dovremmo combatterli questi stati d’animo, non farci annichilire e corrompere da loro; dovremmo piuttosto guardarci intorno e renderci conto che del bello e del positivo ancora ci sono intorno a noi. Luoghi come Salerno, che fa una differenziata del 75 per cento e a Natale avvolge le sue strade con “Luci d’artista”, vere e proprie opere luminose. Città come Bolzano o Trieste, che sono ai primi posti per qualità della vita. O borghi come San Gimignano, una “bomboniera”, un piccolo comune di soli 7.000 abitanti eppure fantastico, intriso di storia e con un centro storico conservato con la massima cura; ma non sono poche le S. Gimignano sparse per lo “stivale” che mantengono intatta la magia del passato.
Come dovremmo volgere, compiaciuti, il nostro sguardo ai ragazzi che scendono in piazza e che urlano e strepitano per attirare la nostra attenzione, per farsi ascoltare, per dirci che ci sono e che pretendono, come è giusto che sia, di partecipare anche loro, in prima persona, alla costruzione di quel futuro che loro, principalmente loro, vivranno. Ed è bello Benigni che gira un film come “La vita è bella”. Sono positivi Fazio e Saviano che mettono in scena “Vieni via con me”. Ma anche il popolo viola e il mondo della rete per una rivoluzione per ora solo virtuale. Son tantissime e troppe le cose brutte e negative che ci circondano, non lo nego e sono il primo a dirlo, ma sono tante anche le cose belle e positive che ci ruotano intorno. Bisognerebbe solo reimparare a riconoscere la bellezza, perché ho come l’impressione che il nostro senso estetico si sia offuscato, come se fossimo rimaste vittime di un improvviso obnubilamento; o peggio, come se fossimo tutti incappati in un mago coglione che con uno strano e assurdo incantesimo ha fatto sì che in molti casi consideriamo il “brutto” come “bello” e viceversa.
Mi viene davanti agli occhi una bellissima scena del film “I cento passi”, quando Peppino Impastato e il suo amico Salvo dall’alto di una collina guardano Cinisi. Peppino dice a Salvo: “Uno può pensare che la natura vince sempre, che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. In fondo le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno ‘ste case schifose, con le finestre di alluminio, i balconcini, senza intonaco, i muri di mattoni vivi. La gente ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la biancheria appesa, la televisione. E dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio, c’è, esiste. Nessuno si ricorda più di com’era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza. E quindi forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. E’ importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto”. Beh, la penso così anch’io. E voi?
Mi calo il cappello sugli occhi e mi addormento....
Pino D'Agostino

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