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lunedì 11 giugno 2012

LA MALDICENZA DI MOLTI E’ RIUSCITA A SCONFIGGERE LA VIRTU’ DI UNO SOLO


A chi osserva dall’esterno la vicenda dell’assessore Tudisco appare come una scena commediografica, dove l’attore, qui il sindaco, recita un copione ingiallito dal tempo. Gli argomenti di altruismo, i gesti teatrali, l’implorare, cozzano con la affermazione che tra il sindaco e l’assessore vi era un accordo fatto prima delle elezioni e prevedeva che, allo scadere del primo anno di amministrazione, Tudisco lasciasse il posto ad un altro assessore. L’affermazione del sindaco denota la sua volontà di ottemperare alla parola data. Però, dando per scontato che ciò fosse vero, allora che c’entra Nunzia Di Muro, perché viene accusata di plagio, addirittura di circonvenzione di incapace? La frase che tutto mette in discussione è “se non ci fosse Nunzia….” Chi come me ha vissuto questa esperienza in prima persona sa bene che il problema non è l’assessorato ma la scadenza annuale del bilancio. Qualcuno ha vociferato che l’altro componente della triade, Stellato, ha voluto la sua testa a tutti i costi. Di sicuro Tudisco era scomodo come intellettuale e come appartenente ad un pensiero politico idealista. Gli stessi consiglieri comunali che valutano la sua presenza in rapporto ai voti ricevuti per cui non poteva in nessun modo continuare ad essere assessore con 14 voti, a detta loro che di voti ne hanno subiti tanti quanti gli appartenenti ad una sola famiglia. Tudisco è stato da sempre  prolifero di attività intellettuale scritte e orali, non ha mai avuto bisogno di qualcuno che dettasse a lui e per lui, la sua lucidità mentale è ancora intatta, la sua capacità è notevole, allora perché? Oramai il miracolo è compiuto ma quanta fatica, quante brutte azioni, quante bugie, quante falsità. L’amore per la politica insegna a coltivare la virtù della pazienza e non bisogna dimenticare che qualche volta nell’orticello della prevaricazione spuntano i fiori dell’ingratitudine e allora non si rinnova la fiducia degli elettori. L’imperativo morale che impone devozione per coloro che hanno lottato per cinque anni e sono riusciti nell’elezione di questo sindaco non potranno mai più continuare un cammino politico lungo una strada comune.
                                                                        Michele D’Abrosca

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