prima lettura dalla 1 lettera di S.Paolo ai Corinzi
Fratelli, annunciare il vangelo non è per me un vanto, perchè è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncia il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa;ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual'è dunque la mia ricompensa? quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo. In fatti, pur essendo liberi da tutto, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; mi sono fatto tutto per tutti per salvare ogni costo qualcuno.Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io. non sapete che, nelle cose allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? correte anche voi in modo da conquistarlo! però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perchè non succeda che,dopo avere predicato gli altri , io stesso venga squalificato.
Le lettura e il Vangelo
Sal.83: Quanto sono amabile le tue dimore, Signore! Rit.
L'anima mia anela / e desidera gli atri del Signore./ IL mio cuore e la mia carne / esultano nel Dio vivente.Rit.
Anche il passero trova una casa/ e la rondine nido dove porre i suoi piccoli/, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,/ mio re e mio Dio. Rit
Beato chi abita nella tua casa:/ senza fine canta le tue lodi./Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio/ e ha le tue vie nel suo cuore.Rit
perchè sole e scudo è il Signore Dio;/ il Signore concede grazia e gloria ,/ non rifiuta il bene/ a chi cammina nell'integrità.Rit
Allelulia, allelulia, Signore la tua parola è verità;
consacraci nella verità. Allelulia.
DAL Vangelo 2 Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi disceopoli una parabola : Può forse un ceco guidare un'altro cieco? Non cadranno Tutti e due in un fosso?Un discepolo non è più del maestro; ma ogniuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perchè guardi la pagliuzza che è nell' occhio nel tuo fratello e non ti occorgi della trave che è nel tuo occhio? Ipocrita!Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
LA NOTA ESEGETICA
Paolo continua a spiegare ai Corinzi perchè rinunzia ai suoi diritti difronte ai fratelli deboli ( il problema è se mangiare carni già offerte agli idoli o no ). Porta la sua esperienza: egli annunzia il Vangelo senza chiedere niente in cambio, rischiando di non essere capito, perchè vuole creare quell'unità che solla lo rende partecipe del Vangelo che annunzia. Seguire ilSignore vuol dire correre sempre, senza stancarci.
IL COMMENTO SPIRITUALE
Per Gesù il centro di gravità è l'io, ma l'altro con me, l'altro scoperto uguale a me, creati in dono l'uno per l'altro. Tutti si è figli Dell' altissimo, dello stesso Padre che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. un Padre che è tale non perchè chiude un occhio sull'ingratidudine e sulla malvagità, ma che continua a vedere in ogni persona l'immagine di un figlio suo creato ad immagine e somiglianza sua. E se chiede di non essere ingrati e malvagi, non lo fa perchè sisente offeso, ma perchè vede che in questo modo i suoi figli offendono se stessi, non riconoscendo più se stessi la dignità più vera e profonda. La trave che Gesù chiede di togliere dal proprio occhio è l'incapacità di cogliere questa dignità originaria e unica in se stessi negli altri. Solo quando ho questo occhio che mi fa vedere nell' altro un figlio dello stesso Padre, all'ora l'amore mi spinge ad aiutare il fratello a togliere la pagliuzza , non perchè questo mi offende o mi da fastidio, ma perchè desidero il fratello o la sorella belli come li vede il Padre!
CONCERTO DI BENEFICENZA
Mio figlio frequenta la scuola elementare. UN giorno abbiamo pensato di organizzare, alunni e genitori in sieme, un piccolo concerto di beneficenza per aiutare i poveri . Per tanti questa iniziativa che ritenevo educativa era una novità; ho dovuto incontrare le mamme, a scoltare le loro proposte e decidere ogni cosa insieme. ILconcerto si è rivelato un successo, al secondo spettacolo gli spettatori erano raddoppiati. Con soddisfazione di tutti, i soldi raccolti sono stati superiori alle previsioni. UN insegnante a definito l'iniziativa il momento più importante dell' anno scolastico. Dopo di chè alcune mamme hanno deciso di fondare un gruppo per azioni di volontariato. La famiglia di un alunno trasferitosi poi in un altra scuola ha coinvolto le mamme di li. ora anche loro partecipano alle nostre iniziative.
R.K-COREA
Pagine
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Vendesi villino Baia Domizia, vendesi appartanento via De Gasperi Smcv
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venerdì 12 settembre 2014
mercoledì 10 settembre 2014
PUBBLICHIAMO LA TERZA PUNTATA DELLA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO
Un altro borgo della città rovinata si disse di S. Pietro in
Corpo, e l'uno e l'altro in processo di tempo di bel nuovo ricongiunti,
formarono l'odierna città di S. Maria. Sulla strada che da Capua conduce S.
