Rileviamo e pubblichiamo da casertace.net
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Il segretario comunale, Assunto De Nisi, afferma di non volersi far dettare l’agenda da Casertace, interpretando arbitrariamente ed in maniera del tutto infondata la nostra intenzione.
Questo accade perché lui pensa, come pensano in tanti, che Casertace persegua degli obiettivi di influenza sui poteri istituzionali, collegati a non meglio precisate, e forse addirittura inconfessabili, intenzioni.
Ragionano così perché in questo territorio non c’è gesto, azione, fatto, che possa essere ricondotto a quella che dovrebbe rappresentare una normale pratica testimoniale di un principio astratto, in partenza immateriale, che si persegue in maniera disinteressata.
Qui, invece, non esiste un fatto, un atto o un gesto, non sottoposto all’esegesi della malizia dietrologica. Se fai una cosa, se dici una cosa, se scrivi una cosa, evidentemente lo fai perché dietro di te c’è qualcuno o qualcosa, ma comunque esiste un significato recondito, si esplica un messaggio trasversale. Ciò accade perché questo pensare comune è ispirato dall’uso comune, dai comportamenti diffusi e ampiamente accettati molto di più di quanto non siano subiti.
Si dice, si fa, o si scrive una cosa per dire, per fare, e per scriverne un’altra. Un problema culturale di tipo antropologico e sociologico.
Logico che il segretario comunale, Assunto De Nisi, archetipo e prototipo perfetto di quello che è la pubblica amministrazione in Terra di Lavoro, si faccia da anni i film, non riuscendo a comprendere biologicamente, in quanto sprovvisto di questa percezione nel suo dna, che il sottoscritto non è altro che un’anima candida, che dice e scrive quello che pensa e che non è riducibile ad alcuna causa, ad alcuna logica precostituita, ad alcun disegno di dominio e di potere che non sia quello costituito dal potere della ragione e del diritto applicato e rispettato senza se e senza ma, al di la del fatto che una legga o una norma piacciano o non piacciano.
E allora, per De Nisi, il problema non può che essere costituito dal peso sempre crescente che, fortunatamente per la civiltà di queste contrade, sta assumendo il pensiero di Casertace.
Resistere, resistere, resistere: se Casertace si impossessa, come una sorta di demone all’incontrario, di participio del bene dell’anima di De Nisi, archetipo e prototipo, il sistema rischia. Dunque non conta adattarsi o non adattarsi ad una tesi espressa da Casertace in base alla considerazione di valore e di validità della stessa, accettando semmai una dialettica, un confronto delle idee. Conta, al contrario, erigere muri della conservazione, della reazione, messi l ad impedire che il buon diritto, la buona politica, la buona amministrazione, diventino una prospettiva, un orizzonte possibile, un qualcosa a cui le persone possano cominciare anche a credere.
Resistere, resistere, resistere, dunque. Proprio noi, che forse anche grazie alle dritte che ci arrivavano dall’interno dei Servizi Sociali (se il fine è nobile, secondo noi, arcigiustifica i mezzi) abbiamo smantellato il sistema fondato sul signor Roberto Pirro, l’uomo voluto dall’avvocato Giuseppe Stellato, ora diciamo che l’errore più catastrofico che si potrebbe fare nel comune di Santa Maria Capua Vetere, sarebbe quello di restaurare il sistema precedente, quello in cui un Gabriele Capitelli, il dominus del sistema Icaro, saliva e scendeva dal Comune, facendo il bello ed il cattivo tempo, garantito dalle premurose attenzioni della dirigente Cecere e del suo noto sodale, De Angelis.
I primi effetti del ritorno di un certo tipo di gestione dei Servizi Sociali già si vedono, infatti, in questi giorni. Restrizione sostanziale dei tempi di ricevimento dei cittadini-utenti, come si può leggere dall’atto amministrativo che pubblichiamo in calce.
Complessivamente 7 ore nell’intero arco della settimana: 3 ore il lunedì, 3 il mercoledì, una sola ora il giovedì.
Il risultato è già sotto gli occhi: dipendenti barricati e chiusi dentro agli uffici e utenti in vana attesa nei corridoi a supplicare di essere ricevuti.
Inutili tutte le istanze, tra le altre quella di una sordomuta che chiedeva la vidimazione di un documento. Sono stati tutti, immancabilmente, mandati via.
A dimostrazione che c’è lo zampino della rispettabilissima signora Eriminia Cecere, ci soccorre il ricordo di un tentativo, da questa operato qualche mese fa, di ridurre gli orari di accoglienza. In quell’occasione, l’operazione non le riuscì, perché l’allora sindaco Biagio Di Muro la bloccò. Attualmente questo ostacolo non c’è più e il segretario De Nisi, che evidentemente non si pone il problema delle necessità, necessità crudelmente urgenti di tanti sfortunati, ha assecondato un disegno già noto da tempo.
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