Non è facile discorrere di
problemi dolorosi perché ci obbligano a ricordare che in Italia la democrazia è
solo apparente e noi in fondo siamo solo dei sudditi. Uno dei problemi che oggi
si vorrebbe affrontare è l’organizzazione territoriale della giustizia senza
toccare la sostanza della stessa che riguarderebbe i singoli reati e le norme
che li regolano. In questo contesto s’innestano le dichiarazioni dei sindaci di
S.Maria C.V. e Caserta apparse su alcuni organi di stampa locale. Sgombriamo
subito il campo per Caserta. Caserta non potrà mai avere né il tribunale, né la
Corte di Appello perché questa città non
ha storia e storicamente non esiste. Caserta nasce intorno alla Reggia quando inizia la sua costruzione con
l’insediamento di poveri e diseredati provenienti da tutta la Campania, oltre
agli schiavi, liberti e prigionieri di guerra marocchini, tunisini, algerini.
Oggi è capoluogo di provincia per punire due città come S.Maria C.V. e Capua,
fu così che Mussolini creò la provincia di Frosinone e Benevento tagliando
oltre cento comuni all’allora provincia terra di lavoro e creò Caserta
capoluogo. L’attuale sindaco di Caserta dovrebbe preoccuparsi più di risolvere
i problemi che ha creato dichiarando il fallimento amministrativo della città,
piuttosto che fare del populismo, non ha le capacità di Murat che creò ed
istallò il tribunale a S.Maria C.V. quando Caserta era inesistente da qualunque
punto di vista fosse analizzata e così sarà per il futuro. Anzi, nei prossimi
anni con un comitato sorto già da tempo si unificheranno le due città di Capua
e S.Maria C.V., la nuovo città unita diventerà capoluogo di provincia, con il
vantaggio economico di avere un fiume navigabile, un aeroporto, il casello
autostradale nella città e il tribunale. Il sindaco di S.Maria C.V. nella sua
dichiarazione apparsa sul Corriere del Mezzogiorno del 13/07/2012 ha dimostrato
tutta la sua carenza di conoscenza del problema di assetto territoriale-
giuridico. Il sindaco della città di Capua Vetere non sa che fino a qualche
decennio indietro c’erano in tutta la provincia ben 14 sezioni distaccate per
un bacino di utenti di appena seicentomila abitanti. Bisognava andare a
Capriati al Volturno, Roccamonfina, sacrifici enormi e costi altissimi per i
cittadini, poi finalmente il ministero e il governo decisero di abolire ben
nove sezioni distaccate, senza nessuna protesta
perché fu un vantaggio per tutti i cittadini meno che per i sindaci che persero il
controllo sulla giustizia. Oggi vengono abolite le ultime cinque. Intorno a
questa abolizione si è scatenato il populismo dei sindaci e l’ignoranza di
coloro che non hanno mai frequentato le aule delle sezioni distaccate.
L’accentramento nella sede centrale porterà vantaggi agli avvocati, ai
cittadini, alla macchina giudiziaria. Perderanno quegli uffici giudiziari che
avevano creato una repubblica a sé, dove legiferavano Got e ufficiali
giudiziari. Il sindaco di S.Maria C.V. oltre a dimostrare tutta la sua
ignoranza sulla reale questione delle
sedi distaccate, dimostra di essere un fedele servitore del PD rinnegando
l’insegnamento politico e ideologico paterno, per diventare uno schiavo
politico di una specie di partito che cavalcando
il populismo cerca di assoggettare le persone ignoranti per spillare voti. Il sindaco
di S.Maria C.V. deve preoccuparsi di sistemare i locali dove alloggiare gli
uffici giudiziari perché nei capannoni gratta pulci ci sono seri problemi
giudiziari. Infine il PD ha iniziato una campagna politica per portare a
Caserta il Tribunale e, questo sindaco non prende le distanze dal PD, né
smentisce il capogruppo della sua maggioranza, nè il vicesindaco. Oramai si è
creato un conflitto d’interessi tra il PD rappresentato in questa maggioranza
che vuole togliere il tribunale e la città che ha bisogno del tribunale. Il
sindaco è incapace di prendere posizione a favore della città che amministra
per non perdere la poltrona, strumento essenziale per tutelare i suoi
interessi.
Michele D’Abrosca
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