Maria, e sul corso dell' antica appia sonovi ancora tre pilastri ed un arco
restaurato dell’antica porta Casilinese, o di qualche grande monumento
trionfale; ed è questo avanzo appunto quello che dicesi Arco di Santa Maria,
dove varii lavori in terra furono attuati in settembre ultimo, e dove si
combattè aspro conflitto al 1° ottobre. Furono intorno Capua non pochi
villaggi, ch' ebbero il nome dai diversi tempii a diversi numi dedicati. Così a
Casapulla fu in antico il Pago di Apollo; a Casanova (casa- Jove dei secoli XI e
XII) fu il Pago di Giove; a Musicile, villaggio tra Casapulla e Marcianise pare
che fosse stato un pago dedicato alle Muse (Musicilium ): a Marcianise il Pago
di Marte; nel, villaggio di Ercole fu il Pago Erculeo; a Casacellola, o
Casacecere il pago di Cerere; in Casalba il pago d'Alba ricordato da Livio
(XXXII.9). Addiana, o sia S. Angelo in Formis il pago di Diana; a Bellona
quello della Dea di tal nome ch' ebbe tempio verso il principio del monto di
Rogeto o di Gerusalemme; a Tutuni presso Vitulaccio il pago di Tutuno, o Priapo
; a Grazzanise o Gratianisium il pago di Venere e delle Grazie, eretto ivi a
causa delle fragranti rose che vi nascevano e che venivano adoperate a comporre
il famoso unguento olezzante della Seplasia. E se a questi Paghi si aggiungono
diversi Vichi, siccome il Novanense, posto nei confini della Campania e del
Sannio Caudino, forse nel sito dell'odierno villaggio di S. Maria a Vico; il
Vico Caulo vicinissimo a Capua, ed i cui vini van ricordati con lode da Plinio
e da Galeno, e tante altre ignote città campane, di cui abbiamo le monete ed
ignoriamo il nome ed il sito, si può congetturare di leggieri quanti e quali
furono gli abitatori di Capua e dei suoi contorni.
In quanto all' ampiezza del suo dominio, scrive il Rinaldi
, che quando si reggeva a repubblica possedeva quelle terre e campi compresi a
settentrione dalla catena del Tifata, ad occidente da Casilino e dal Volturno
insino al mare, e ad Oriente da Acerra e Galazia ed oltre a ciò, che le
appartennero, le città di Volturno, il Pago di Linterno, Suessola, Atella,
Galazia e la stessa Cuma per breve tempo.
Al di là del Volturno possedeva il Campo Falerno, (toltone
1' agro tenuto dagli Ausonii signori di Cales) ed il Campo Stellate. Il
possedimento di questa vasta ed ubertosa contrada la rese sì ricca e potente
che nella seconda guerra Punica, scrive Cicerone , quel molto, ch' essa fece,
fu tutto sua forza. Bello punico quidquîd 'potuit Capua, potuit ipsa per sese.
E volendo aggiustar fede ad Ausonio fu anche potente in mare. Riputatissima e
numerosa era la sua cavalleria, porgendone opportunità le sue estese pianure e
gli abbondanti pascoli. Taluni opinano che ad ostare alle scorrerie dei Galli
Transalpini, avvenute l' anno di Roma 529
Capua fornì ai Romani in ausilio 125,000 fanti, ed 11,500
cavalli. Era tale la sua ricchezza che nonostante le guerre sostenute con i
Sanniti, Cumani e Romani, ed i
soccorsi pecuniarii dati ad Annibale, furon nel suo pubblico
erario rinvenute 70 libbre di oro, e 2,200 di argento dopo l’assedio sostenuto
contro Fulvio e Claudio. Senza occuparmi ad annoverare altri fatti
soverchiamente incerti od avvenimenti poc' anzi esposti nel tessere la storia
dall’altre città della Campania e del Sannio, esporrò talune generali
considerazioni sopra i suoi casi di guerra, che mi stimo saranno per aggiunger
pregio a questa breve esposizione
d’ una storia, che ha faticato la penna di vastissimi
ingegni e che sta consegnata in numerose e conosciutissime opere.
