Fidel Castro, primo ministro di Cuba
lunedì 16 febbraio 1959 (60 anni fa)
Formatosi all'università negli ambienti antimperialisti, convinti che la strategia degli Stati Uniti avesse privato Cuba della sua indipendenza, Fidel Alejandro Castro Ruz era animato dal desiderio di tradurre i suoi ideali politici in un impegno concreto in parlamento. Il colpo di stato del marzo 1952 che portò al potere, con il pieno sostegno degli USA, il generale Fulgencio Batista scompaginò i suoi piani.
Di fronte al regime repressivo che si andava instaurando individuò nell'azione di forza l'unica risposta possibile. Prese il via la cosiddetta rivoluzione castrista che, dopo il primo tentativo fallito contro la caserma Moncada (26 luglio 1953), andò in porto tre anni più tardi grazie all'impresa del Movimiento 26 de Julio, cui prese parte il celebre combattente e medico Ernesto "Che" Guevara.
Messo in fuga il dittatore, il 1° gennaio 1959 Castro entrò trionfante a L'Avana alla guida dei suoi fedelissimi "barbudos". La sua ascesa al governo dell'isola si concretizzò il successivo 16 febbraio, quando assunse l'incarico di primo ministro del Governo Rivoluzionario cui unì quello di comandante delle forze rivoluzionarie. Lo scenario di diffusa povertà che regnava a Cuba lo spinse ad adottare misure drastiche, tra cui la nazionalizzazione dell'industria e la confisca di beni di proprietà straniera, procurandogli la forte ostilità degli USA.
Il fallito tentativo di questi ultimi di rovesciare il suo governo nell'aprile del 1961 con lo Sbarco nella Baia dei porci e la Crisi dei missili dell'anno successivo (in cui si profilò l'incubo di un conflitto tra Stati Uniti e URSS) spinsero definitivamente Cuba nell'orbita sovietica, suggellata dall'adesione al socialismo e dalla conseguente nascita del Partito comunista cubano (1965), di cui Castro divenne il primo segretario.
La risposta dell'amministrazione americana guidata da John Fitzgerald Kennedy si tradusse dal 1963 in un embargo commerciale, economico e finanziario destinato a condannare il lider maximo e il suo governo a un lungo isolamento internazionale. Per il paese significò l'inizio di una crisi sociale ed economica che originò la fuga di massa dei cubani, in particolare verso la Florida. La situazione si aggravò con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991; ciononostante il governo rivoluzionario non subì contraccolpi e conservò il potere anche nel ventunesimo secolo.
Il 18 febbraio 2008, provato da problemi di salute, annunciò la sua uscita di scena in favore del fratello Raul, cui affidò tutti i suoi poteri. Si concluse così un'era durata mezzo secolo nel corso della quale l'ex combattente rivoluzionario si confrontò con i principali protagonisti del '900, da Kennedy a Gorbačëv passando per Giovanni Paolo II, fino ad arrivare ai più recenti Obama e Putin.
Sopravvissuto a innumerevoli colpi di stato e attentati contro la sua persona e scomparso nel novembre del 2016, il leader cubano continua a dividere storici ed osservatori sui risultati della sua rivoluzione socialista: foriera di riforme economiche efficaci e di migliori condizioni di vita per alcuni; funzionale alla creazione di un regime illiberale e repressivo per altri. Una svolta nei rapporti con il governo americano è arrivata verso la fine del 2014, con l'annuncio da parte del presidente Obama di voler porre fine all'embargo.
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