PERCHÉ
MOLTI UOMINI SONO INGRATI? – VENNE CHIESTO AD ABBA SISOÈS.
EGLI
RISPOSE: PERCHÉ FINITA LA CENA NON SI APPREZZA PIÙ IL CUCCHIAIO
Ogni
cosa ha il tempo,
c'è il momento adatto per ogni cosa sotto il cielo:
tempo di nascere e tempo di morire,
tempo di piantare e tempo di svellere ciò che è stato piantato,
tempo di demolire e tempo di fabbricare,
tempo di piangere e tempo di ridere,
tempo di tacere e tempo di parlare….
Come dice Thomas Mann:” Il tempo è un dono prezioso, datoci affinché in esso
diventiamo migliori, più saggi più maturi, più perfetti”. Il tempo è
parte di noi, è un insieme di ricordi, reminiscenze di momenti felici ma anche
di attimi di dolore che ci aiutano a crescere. Esperienze di ogni genere hanno
segnato la nostra persona, formando anche la nostra personalità. Il passato è
la sostanza di cui è fatto il
tempo ma anche l’elemento più fragile. Capita spesso, infatti, che il tempo
cancelli la memoria e si finisce col pensare che quello che più non si ha, sia
perduto, così come anche il confondere il non averlo con il non averlo mai
avuto. Succede, allora, che il tempo annulla quanto altrui si dona e il ricordo
di tutti quei benefici che passano col tempo.
Ci sono sentimenti che pensiamo, dureranno per tutta
la vita: l’amicizia, l’amore, la riconoscenza…e invece spesso è il tempo che ci
fa dimenticare. Non si tratta di tenere
la contabilità del dare e dell’avere, perché alla fine i conti sono sempre
pari, piuttosto di un desiderio sfrenato di negare l’evidenza dei fatti. Vi
sono delle persone che, dopo essere state veramente beneficiate, anziché essere
riconoscenti, provano purtroppo del rancore, o addirittura dell’odio verso i
loro benefattori.
Da dove nasce questa ingratitudine? Dalla superbia.
Costoro pretendono che il loro esserci sia
riconosciuto come merito esclusivo della propria bravura senza contropartite,
di chi pensa di essersi fatto da solo e di non aver bisogno di nessuno, vergognandosi
di ammettere di essere stati aiutati.
Così negano tutto e aggrediscono il loro benefattore
al punto di arrivare, perfino, a negarlo, a sminuirlo oppure a trasformarlo in
un peso dal quale liberarsi se non, addirittura, da penalizzare e calunniare.
State attenti quindi: quando sentite qualcuno
diffamare qualcun altro, spesso si tratta d’invidia o d’ingratitudine e
guardatevi bene da questo tipo di persone.
A tal proposito mi piace spesso ricordare la III
lettera scritta da Plinio Il giovane a Cecilio Macrino
" Est
enim ita comparatum, ut antiquora beneficia subvertas, nisi illa posterioribus
cumules. Nam quamlibet saepe obligati, si quid unum neges, hoc solum meminerunt
quod negatum est" - "Le cose stanno in questi termini: che tutti i
favori che tu gli hai fatto per il passato, è come se non glieli avessi mai
fatti se non continui a fargliene anche nel futuro. Perchè, a dispetto di una
lunga serie di benefici, basta che gliene neghi uno soltanto, la gente si
ricorderà di quello che gli hai negato."
Se
l’ingratitudine si può annoverare tra i peccati più gravi, allora la
gratitudine trova posto tra le virtù più nobili che trova le sue radici in
cielo.