Cinque/seicento, qualcuno in più o qualcuno in meno, ma erano davvero tantissimi coloro i quali hanno partecipato, lo scorso sabato sera, alla “prima” del candidato sindaco Biagio Maria Di Muro. Ma, al di là del dato meramente statistico che pure conta (e che c’è da giurarci conterà nelle urne), vi è un aspetto sociologico ancora più importante e significativo: moltissimi degli accorsi non erano vip, non erano solo professionisti (che pure non sono mancati all’appuntamento e che, in ogni caso, non fanno parte della ristretta elite di affaristi e di palazzinari), né tantomeno appartenenti a una fascia sociale medio-alta. Erano gente del popolo, padri e madri di famiglie che non sempre riescono, ogni giorno, a mettere insieme il pranzo con la cena; erano lavoratori precari (laddove l’aggettivo “ precario” è davvero solo un eufemismo, visto che c’era gente che ha la “fortuna” di lavorare ogni tot mesi, senza cassa integrazione ed assistenza sanitaria), erano giovani e meno giovani inoccupati, in pratica, da sempre. Disoccupati con scarsissime speranze di un futuro almeno decente in una città- come Santa Maria Capua Vetere- che dal 1997 in poi è stata saccheggiata, depredata, mortificata e svilita in tutte le strutture che possedeva anche a causa di una “infiltrazione” di casalesi, marcianisani e capuani che- all’epoca d’oro dell’antica Capua- mai avrebbero messo piede in città. Per non parlare, poi, del filo rosso che ha legato l’attività amministrativa di questi ultimi anni e che ha dato la stura a una nicchia di economia insana.
Gente, però, fa paura alle coalizioni e ai partiti organizzati che- proprio con questi indigenti (dignitosissimi, perché non cercano raccomandazioni ed elemosine ma hanno un solo grande desiderio: portare a casa pane e companatico guadagnato con il sudore della propria fronte!) non hanno più rapporti e contatti, forse perché infastiditi da questa ostentazione di miseria così nobile e così portata al riparo dei riflettori della cronaca, con riserbo e con forza d’animo invidiabile. Gente, dunque, non in vendita ma che cercheranno di comprare: proponendosi a loro per pagare una bolletta, facendo recapitare ai loro domicili la spesa di una settimana, alludendo a posti di lavoro che non esistono nella realtà. O facendo pressioni sui loro familiari ed amici: “Ma come vogliono perdere una occasione del genere- magari il sonoro sarà diverso ma il senso è questo- e che vogliono restare disoccupati a vita?”
A queste persone va il mio affetto, ed a loro che rivolgo un appello di cuore: non fatevi ingannare, non cedete alle lusinghe di un potere-non potere che ha distrutto tutti i siti industriali e produttivi della nostra città, che se ne è sempre fregato di voi e dei vostri problemi e che ora ha l’ardire di atteggiarsi addirittura a salvatori della patria. Fateci il piacere!
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