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Vendesi villino Baia Domizia, vendesi appartanento via De Gasperi Smcv

venerdì 18 ottobre 2013

Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso.



Forse si è finalmente squarciato quel velo di disattenzione che ricopriva lo sfacelo. Le recenti dichiarazioni dei pentiti hanno finalmente dato uno scossone alla coscienza civica di tanti che tacciavano di becero allarmismo coloro che, sulla scorta delle numerose inchieste, incominciavano a porre quesiti.

E allora oggi, chi con più consapevolezza e chi meno, ci siamo tutti resi conto che la criminalità organizzata ha scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, il più redditizio in assoluto tra i traffici illegali, come nuovo grande business. Rifiuti che, per la maggior parte, sono conferiti illegalmente da ditte compiacenti che, in tal modo, traggono un consistente vantaggio economico risparmiando gli oneri del normale smaltimento. Di conseguenza, i flussi illegali di rifiuti dall’attuale crisi economica hanno tratto nuovo vigore. I servizi a basso costo della criminalità organizzata sono richiestissimi, incrementano lo sviluppo di una vera e propria holding criminale sempre più strutturata, inoltrata nel tessuto economico e produttivo, capace di muoversi su più fronti, stringere nuovi accordi e consolidare i vecchi, rinforzando il suo tratto manageriale e imprenditoriale.

Una  pratica criminale che ha portato il nostro territorio ad avere il tasso di mortalità di tumori più alto d'Italia. In questo lembo della Campania si è consumato un disastro ambientale senza eguali, una Chernobyl italiana. I danni provocati dall'indiscriminato smaltimento dei rifiuti, il trasporto ed il transito di materiali inquinanti, senza il dovuto rispetto delle norme sulla sicurezza e la creazione di discariche abusive, ricadono direttamente sull'ecosistema del territorio, sulla salubrità delle aree agricole limitrofe, delle falde acquifere presenti e sulla salute stessa degli abitanti delle zone interessate.

Un business che non poteva esistere SENZA la connivenza delle istituzioni e dell’imprenditoria.

Il crimine organizzato ha la possibilità di proliferare nei settori della nostra società in virtù di questo legame forte, e fondamentale per la sopravvivenza della camorra, con la politica che gli garantisce il controllo. Controllo del territorio, gestito dai cosiddetti “colletti bianchi”, metastasi mortali per l'economia sana del territorio, capi organici della mafia: funzionari amministrativi, architetti, medici, ingegneri, avvocati, imprenditori al servizio dei clan, collusi. Controllo che si esercita pesantemente nei meccanismi di distribuzione delle risorse, con le tangenti, con l'accaparramento degli appalti, con l'infiltrazione negli organi del pubblico potere, politico e burocratico. Le istituzioni corrotte sono i veicoli principali delle pressioni mafiose e delle lobbies affaristiche loro contigue, favorendole nell’ acquisizione e nel controllo di attività imprenditoriali le inseriscono nell’economia legale locale facendole diventare componente del potere.

Le dichiarazioni, intercettazioni telefoniche, video, riprese, raccolte negli anni, rilevanti acquisizioni probatorie, passate al vaglio delle verifiche dibattimentali, documentano l’esistenza di una ramificata rete di organizzazioni dedite al traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi, solidi e liquidi. Forniscono un suggestivo spaccato di un’imprenditoria giocoforza inquinata, in bilico tra l’ asservimento alla camorra e lo sfruttamento di collusioni antiche e radicate. Si evince “l’intossicazione da camorra” di cui soffrono interi rami dell’economia locale e l’insinuante penetrazione della criminalità organizzata negli spazi imprenditoriali e commerciali, che trasforma i formali titolari in docili strumenti dei suoi interessi.

A seguito delle testimonianze rese alle autorità giudiziaria, in particolare quella del pentito Guida, che ha individuato la zona dell’attuale Stir, ex Cdr, come sito di stoccaggio e deposito di tonnellate rifiuti industriali trasportati  dal nord, S. M. C. V. risulta essere discarica di rifiuti ad alto tasso di tossicità. Non possiamo dimenticare, in merito a queste vicende, le responsabilità di politici, amministratori locali, e imprese che hanno fatto affari con la criminalità vendendo il nostro futuro. Non possiamo dimenticare le responsabilità politiche e morali di quella tanto decantata filiera istituzionale e di quegli esponenti della stessa che, dopo aver per anni lucrato sulla vita dei propri concittadini, siedono ancora oggi sullo scranno comunale.

Forse, sono state proprio queste evidenti responsabilità a far reagire i consiglieri Simoncelli e Campochiaro in maniera che a noi è apparsa decisamente antidemocratica, durante il consiglio comunale aperto del 12 Ottobre allorquando hanno tentato di chiudere in maniera brusca e repentina la parte aperta del consiglio comunale, dimentichi di  rappresentare la volontà popolare. 

Non si può che compatire il comportamento inadeguato del consigliere Campochiaro impegnato in una strenua quanto rocambolesca difesa personale, per tutta la durata dell' assise, nella quale ha inutilmente, e con argomentazioni alquanto fallaci, tentato di giustificarsi riguardo la costruzione dello Stir di S. Maria C. V. nel periodo in cui era assessore all' ambiente. Non possiamo dimenticare che anche a lui dobbiamo questa eredità di morte e sfacelo, in ragione delle sue funzioni politiche al ramo. 



Comprensibile  quindi anche  lo scatto dell’opposizione che è apparsa alquanto piccata da quanto emerso nel dibattito e dai toni accesi degli attivisti,  e tramite l’ esimio avvocato Simoncelli,  rivolgendosi al Presidente Dario Mattucci, ha pensato bene di manifestare apertamente il  dissenso alla propensione degli amministratori al dialogo e al costruttivo confronto, dimenticando, come fatto notare in quella sede, di essere nella fase aperta del consiglio, la cui funzione è proprio quella di garantire ai cittadini, alle associazioni e ai comitati la libertà di parola e di espressione del proprio pensiero

Quando non ci si può giustificare di fronte ai cittadini si preferisce evadere dalle proprie responsabilità, evitando il civile confronto e le  risposte a domande più che legittime.

Perché si è sempre responsabili di quello che non si è voluto o saputo evitare.


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