Quale flagello fossero le milizie mercenarie ed i soldati di
ventura, chiaramente appare da remotissimi fatti. Dionigi tiranno di Siracusa
avea ai suoi stipendii delle milizie campane, le quali avendo egli
onorevolmente e con doni licenziate, giunte che furono ad Entella città della
stessa Sicilia, tradita 1' ospitalità, uccisero gli uomini, violarono le donne,
ed usurparonsi il possesso della città (Diod. Sic. lib.14). Narra del pari
Polibio (lib. 40) che militando taluni
Raccolta differenziata: "Campagna di richiamo"
Locandine e manifesti sono stati distribuiti in negozi e pubblici esercizi, nonché lungo le strade e nelle piazze, mentre gli opuscoli con il “glossario del riciclo” (che spiega dove gettare i vari tipi di rifiuto) è, per il momento, a disposizione del pubblico all’Ecosportello in via Galatina e in piazza Coniugi Di Monaco, all’isola ecologica in via Napoli e al teatro del riuso in via Galatina.
L’obiettivo della campagna è invitare i cittadini a prestare maggiore attenzione nella separazione dei rifiuti domestici: la raccolta differenziata, infatti, costituisce un comportamento corretto, utile, necessario e obbligatorio. Per questo è fondamentale che tutti i cittadini rispettino le indicazioni e le modalità di conferimento dei diversi tipi di rifiuto.
Tra i messaggi di questa “campagna di richiamo” ci sono anche quelli relativi alla riduzione dei rifiuti, con l’invito a scegliere prodotti e ad adottare prassi volte al riuso più che alla modalità “usa e getta”.
Tra i messaggi di questa “campagna di richiamo” ci sono anche quelli relativi alla riduzione dei rifiuti, con l’invito a scegliere prodotti e ad adottare prassi volte al riuso più che alla modalità “usa e getta”.
Teatro Garibaldi - Stagione Teatrale 2014-2015
Addio campane verdi, arriva la raccolta “porta a porta” anche per il vetro - dal 5 ottobre p.v.
Immaginando Citta’ - Racconti di fondazioni mitiche, forma e funzioni delle città campane
martedì 9 settembre 2014
PUBBLICHIAMO LA SECONDA PUNTATA DELLA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO
Dopo la guerra sociale diverse colonie vi dedussero i
Romani: quella di C. Gracco è ancor dubbio se fosse stata condotta ad
effetto, stimasi che la prima fu quella guidatavi da M. Bruto, padre dell'
uccisore di Cesare, nel 668 di Roma, la quale liberando Capua dalla dura
condizione di prefettura le arrecò sorte più tollerabile. Dopo breve tempo nel
672 di Roma altra ne sopravenne di veterani, dedottevi da L. Silla, dopo che
ebbe trionfato di Norbano presso il Tifata. Più nobile e copiosa colonia vi
dedusse Giulio Cesare nel 695 quattro anni dopo che indarno avea tentato
fondarvela il tribuno P. Rullo. E di tre altri accrescimenti la rafforzava
Ottavio, il I. dopo aver superato Bruto e Cassio a Filippi; il II. dopo aver
vinto Pompeo e Lepido; il III. dopo aver debellato M. Antonio ad Azio.
Quest' ultima volta la colonia ebbe nome di Augusta,
epiteto che con gli altri di Giulia Felice leggesi nel celebre marmo rinvenuto
nell' anfiteatro Campano.
Vuolsi che il perimetro dell' antica Capua fosse quasi sei
miglia, e che ricettasse nel suo seno non meno di 300,000 abitanti, bastande il
dire che poi semplici giuochi nudrì non meno di 40,000 gladiatori, come scrive
il principe della la-una eloquenza (Cic. ad Att. XIV, 7 ). Dagli avanzi delle
mura deducesi che essa non solo occupava lo spazio , ovo ora sorge S. Maria ed
il villaggio di S. Pietro, ma porzione del terreno dove ora sono i villaggi di
Savignano, Morcone, S. Andrea, le Curti, S. Prisco e la contrada detta Tirone.
Da sette grandi porte uscivano altrettante vie, le quali
menavano a diverse parti della Campania. 1°. La Casilinese rivolgevasi verso
Casilino, e per essa passava l'Appia. 2." La Fluviale riguardava il
Volturno (4) e conduceva al tempio di Diana onde dicevasi ancora Tifatina, e
per essa passava la via Gabinia. 3." La porta di Giove che menava al
tempio sii questa divinità posto sul Tifata, detta ancora Acquaria, perché era
di costo al famoso acquedotto che dal Taburno conduceva la famosa acqua Giutia.
