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lunedì 3 dicembre 2012

QUANDO SI PARLA DI GRATITUDINE



Il grande Michel de Montaigne disse: “L’ingratitudine dell’uomo e’ piu’ grande della misericordia di Dio”.
In genere l’ingratitudine ed il tradimento sono separati da una impercettibile staccionata. La storia ci insegna che troppe volte l’ingrato si trasforma in traditore.
Prendiamo Gano di Maganza. Era uno dei paladini prediletti, patrigno del paladino Orlando, e non ci penso’ un attimo a tradirli entrambi.
Rivelo’ ai Saraceni la strada che avrebbe percorso la retroguardia francese al rientro dalla Spagna: il passo di Roncisvalle.
Il paladino Orlando, che guidava la retroguardia, scoperta l’insidia e preso dalla fedelta’ al suo re, soffio’cosi’ forte nel suo corno “olifante” da farsi scoppiare il cuore.
Voleva avvertire il resto della truppa dell’agguato, ma il suo olocausto resto’ vano.
I Saraceni sterminarono tutti. E ora volete sapere il trattamento che il re riservo’ al paladino traditore?
Ordino’ che venisse squartato vivo ed i suoi resti prima bruciati e poi dispersi ai quattro venti.
Un celebre motto napoletano ricorda ancora questo miserevole episodio: “ha fatto a fin e Cano e Macanza”.
Oggi siamo nel terzo millennio e non si squarta piu’ nessuno, pero’ al traditore viene riservato tutto il ludibrio e tutto il disprezzo.
Certo rimane l’amaro in bocca quando ci si deve rendere conto d’aver riposto le proprie aspettative in un personaggio che, alla resa dei conti, si dimostra immeritevole.
Salvatore Di Giacomo fa dire al protagonista di una sua celebre poesia: “Quanto chiu’ e tratt bbuoni e cchiu’ lle fai, cchiu’ n’hai cat”e veleno e tradimenti.
Questa e’ la  vita.


L’OSSERVATORE SAMMARITANO

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