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venerdì 23 ottobre 2015

Alessio Simmaco Mazzocchi

Nacque da Lorenzo, farmacista, e Margherita Battaglia, morta poco dopo averlo dato alla luce, in un palazzo seicentesco oggi chiamato in suo onore Palazzo Mazzocchi (vedi approfondimento laterale).
Nell'opera "Calendario marmoreo", il Mazzocchi afferma di essere nato il 22 ottobre, giorno di San Simmaco, dal quale avrebbe preso il suo secondo nome. Dai registri parrocchiali risulta però che egli nacque il 21 di ottobre mentre fu battezzato il 22. Si ritiene perciò che egli considerasse giorno della sua nascita il giorno del battesimo, in quanto lo rese cristiano.[1]
Ultimo di ventuno figli[1], la famiglia era povera[2]. Prese la via delsacerdozio come altri suoi fratelli (Carlo, Giuseppe), mentre altri preferirono le libere professioni (Francesco, avvocato; Nicola, medico). Si conosce molto poco dei rimanenti fratelli.[1]

Compì gli studi elementari nella stessa città di nascita, seguito dal padre e da alcuni dei suoi fratelli maggiori.[1] A dodici anni, nel settembre del 1697[1], entrò nel seminario arcivescovile di Capua. Studiò qui fino all'età di quindici anni, quando, nel 1699, dietro consiglio del canonico Boccardo che ne aveva notato le straordinarie doti[1], si trasferì al seminario diNapoli. Qui si fece ancora una volta notare per le sue profonde conoscenze riguardo alla lingua greca, alla lingua latina, allalingua ebraica e alla teologia.
Nonostante le sollecitazioni da parte dell'allora arcivescovo di Capua Carlo Loffredo, che ne aveva udito le lodi, il Mazzocchi preferì tornare a Capua soltanto nel 1702, poco dopo la morte del padre. A Capua ricevette gli ultimi ordini delsuddiaconato, nel 1706, e, nel 1709, dopo essere stato ordinato sacerdote, tornò a Napoli dove, nel 1713, si laureò in teologia.[1]
Nel 1725, in occasione dell'anno giubilare, si recò a Roma, dove rivide il suo maestro ed amico Carlo Maiello e conobbe diversi eruditi del tempo, principalmente sacerdoti in relazione con la curia romana, fra cui monsignor Giuseppe Simone Assemani.[1]
Il 26 novembre 1732, ad appena quarantotto anni d'età, fu designato all'alto grado di Decano del Capitolo Metropolitano di Capua come si può leggere dai testi ufficiali:
« 26 novembre 1732. Ha preso possesso del Decanato, rinunziatogli da Monsignor di Carra D. Giuseppe di Capua, il R.mo D. Alessio Simmaco Mazzocchi, uomo consumato nelle lettere, e degno anche per il suo santo costume di qualsiasi dignitate nella gerarchia ecclesiastica. »
Avendo acquisito fama di insigne biblista ed epigrafista,[2] dopo meno di tre anni Ferdinando IV e l'allora arcivescovo di Napoli cardinal Giuseppe Spinelli lo vollero a ricoprire la cattedra di Sacre Scritture e Teologia presso la Regia Università degli Studi[2] e ciò lo portò a rinunciare al grado di Decano di Capua per recarsi a Napoli. Da testi ufficiali del Decanato di Capua riguardo al 26 ottobre 1735 si legge:
« Avendo il R.mo Signor Decano, D. Alessio Simmaco Mazzocchi, renunciato il Decanato, si è licenziato da tutti i R.mi signori canonici. La gran perdita d'uomo sì raro è stata compianta non solo da tutti i Capitolari, ma altresì da tutto questo pubblico, per le sue singolari ed eccelse qualità di bontà e di sapere; di cui ne può essere testimonio la cagione della sua rassegna e partenza, perché Sua Maestà l'ha voluto nella città di Napoli per pubblico cattedratico della sacra scrittura nella Reale Accademia, ed il furto fattoci dall'E.mo Cardinale Spinelli Arcivescovo di Napoli, il quale gli ha conferito nella sua metropolitanaun canonico presbiteriale prebendato. »
Il sovrano gli offrì anche l'arcivescovato di Lanciano, ma egli rifiutò la carica, preferendo dedicarsi ai propri studi.[2]
Divenne socio di varie accademie, fra cui l'Académie des inscriptions et belles-lettres di Parigi.[2]
Nel 1755, intorno ai settanta anni d'età, fu uno dei quindici prescelti per entrare a far parte dell'Accademia Ercolanese. I quindici membri di questa accademia avevano il compito di pubblicare e illustrare gli oggetti rinvenuti nelle città sepolte dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Tra i compiti svolti dal Mazzocchi vi fu la delicata decifrazione dei papiri scoperti tra l'ottobre 1752 e l'agosto 1754 nella Villa dei Pisoni, con l'aiuto del padre scolopio Antonio Piaggio.
Morì il 12 settembre 1771 a Napoli. L'unica carica ecclesiastica che coprì fino alla morte fu il canonicato della Cattedrale di Napoli, dove fu sepolto.[2]


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