4.a L' Albana, che mercé dell'Appia menava dritto alla città di Galazia. 5.°
L'Atellana, che menava ad Atella. 6." La Cumana a Cuma. 7." La
Liternina o Marittima che menava a Literno. Nella parte interna tre vie erano
celebratissime, la Seplasia, centro di delicatezza o di voluttà, 1' Albana e la
Cumana. Ebbe Capua, come Roma, il suo Campidoglio eretto forse dalla colonia
dedottavi da Cesare, ma consacrato da Tiberio, e che pare che si ergesse ove
oggidì è il quartiere della Torre. Presso questo Campidoglio fu il tempio di
Giove Tonante di tanta magnificenza che ne furono tratte 50 e più colonne per
abbellirne la chiesa di S. Vincenzo al Volturno nella nuova Capua. Di fronte al
Campidoglio fu un arco magnifico rovinato nel 1661. Diana Capitolina, Giove
Terminale, la Fortuna, Marte, Venere Felice, Cerere, Nettuno, Pallade, la
Vittoria, Bacco, Nemesi, Iside, Serapide, -Augusto, Castore e Polluce,
Mercurio, Lucina, ecc. v'ebbero tempii ed altari. Le monete di bronzo di Capua
ci presentano i tipi di Giove, Giunone, Pallade, Cerere, Apollo, Diana ed
Ercole; e quelle di argento il capo di Giove laureato e l'aquila che stringe
il fulmine, con la leggenda osca retrograda.
Una rarissima moneta porta sul dritto Ercole e sul rovescio
il suo figlio Telefo nudrito dalla cerva, che nelle genealogie mitiche è
detto padre di Tirreno (1). Nell'anfiteatro Campano, pochi anni or sono fu
scoperto una specie di calendario sacro, che ricorda in Capua ferie e
lustrazioni pagane l'anno 387 dell'era volgare. Rendevano splendida questa
nobilissima metropoli molti pubblici edificii, siccome le Curie, i Circhi, il
Foro, dei nobili e quello del popolo, il Teatro, l'Anfiteatro, le Terme etc.,
e fu tanto e tale il trasporto dei Capuani per ogni maniera di spettacoli, che
inventarono il modo di riparare i teatri dal calore del sole, dal vento e dalle
piogge. (Vai. Max. II. — Amm. Mar. XIV).
Ma il più grande e memorabile edifizio fu l'Anfiteatro, le
cui reliquie recano ancora meraviglia dopo tante rovine. I settantotto archi
che ancor si noverano, con le due porte maggiori danno una circonferenza di
1780 palmi, e la sua altezza agguaglia quasi quella dell' anfiteatro Flavio, di
Roma, che era alto 474 palmi. Credesi che fosse stato capace di 80,000
spettatori.
Chi visita quelle grandi rovine non può non ricordare i
generosi spiriti di Spartaco, la grandezza dei popolo campano, i crudeli
spettacoli del paganesimo, e la divina parola, che gridò pace e fraternità fra
gli uomini. I conti Longobardi e poscia i Saraceni mutarono l'anfiteatro in
fortezza; e dai più si opina che la voce Verolasci, Virolasci, Vrelasci, con la
quale si denomina oggidì dal volgo l' anfiteatro, derivi da Berolasì o
Berelasi, nome datogli verso il IX secolo in comune con la distrutta Capua, ed
originato per avventura dall’arabo Bir-al-as, che suona rocca rotonda, castello
munito (1).
Nella cronaca di Mauringo narrandosi della disfatta data da
Ludovico II. di Francia e da Landulfo di Capua ai Saraceni (dopo l'anno 868) è
detto: Landulph adiutus est eum contra
Agarenas et emulos suos, quos profligavit in Suessulu et
Verolasu. Il Mazzocchi opina che tal voce derivi dal tedesco, parlato dai
Longobardi, e che significa città vecchia.
Se queste cose 'rammentano taluni dei più nobili edifizii di
Capua, la tradizione e la storia hanno perpetuato le sue ricchezze ed i
lussureggianti costumi dei suoi abitatori, che ricordano una seconda Sibari.
