Si
concludono sempre in maniera ambigua i Consigli Comunali, convocati
sulle ormai annose questioni relative alla :
- costruzione dei 430 appartamenti all’ex tabacchificio;
- dislocazione di alcuni uffici giudiziari presso le proprietà di un privato preventivamente assoggettate a cambio di destinazione;
- affidamento in gestione al Consorzio “ICARO” dei parcheggi cittadini nonostante l’informativa atipica delle Prefetture di Napoli e Caserta.
Non si
capisce , cioè, se la maggioranza politica e lo stesso Ufficio tecnico del
Comune terranno conto , o meno, del parere unanime dei Consiglieri comunali
espresso in ordine alla cementificazione delle ex aree industriali così come
appaiono indecifrabili le decisioni della Giunta di sobbarcarsi un
affitto abbastanza rilevante per i locali ove saranno trasferiti gli Uffici
giudiziari nonostante siano state prospettate alternative meno costose.
Per
concludere, si promette in maniera solenne :“rescinderemo ogni impegno
contrattuale sottoscritto con ICARO” e tuttavia, inspiegabilmente, non si
stabiliscono mai le modalità di tale azione. C’è sempre un “prima” ad
impedirlo, prima bisogna provvedere alle famiglie dei dipendenti
dell’impresa sociale . Impegno, questo, nobile , ma non da tempi
“biblici”.
Queste
incertezze, i rinvii “sine die” avvolgono tutto in un silenzio che deforma la
realtà esaltandone solo alcuni aspetti in modo da sottacerne altri quasi come
si volesse rendere omaggio ( omettendo eventuali azioni di disturbo) ad
un’onnipotenza demoniaca cui ricondurre tutta la vita della città.
“L’indicibile”
non deve essere detto.
L'ipocrisia
pubblica ha consentito per anni questo modo di amministrare , adottato
da giunte e consiglieri comunali, commissari prefettizi e che , a ben guardare,
sembra appartenere alla vecchia corrente andreottiana siciliana.
“La verità è
nel fondo di un pozzo. Si guarda in un pozzo e si vede il sole o la luna; ma
poi se ci si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità”. Il
giorno della civetta L. Sciascia
Tutti si
sono limitati ad osservare il sole o la luna riflessi nel fondo del
pozzo invocando ossessivamente la “legalità”come uno scongiuro,
malgrado che il comune sentire ben sappia “di quanta banale e sistematica
violazione di dignità ed eguaglianza sia intrisa quella legalità di cui si
declamano le lodi.”
Come se,
afflitti da un tic nevrotico collettivo, tutti , dai professionisti alla
Protezione civile, alla Magistratura, agissero semplicemente per rimuovere ogni
responsabilità locale attribuendola alla “criminalità organizzata”, cattiva
potenza, amplificata oltre ogni misura.
E allora
ecco i “casalesi” trasformarsi in una sorta di “causa assoluta” di ogni male
tollerato e/o da tollerare.
Causa ed
effetto risultano invertite ad arte : : non sono le condizioni
socio-culturali della città a generare e/o attirare la camorra ma,
viceversa, è la criminalità stessa a produrre quelle condizioni.
Il rito
tribale si conclude con le elezioni durante le quali, come per incanto, non si
parla più pubblicamente della criminalità organizzata, citata solo a bassa voce
per millantare una certa qual prossimità e godere semmai di qualche
occulto finanziamento.
Subito dopo
i risultati del voto, però, nessuno parlerà più di trasparenza , quella vera,
quella che si fonda sull’evidenza dei processi amministrativi. Se ne
ricomincerà a discutere timidamente alla prossima tornata elettorale, nel
frattempo “i casalesi” usciranno dai loro covi ove si nascondevano nel corso
della competizione, e invaderanno la città mentre i sammaritani si
nasconderanno dietro di loro come per una sorta di gioco ove c’è chi deve
realizzare gli accordi presi (in nome e per conto) e chi, invece, è deputato a
cercare le alternative alla catastrofe politica (ancora?).
E se
finalmente non si aspettasse più nessun messia e si pensasse di impiegare il
nostro tempo nel cercare di allargare quanto più è possibile i processi
decisionali, di controllare da vicino la gestione dei servizi rendendola semmai
il più possibile pubblica, di ostacolare, tra la gente, il consumo del
territorio da parte dei costruttori e lo smaltimento dei rifiuti industriali
con insalubri roghi serali? Tutto ciò non ha bisogno di grandi discorsi sulla
rappresentanza politica, ma del coraggio di uscire dalla stucchevole dicotomia
: “criminalità”- “legalità”.

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