
La decisione di abbandonare questa non identificabile maggioranza, non è stata affatto sofferta né da un punto di vista politico ed ancor meno da un punto di vista personale. Non ho dunque rimpianti politici o personali. L’analisi posta a fondamento della mia determinazione è, comunque, di natura esclusivamente politica considerato soprattutto che, i personalismi, non hanno mai fatto parte della mia cultura che mi impone inoltre, una visione corale e non certo individualista della politica e della vicenda amministrativa. L’appartenenza ad un partito storico come la Democrazia Cristiana del resto, mi chiama a doveri che, evidentemente, sfuggono alla più parte degli amministratori sammaritani. E’ De Gasperi che dà voce per primo in Italia, al concetto di partito politico come strumento di servizio politico e di servizio sociale per la collettività: “ Il Partito è parte, ma è parte al servizio del tutto … - ed ancora - … Quando studiate nuovi organismi o strutture, dovete domandarvi prima se possano meglio servire il Paese e il Popolo Italiano.” Questo è il principio fondamentale che mi ispira. Non è pensabile piegare a proprio piacimento la Politica ed i partiti che ne rappresentano le diverse ideologie. Santa Maria Capua Vetere è riuscita anche in questo. Questa classe politica è riuscita a dimostrare quanto abissale sia, sul nostro territorio, la distanza tra Partito Politico e Partitocrazia. La frammentazione esplosa nella PDL sammaritana e, in seno ad essa, l’ulteriore assoluta divergenza di posizioni nello zoccolo duro di Alleanza Nazionale; l’incongruenza nel Nuovo PSI, evidenziata nella sempre maggiore distanza tra il gruppo consiliare e la sua segreteria locale, il repentino allontanamento dall’IDV del suo unico rappresentante che, senza troppi ripensamenti, ha saltato il fosso aggrappandosi a quella maggioranza; l’ambigua posizione assunta dal fedelissimo di Gennaro Oliviero che non ha esitato a tradire pur di conquistare un posto al sole; il sempre maggiore potere, vero o presunto, conquistato delle forze indipendenti; il “dire e non dire” del Presidente del Consiglio; la defezione a comando dell’ormai ex capogruppo del PD, mi hanno fatto capire che, contrariamente a quanto millantato, non v’era alcun accordo tra le forze politiche a livello superiore su un’operazione politica che assume sempre più i toni della farsa. Dimostrazione ne siano le diatribe nate nella PDL a livello provinciale. La netta posizione assunta dall’UDC sia a livello locale che provinciale, ha fatto emergere un altro dato niente affatto trascurabile; mai sarà sanato il rapporto tra il primo cittadino e il Presidente della Provincia. Con tutto il rispetto istituzionale e la stima personale nei confronti di Paolo Romano, può bastare un suo avallo per cedere nelle mani di, non si capisce ormai chi, la città di Santa Maria Capua Vetere? Non è forse più corretto, data la confusionaria e destabilizzante situazione, ridare la parola agli elettori? Questa politica sta contribuendo in maniera notevole a frammentare la già provata società sammaritana. Scuole, strade, lavoro, interventi a favore delle fasce deboli, ambiente, edilizia popolare dove sono? Non posso più avere fiducia nella parola del sindaco Giudicianni che ho sostenuto strenuamente sino allo spasmo difendendolo nell’indifendibile. Ma la mia fiducia viene ormai meno soprattutto perché, l’esercito di furbetti di quartiere, si è talmente stretto, coeso e consolidato da frustrare ogni iniziativa politica e ogni istanza di quello stesso popolo che ha sostenuto il sindaco Giudicianni e che è stato tradito anche nelle più elementari e legittime richieste. La Democrazia Cristiana prende le distanze da questo scellerato e ambiguo governo cittadino e parteciperà volentieri alla più giusta delle opposizione per dire no ai furbi e a coloro che tentano di svendere questo territorio. La Politica, quella vera, è al servizio della gente. Io voglio continuare ad onorare il mio partito e con esso fare Politica sul territorio; chi gestisce oggi la maggioranza di governo non so cosa voglia fare. Il mio saluto finale non può che essere un invito a recuperate la dignità politica, anche se ormai troppo tardi: Dimettetevi!
Ferdinando Cimino
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