Devastata dai Vandali nel 455, ritenne tuttavolta il primato fra le città della
regione; essendo stata sede del Consolare che la governava, fra'quali si ha
memoria di un Postumio Lampadio, lodato come salvatore della patria e
restauratore delle fontane, del Foro e delle vie della città. Incendiata e
distrutta nell' anno 840 da'Saraceni, che favorivano le partì di Radelchi
principe di Benevento, si spicciolò in più borghi, dei quali il più
considerevole, ch'era presso l'anfiteatro, si chiamò di Berolasi e poscia di
S. Maria dei Suri; dalla Chiesa e dal Borgo, che intorno vi crebbe, e che si
disse .così balla famiglia di tal nome, di cui è memoria nei marmi (2) e non
dal miracolo fatto dalla Vergine di guarire dalla lebbra con la leccatura dei
surici o sorci un re o imperatore, che si trovò di passaggio ad invocarla.
Durante l'estate la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l'inverno. Invece la cicala non faceva altro che cantare tutto il giorno. Poi arrivò l'inverno e la formica ebbe di cui nutrirsi, dato che durante l'estate aveva accumulato molto cibo. La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dalla formica a chiederle se potesse darle qualcosa da mangiare. La formica le disse: «Io ho lavorato duramente per ottenere questo; e tu, invece, che cosa hai fatto durante l'estate?» «Ho cantato» rispose la cicala. La formica allora esclamò: «E allora adesso balla!»
Morale: chi nulla mai fa, nulla mai ottiene.
Nella cultura di massa[modifica | modifica sorgente]
LA RANA E IL BUE
LA RANA E IL BUE
Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall'invidia per quell'imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande.
da: FedroQuelli risposero: - Il bue. Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e mori. Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male. |
Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall'invidia per quell'imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande.
da: FedroQuelli risposero: - Il bue. Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e mori. Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male. |
lunedì 8 settembre 2014
PUBBLICHIAMO LA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO.
SANTA MARIA DI CAPUA.
Siede la presente S. Maria ove già fu I' antichissima
Capua, famosa e potente metropoli dell'invidiata regione campana. Regione
frumentaria, dove le messi largheggian di biade, dove l'intera natura s'abbella
di fiori, si veste di prati, si copre di frutta e si profuma di mille olezzi,
dove più raccolte in un anno allietano L' agricoltore ; dove non intra-mettono
le sorgenti di zampillare, le piogge d'inaffiare: dove sorridono i piani del
mare ricco di conchiglie e di pesci, dove immensa ed incantevole si diffonde la
luce nell' azzurro del firmamento. È questa infine la terra, che al- dire di
Cicerone, fu il fondo più bello del popolo romano, il capo del danaro, 1'
ornamento della pace, il sussidio della guerra, il fondamento dei vettigali ,
il granaio delle legioni, il sollievo dell'annona (I). Ed ora questa sì ricca
di naturali beni, questa sì popolosa di destissimi ingegni, depauperata
sfinita chiederà pane dagli uomini, invocherà lavoro, vedovata dell'ultima sua
fortuna. I monumenti, di che la ricoprirono la greca eleganza e la latina
magnificenza, le acquistarono il nome di terra classica. Per tutte le quali
cose volere parte per parte descrivere i fasti e le ricchezze della sua
meravigliosa metropoli, sarebbe difficilissima opera e tale che assai lungi dal
fine propostomi mi condurrebbe,
onde in accorcio ricorderò alta memoria degli uomini talune
cose, che non valse a consumare la lenta opera dei tempo, la violenza dei
barbari, l'umana avarizia, le commozioni della natura, improntando dalla tradizione
e dalla storia quel tanto, che più da vicino si stringe al mio subbietto.
Ritraesi dalla tavola Pentingeriana che Capua Vetere era
posta tre miglia distante da Casilino. Geografi, poeti, scoliasti, istorici le
danno a gara grandi e diversi principii. i sostenitori dell' origini troiane di
Roma la dicono costrutta da Capi congiunto e compagno di Enea. Altri affermano:
che posteriormente alla sua fondazione fu detta Capua da Capi, duce dei
Sanniti, che la conquistarono nei tempi storici. Tal'altri trovarono nella
parola Campo o pianura in che è posta, l'etimologia del suo nome : ma la più
accreditata opinione si è che fosse stata edificata dai Pelasgi-Tirreni (1).
Sappiamo di certo soltanto da Diodoro che 438 anni avanti l'era volgare si
formò la nazione dei Campani, nè più di un anno differisce il calcolo di
Eusebio (2) : cosichò i Sanniti davan corpo alla nazione campana circa 26 anni
dopo la prima occupazione di Capua, fondata molti anni innanzi da popoli mossi
dall' Epiro, dov' era una regione denominata Campania.
(1) Cic. De leg. Agr. 11, 29.
(DOMANI LA SECONDA PUNTATA...)
