Un buon amministratore, un politico attento alle esigenze dei suoi elettori dovrebbe garantire, volontariamente, un' adeguata rappresentanza della componente femminile in ciascun organismo. La mancanza di tale rappresentanza è un sintomo di un più generale fallimento della politica. La richiesta di aumentare volontariamente la presenza delle donne nei consigli di amministrazione ed in politica è stata disattesa, si constata con rammarico che l’autoregolamentazione non ha dato finora grandi risultati. Nell’ attuale contesto essa non si dimostra sufficiente, la politica quindi deve considerare le quote rosa vincolanti per partiti e legislativo, che appaiono come l’unica soluzione possibile per accelerare l’ingresso delle donne nelle stanze dei bottoni, dove ci sono sempre e solo uomini. Una casta in cravatta, che si auto-riproduce, si difende vicendevolmente. Sembra impossibile che, in un momento in cui le donne tendono a laurearsi meglio e in meno tempo degli uomini, i vertici continuino a costituire un feudo maschile. Ci appare del tutto antimeritocratico. Un sistema politico pietrificato, come il nostro, non può essere incentivato a cambiare se non attraverso una misura estrema come l’adozione di quote di genere obbligatorie in parlamento e nei partiti, che costringano la politica a valorizzare e incoraggiare il talento femminile, anziché frenarlo. Inizialmente eravamo contrarie all’adozione, fortemente convinte che i luoghi riservati alle donne in politica servano solo a costruire carriere personali protette, che ogni donna in gamba che ce la potesse fare con le proprie capacità. Convinte che le infrastrutture sociali, veri e validi strumenti di supporto, avrebbero aiutato ad avere più donne in politica, sarebbero servite a spronare quelle donne arrese ad una situazione di non valorizzazione delle capacità femminili, che una forte volontà di intraprendere la carriere politica, accettandone tutti i costi e carichi conseguenti, avrebbe dato i suoi frutti. Poi ci siamo dovute ricredere, non basta essere brave per sopravvivere in un ambiente maschilista come quello delle aziende e delle amministrazioni, dove spesso le donne si vedono cooptate. Gli ambienti politici sono spesso una fiera della vanità maschile, dove hanno la possibilità di spendere infinite ed estenuanti ore, spesso notturne, in dibattiti alle volte finalizzati non tanto al raggiungimento di un risultato pragmatico, ma a permettere ai partecipanti di sfoggiare le proprie doti retoriche. In ambienti simili di rado le donne sono ben accette.
Le quote di genere risultano necessarie perché garanzia di pari opportunità, di accesso alla carriera, sono l’unico strumento in grado di infrangere quel soffitto di cristallo che continua ad ostacolare l’ascesa di donne di talento ai vertici, di tutelare la legittimità delle donne nel ruolo che ricoprono consentendo loro di andare avanti per i propri meriti. Per tale motivo le associazioni non possono esimersi dal sostenere la battaglia della coordinatrice provinciale del Pd Rosida Baia, battaglia che la vede impegnata nel coinvolgimento dell’amministrazione nella promozione della presenza femminile nel panorama politico attuale.
Siamo concordi sulla necessità di difendere strenuamente il rispetto dei valori, della cultura, dell’identità e della parità di genere, giungendo anche a presentare ricorso, laddove questa sensibilità venisse a mancare e la classe dirigente dovesse dimostrarsi poco ricettiva. Inoltre, le associazioni vorrebbero ricordare al sindaco le numerose donne che sono state sostenitrici di questa amministrazione nelle proprie, stesse fila, che si sono spese per la causa investendo tempo, risorse ed energie, individuando nella dott.ssa Angelina Cuccaro, l’esempio di donna che ha dato modo di far apprezzare le sue capacità e pertanto degna di essere tenuta in considerazione. Vorremmo l’amministrazione tenesse in debita considerazione che le donne preparate contribuiscono alla politica in maniera diversa, non solo in quanto “outsiders”, ma anche influenzando positivamente gli investimenti su welfare e salute. Risultano possedere due qualità che, soprattutto in questo momento, potrebbero essere molto utili: la spiccata sensibilità alla conciliazione e alle politiche per la famiglia, cose non considerate dagli uomini, e l’essere più dirette, volitive, assertive e meno attaccate alla poltrona.
Ma la società che ci circonda è, ancora, intrisa di un sub-strato culturale dove il potere maschile è sempre stato considerato naturale, poiché coincideva con i valori dominanti. Siamo tutti responsabili, anche se non direttamente, delle forme di discriminazioni culturalmente attribuibili al fatto di appartenere al genere femminile perché abbiamo tacitamente avallato comportamenti considerati bonariamente scontati, endemici della nostra cultura mediterranea, simpatici machismi che fanno folklore e nessun danno. La politica, ancor di più, risulta essere specchio di tali obsoleti stereotipi, in quanto è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è antica, frutto di antichi retaggi culturali. Inoltre, la diffusione ripetuta di tali stereotipi di genere consolida discriminazioni e frena lo sviluppo sociale, ancorandolo a schemi culturali anacronistici, riduttivi e dannosi. Il raggiungimento della parità di genere è un cammino che passa prima di tutto dall’ istruzione delle giovani generazioni. L’esigenza di ricorrere alle quote rosa testimonia l’ enormità, ancora oggi, dell’ emergenza culturale che ci troviamo a fronteggiare e soprattutto il fallimento della politica.
La responsabilità della politica è chiave nel garantire un cambiamento culturale e una piena e proficua partecipazione delle donne in politica. Tra uomini e donne può esserci collaborazione nel percorso di consapevolezza dei propri diritti individuali lavorando insieme affinché possano occupare in modo paritario lo spazio privato e pubblico. Ciò è possibile mettendo in campo persone credibili, determinate e radicate sul territorio, in prima linea nella lotta alla discriminazione di genere, multiforme nelle sue espressioni. Attuando la prevenzione, culturale e sociale, mediante campagne di educazione diffusa nelle scuole, nelle università, nei luoghi di aggregazione e incontro. Serve un cambiamento radicale dei valori che porti, soprattutto nelle nuove generazioni, la coscienza dell'importanza di costruire rapporti di genere fondati sul rispetto e la parità, servono esempi di collaborazione tra i generi, ed è la politica a dover sentire la necessità di farsi esempio.
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