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domenica 21 dicembre 2014

Amministrazione trasparente ?



Dopo il “boomerang” delle dichiarazioni di Giovani Campochiaro che aveva gridato allo scandalo per la presenza di Giovanni De Rosa in IV commissione consiliare  - facendo scoprire così che il regolamento consiliare sammaritano è arcaico e contra legem - mi aspettavo che nella seduta del Consiglio Comunale del 19 u.s., l’amministrazione intervenisse, preliminarmente all'apertura della seduta, anche in via eccezionale e in difformità al regolamento, per dare atto del doveroso adeguamento del regolamento consiliare al Tuel in merito alla palese e chiarissima violazione della pubblicità delle sedute delle commissioni consiliari, e ciò soprattutto anche in considerazione delle molteplici e continue iniziative pubbliche sulla trasparenza e la legalità ivi  compresi convegni e incontri con magistrati ed esperti.
Invece, non solo sono stati i consiglieri di opposizione a presentare una mozione per emendare e adeguare il regolamento a quanto stabilito dal Tuel all’art.38 co 6 e 7 ma la maggioranza , aggravando la sua inerzia, ha ritenuto di  eccepire che il Tuel non può riferirsi alla pubblicità delle sedute ma solo a quelle dei verbali ; Alle sedute delle commissioni, secondo la maggioranza, non potrebbero di conseguenza presenziare estranei.
Il Pd, ha avversato l’accoglimento dell’interpretazione della norma rispettosa del Principio della  trasparenza e della pubblicità degli atti e non si comprende su quali basi normative o di opportunità politica  lo svolgimento dei lavori delle commissioni dovrebbe attuarsi a porte chiuse e senza testimoni se non per spirito di contraddizione, a tutti i costi, con l’opposizione.
Non è detto che si debba conoscere e sapere ogni articolo di legge, ma si spera che quando si interviene in Consiglio Comunale a dare una propria interpretazione delle norme,  ci si vada a leggere, quanto meno, la norma in questione  che, nello specifico,  così statuisce “…Quando lo statuto lo preveda, il consiglio si avvale di commissioni costituite nel proprio seno con criterio proporzionale. Il regolamento determina i poteri delle commissioni e ne disciplina l'organizzazione e le forme di pubblicità dei lavori. Le sedute del consiglio e delle commissioni sono pubbliche salvi i casi previsti dal regolamento….”.
Mi sarei aspettata che,  più che rinviare la discussione  per approfondimenti, vista la presenza di vari avvocati Consiglieri e del dirigente che affiancava il Presidente del Consiglio e il sindaco,  qualcuno chiedesse un testo del Tuel, che in un Ente Comunale non può certo mancare, o , al massimo, anche utilizzando un cellulare fare una veloce ricerca in rete, per leggere il testo della norma che regolamenta le commissioni.
Ci si sarebbe potuti così rendere conto, già dal testo letterale, e senza alcun rudimento giuridico, che la norma non può essere interpretata nel senso indicato dal portavoce della maggioranza essendo la pubblicità dei lavori ( rectius verbali)  già richiamata dal comma 6  laddove, poi,  il comma 7 specifica che le sedute sono pubbliche. 
Inoltre, basti leggere che, sempre il comma 7,  accomuna le sedute del consiglio e delle commissioni con la conseguenza che se si volesse accettare quell’interpretazione anche i Consigli Comunali andrebbero svolti a porte chiuse, essendo sufficiente, anche per questi,  la pubblicazione delle delibere per ottemperare alla norma che, come riportato sopra,  impone che  le sedute siano pubbliche.

Insomma, la maggioranza ha perso l’ occasione per attenersi alle norme e al buon senso oltre che ai basilari principi di democrazia e dimostrare di comprendere nella pratica applicazione i valori della Trasparenza e della partecipazione.

E’ sorprendente come diventi tutto difficile e da approfondire e studiare quando si deve garantire un diritto ai cittadini !!!!

E' pur vero il detto “fatta la legge trovato l'inganno”, ma è del tutto inconcepibile, essendo in ballo un principio cardine dell'attività amministrativa quale quello della TRASPARENZA, che si pensi a cavillare sulla interpretazione  restrittiva della norma quando il Consiglio può, in ogni caso, attraverso il regolamento,  ampliare e non restringere i diritti garantiti ai cittadini.

Voglio sperare che l’assordante  e ingiustificabile silenzio di Sindaco, Presidente del Consiglio, presidenti delle commissioni consiliari di maggioranza e dei consiglieri comunali, almeno di quelli che so per certo avevano letto e seguito la vicenda di Giovanni De Rosa  e  quindi avevano avuto modo di poter approfondire già il dettato normativo, venga soppiantato, nella prima occasione utile, da una proposta di emendamento del regolamento che non solo sia rispettosa delle garanzie partecipative minime ed inderogabili ivi previste ma che vada ad ampliarle, magari prevedendo, ad esempio, anche la possibilità della partecipazione gratuita dei cittadini che volessero dare un supporto anche tecnico oltre a garantirne la sola mera presenza istituendo apposite subcommissioni propositive e consultive rispetto alle commissioni consiliari.

Mi sento più che qualificata ed in dovere di  avanzare simili richieste  oltre che come cittadina, anche e soprattutto,  per il ruolo svolto nell’estensione del programma elettorale del candidato sindaco che ha vinto le elezioni (per non parlare dell’intera organizzazione della campagna elettorale), e che conteneva anche il proposito di garantire, nei vari modi consentiti, la più ampia informazione e partecipazione dei cittadini tutti alla vita amministrativa della città


NDM
 


N.B. Solo per completezza e per dimostrare che non sono in preda ad un delirio di saccenteria accludo  per chi volesse avere il conforto dell’ interpretazione di chi è più qualificato di me un passo della sentenza del Tar Puglia, che si è dovuto pronunciare poche settimane fa proprio sull’accesso ai verbali delle commissioni, dalla quale si può comprendere la univocità dell’interpretazione del dato normativo laddove nella si legge che:”…. Il ricorso è fondato. Occorre premettere, in linea di principio, che l’art 38 del d.lg. n. 267/00, dando seguito al principio di pubblicità degli atti dell’amministrazione comunale sancito dall’art. 10, dispone: “Quando lo statuto lo preveda, il consiglio si avvale di commissioni costituite nel proprio seno con criterio proporzionale. Il regolamento determina i poteri delle commissioni e ne disciplina l'organizzazione e le forme di pubblicità dei lavori. Le sedute del consiglio e delle commissioni sono pubbliche salvi i casi previsti dal regolamento”.
Ciò vuol dire che chiunque può assistere ai lavori delle Commissioni senza doverne spiegare le ragioni.
Ne consegue che non può denegarsi al cittadino l’accesso ai verbali che sono il resoconto delle sedute delle Commissioni, sul presupposto che la relativa istanza sarebbe preordinata ad esercitare un controllo generalizzato sull’attività che esse svolgono.
Ammettere il contrario sarebbe come dire che le sedute delle Commissioni sono pubbliche, ma non lo sono i relativi verbali, in aperta violazione sia con il principio sancito dall’art. 10 del d.lg. n. 267/00 - tutti gli atti dell'amministrazione comunale e provinciale sono pubblici - che con l’art. 1 del d.lg. 33/13” che dispone: “La trasparenza e' intesa come accessibilita' totale delle informazioni concernenti l'organizzazione e l' attivita' delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche”.

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