Dopo il “boomerang” delle dichiarazioni di Giovani
Campochiaro che aveva gridato allo scandalo per la presenza di Giovanni De Rosa
in IV commissione consiliare - facendo
scoprire così che il regolamento consiliare sammaritano è arcaico e contra legem - mi aspettavo che nella
seduta del Consiglio Comunale del 19 u.s., l’amministrazione intervenisse,
preliminarmente all'apertura della seduta, anche in via eccezionale e in
difformità al regolamento, per dare atto del doveroso adeguamento del regolamento
consiliare al Tuel in merito alla palese e chiarissima violazione della
pubblicità delle sedute delle commissioni consiliari, e ciò soprattutto anche
in considerazione delle molteplici e continue iniziative pubbliche sulla
trasparenza e la legalità ivi compresi
convegni e incontri con magistrati ed esperti.
Invece, non solo sono stati i consiglieri di opposizione a
presentare una mozione per emendare e adeguare il regolamento a quanto
stabilito dal Tuel all’art.38 co 6 e 7 ma la maggioranza , aggravando la sua
inerzia, ha ritenuto di eccepire che il
Tuel non può riferirsi alla pubblicità delle sedute ma solo a quelle dei
verbali ; Alle sedute delle commissioni, secondo la maggioranza, non potrebbero
di conseguenza presenziare estranei.
Il Pd, ha avversato l’accoglimento dell’interpretazione
della norma rispettosa del Principio della
trasparenza e della pubblicità degli atti e non si comprende su quali
basi normative o di opportunità politica
lo svolgimento dei lavori delle commissioni dovrebbe attuarsi a porte
chiuse e senza testimoni se non per spirito di contraddizione, a tutti i costi,
con l’opposizione.
Non è detto che si debba conoscere e sapere ogni articolo di
legge, ma si spera che quando si interviene in Consiglio Comunale a dare una
propria interpretazione delle norme, ci
si vada a leggere, quanto meno, la norma in questione che, nello specifico, così statuisce “…Quando lo statuto lo
preveda, il consiglio si avvale di commissioni costituite nel proprio seno con
criterio proporzionale. Il regolamento determina i poteri delle commissioni e
ne disciplina l'organizzazione e le forme di pubblicità dei lavori. Le sedute
del consiglio e delle commissioni sono pubbliche salvi i casi previsti dal
regolamento….”.
Mi sarei aspettata che,
più che rinviare la discussione
per approfondimenti, vista la presenza di vari avvocati Consiglieri e
del dirigente che affiancava il Presidente del Consiglio e il sindaco, qualcuno chiedesse un testo del Tuel, che in
un Ente Comunale non può certo mancare, o , al massimo, anche utilizzando un
cellulare fare una veloce ricerca in rete, per leggere il testo della norma che
regolamenta le commissioni.
Ci si sarebbe potuti così rendere conto, già dal testo
letterale, e senza alcun rudimento giuridico, che la norma non può essere
interpretata nel senso indicato dal portavoce della maggioranza essendo la
pubblicità dei lavori ( rectius
verbali) già richiamata dal comma 6 laddove, poi,
il comma 7 specifica che le sedute sono pubbliche.
Inoltre, basti leggere che, sempre il comma 7, accomuna le sedute del consiglio e delle
commissioni con la conseguenza che se si volesse accettare
quell’interpretazione anche i Consigli Comunali andrebbero svolti a porte
chiuse, essendo sufficiente, anche per questi,
la pubblicazione delle delibere per ottemperare alla norma che, come
riportato sopra, impone che le sedute siano pubbliche.
Insomma, la maggioranza ha perso l’ occasione
per attenersi alle norme e al buon senso oltre che ai basilari principi di
democrazia e dimostrare di comprendere nella pratica applicazione i valori
della Trasparenza e della partecipazione.
E’ sorprendente come diventi tutto difficile e da
approfondire e studiare quando si deve garantire un diritto ai cittadini !!!!
E' pur vero il detto “fatta la legge trovato l'inganno”, ma
è del tutto inconcepibile, essendo in ballo un principio cardine dell'attività
amministrativa quale quello della TRASPARENZA, che si pensi a cavillare sulla
interpretazione restrittiva della norma
quando il Consiglio può, in ogni caso, attraverso il regolamento, ampliare e non restringere i diritti
garantiti ai cittadini.
Voglio sperare che l’assordante e ingiustificabile silenzio di Sindaco,
Presidente del Consiglio, presidenti delle commissioni consiliari di maggioranza
e dei consiglieri comunali, almeno di quelli che so per certo avevano letto e
seguito la vicenda di Giovanni De Rosa
e quindi avevano avuto modo di
poter approfondire già il dettato normativo, venga soppiantato, nella prima
occasione utile, da una proposta di emendamento del regolamento che non solo
sia rispettosa delle garanzie partecipative minime ed inderogabili ivi previste
ma che vada ad ampliarle, magari prevedendo, ad esempio, anche la possibilità
della partecipazione gratuita dei cittadini che volessero dare un supporto
anche tecnico oltre a garantirne la sola mera presenza istituendo apposite
subcommissioni propositive e consultive rispetto alle commissioni consiliari.
Mi sento più che qualificata ed in dovere di avanzare simili richieste oltre che come cittadina, anche e
soprattutto, per il ruolo svolto
nell’estensione del programma elettorale del candidato sindaco che ha vinto le
elezioni (per non parlare dell’intera organizzazione della campagna elettorale),
e che conteneva anche il proposito di garantire, nei vari modi consentiti, la
più ampia informazione e partecipazione dei cittadini tutti alla vita
amministrativa della città
NDM
N.B.
Solo per completezza e per dimostrare che non sono in preda ad un delirio di
saccenteria accludo per chi volesse
avere il conforto dell’ interpretazione di chi è più qualificato di me un passo
della sentenza del Tar Puglia, che si è dovuto pronunciare poche settimane fa
proprio sull’accesso ai verbali delle commissioni, dalla quale si può
comprendere la univocità dell’interpretazione del dato normativo laddove nella
si legge che:”…. Il ricorso è fondato. Occorre premettere, in linea di
principio, che l’art 38 del d.lg. n. 267/00, dando seguito al principio di
pubblicità degli atti dell’amministrazione comunale sancito dall’art. 10,
dispone: “Quando lo statuto lo preveda, il consiglio si avvale di commissioni
costituite nel proprio seno con criterio proporzionale. Il regolamento
determina i poteri delle commissioni e ne disciplina l'organizzazione e le
forme di pubblicità dei lavori. Le sedute del consiglio e delle commissioni
sono pubbliche salvi i casi previsti dal regolamento”.
Ciò
vuol dire che chiunque può assistere ai lavori delle Commissioni senza doverne
spiegare le ragioni.
Ne consegue
che non può denegarsi al cittadino l’accesso ai verbali che sono il resoconto
delle sedute delle Commissioni, sul presupposto che la relativa istanza sarebbe
preordinata ad esercitare un controllo generalizzato sull’attività che esse
svolgono.
Ammettere
il contrario sarebbe come dire che le sedute delle Commissioni sono pubbliche,
ma non lo sono i relativi verbali, in aperta violazione sia con il principio
sancito dall’art. 10 del d.lg. n. 267/00 - tutti gli atti dell'amministrazione
comunale e provinciale sono pubblici - che con l’art. 1 del d.lg. 33/13” che
dispone: “La trasparenza e' intesa come accessibilita' totale delle
informazioni concernenti l'organizzazione e l' attivita' delle pubbliche
amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul
perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse
pubbliche”.

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