Piccolissimo, infimo, insignificante particolare: i due curatori fallimentari pare che lavorino nello stesso studio o...quasi
C’era una volta la “cooperativa Azzurra” di Pasquale Manzoni, personaggio “che te lo raccomando io”, di cui Santa Maria non sente certo una struggente nostalgia. Arresti, tintinnii di manette, ceralacca appizzottata, e non certo da quel “cattivone” di Nicola Di Muro, sulle buste delle offerte nella gara europea e tante altre cose, tra cui l’insistenza con cui il Manzoni, che, nel caso in specie, non si occupava si sposalizi, ma di vitalizi, voleva raccogliere la mondezza della città non spendendo una lira in attrezzature e pretendendo che queste gli fossero fornite dal Comune, come la legge non consentiva più.
Poi arrivò Sud Appalti srl, che divenne titolare del servizio di raccolta dei rifiuti. Altro giro, altra corsa. Camorra & immondizie: negli anni Novanta, la canzone era già diventata tormentone giudiziario. Addio Sud Appalti, che cede i suoi crediti col Comune di Santa Maria alla Agizza spa, della quale era debitrice, ma della quale era anche una gemmazione.
Praticamente e sostanzialmente, al di là della nomenclatura societaria, si trattava di due imprese dello stesso gruppo, della stessa matrice proprietaria.
Agizza, che prendeva il nome dalla famiglia napoletana che l’aveva fondata e che la controllava, seguì la sua figlia non prediletta nel burrone del fallimento. E come capita in ogni fallimento che si rispetti, ma anche in ogni fallimento che non dovrebbe essere rispettato….dalla legge, il tribunale nominò un curatore fallimentare, naturalmente e giustamente diverso da quello già nominato per Sud Appalti srl.
Poi arrivò Sud Appalti srl, che divenne titolare del servizio di raccolta dei rifiuti. Altro giro, altra corsa. Camorra & immondizie: negli anni Novanta, la canzone era già diventata tormentone giudiziario. Addio Sud Appalti, che cede i suoi crediti col Comune di Santa Maria alla Agizza spa, della quale era debitrice, ma della quale era anche una gemmazione.
Praticamente e sostanzialmente, al di là della nomenclatura societaria, si trattava di due imprese dello stesso gruppo, della stessa matrice proprietaria.
Agizza, che prendeva il nome dalla famiglia napoletana che l’aveva fondata e che la controllava, seguì la sua figlia non prediletta nel burrone del fallimento. E come capita in ogni fallimento che si rispetti, ma anche in ogni fallimento che non dovrebbe essere rispettato….dalla legge, il tribunale nominò un curatore fallimentare, naturalmente e giustamente diverso da quello già nominato per Sud Appalti srl.
E qui irrompe sulla scena il proverbiale “metodo Santa Maria”, che ha avuto nei dirigenti delle varie aree del Comune, sia ai tempi di Iodice sindaco, che ai tempi recenti di Giudicianni sindaco, degli interpreti estrosi, fantasiosi e creativi, naturalmente creativi nel buttare via, sprecare, distruggere le finanze del Comune e i soldi dei cittadini, che, non essendo i propri soldi, trattavano come le cartuscelle del Monopoli Uno di questi personaggi rimasti nella storia, si chiamava e si chiama ancora, dato che è in pensione, ma assolutamente vivente, Pasquale Zito, il quale cominciò a pagare le spettanze, cioè il credito legato al servizio di raccolta rifiuti a Sud Appalti srl.
Ma scusate, ma non si era detto che i crediti di Sud Appalti erano stati ceduti ad Agizza? E allora, perché il Comune di Santa Maria pagava Sud Appalti e non Agizza?
Gretti conservatori che non siete altro!!! Vi ho appena detto che a Santa Maria si praticava la finanza creativa e innovativa. E l’arte, si sa, non può essere regimentata dalle norme, dalle convenzioni, né dai luoghi comuni consuetudinari. Insomma, l’arte degli uffici da Santa Maria esula dalla gerarchia delle fonti giuridiche, dunque, esula dalla legge, come una zona franca assoluta.
Fatto sta che Sud Appalti srl ha incassato, grazie a Zito e, a quanto pare, anche grazie al suo successore Sorà, quanto meno 400mila euro di pagamenti. Naturalmente, il curatore fallimentare di Agizza ha denunciato il Comune di Santa Maria e lo trascina davanti a un giudice di primo grado, il quale, ovviamente, ha letto le carte, si rende conto che i crediti di Sud Appalti erano stati ceduti ad Agizza e ha condannato il Comune al pagamento, pure lui, dico io, ‘sto giudice quaqquero, che non omaggia l’arte e che stabilisce, contestualmente, che le spettanze sono fissate in circa 775 milioni di vecchie lire, appunto, 400mila euro da consegnare al curatore fallimentare di Agizza spa.
Il Comune ricorre in Appello, ma Giudicianni, con una delibera di giunta, si dichiara pronto a transare con la stessa Agizza, affermando, in pratica, implicitamente, che il Comune deve pagare due volte, dato che, col cavolo che riuscirà a recuperare i soldi impropriamente versati a Sud Appalti srl.
Ma scusate, ma non si era detto che i crediti di Sud Appalti erano stati ceduti ad Agizza? E allora, perché il Comune di Santa Maria pagava Sud Appalti e non Agizza?
Gretti conservatori che non siete altro!!! Vi ho appena detto che a Santa Maria si praticava la finanza creativa e innovativa. E l’arte, si sa, non può essere regimentata dalle norme, dalle convenzioni, né dai luoghi comuni consuetudinari. Insomma, l’arte degli uffici da Santa Maria esula dalla gerarchia delle fonti giuridiche, dunque, esula dalla legge, come una zona franca assoluta.
Fatto sta che Sud Appalti srl ha incassato, grazie a Zito e, a quanto pare, anche grazie al suo successore Sorà, quanto meno 400mila euro di pagamenti. Naturalmente, il curatore fallimentare di Agizza ha denunciato il Comune di Santa Maria e lo trascina davanti a un giudice di primo grado, il quale, ovviamente, ha letto le carte, si rende conto che i crediti di Sud Appalti erano stati ceduti ad Agizza e ha condannato il Comune al pagamento, pure lui, dico io, ‘sto giudice quaqquero, che non omaggia l’arte e che stabilisce, contestualmente, che le spettanze sono fissate in circa 775 milioni di vecchie lire, appunto, 400mila euro da consegnare al curatore fallimentare di Agizza spa.
Il Comune ricorre in Appello, ma Giudicianni, con una delibera di giunta, si dichiara pronto a transare con la stessa Agizza, affermando, in pratica, implicitamente, che il Comune deve pagare due volte, dato che, col cavolo che riuscirà a recuperare i soldi impropriamente versati a Sud Appalti srl.
Piccolissimo, infimo particolare del tutto insignificante: i due curatori fallimentari di Sud Appalti srl e Agizza spa, se le danno di santa ragione ogni giorno, anzi, ogni mezzora, insomma si prendono a “seggiate in faccia”, combattendo, ognuno di loro, implacabilmente, per difendere gli interessi delle aziende che gestiscono, dato che, mi dicono, lavorano nello stesso studio.
E non pensate subito male con i soliti pregiudizi birichini sulle procedure fallimentari. Saluti e baci dalla Silicon Valley della gestione amministrativa.
Gianluigi Guarino
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