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Vendesi villino Baia Domizia, vendesi appartanento via De Gasperi Smcv

martedì 7 agosto 2012

CASA NOSTRA, COSA NOSTRA. . .


Si concludono sempre in maniera ambigua i Consigli Comunali, convocati sulle ormai annose questioni relative alla :
  • costruzione dei 430 appartamenti all’ex tabacchificio;
  • dislocazione di alcuni uffici giudiziari presso le proprietà di un privato preventivamente assoggettate a cambio di destinazione;  
  • affidamento in gestione al Consorzio “ICARO” dei parcheggi cittadini nonostante l’informativa atipica delle Prefetture di Napoli e Caserta.
Non si capisce , cioè, se la maggioranza politica e lo stesso Ufficio tecnico del Comune terranno conto , o meno, del parere unanime dei Consiglieri comunali espresso in ordine alla cementificazione delle ex aree industriali così come appaiono indecifrabili le decisioni della Giunta di sobbarcarsi  un affitto abbastanza rilevante per i locali ove saranno trasferiti gli Uffici giudiziari nonostante siano state prospettate alternative meno costose.
Per concludere, si promette in maniera solenne :“rescinderemo ogni impegno contrattuale sottoscritto con ICARO” e tuttavia, inspiegabilmente, non si stabiliscono mai le modalità di tale azione. C’è sempre un “prima” ad impedirlo,  prima  bisogna provvedere alle famiglie dei dipendenti dell’impresa sociale . Impegno, questo, nobile , ma non da tempi  “biblici”.
Queste incertezze, i rinvii “sine die” avvolgono tutto in un silenzio che deforma la realtà esaltandone solo alcuni aspetti in modo da sottacerne altri quasi come si volesse rendere omaggio ( omettendo eventuali azioni di disturbo)  ad un’onnipotenza demoniaca cui ricondurre  tutta la vita della città.
“L’indicibile” non deve essere detto.
L'ipocrisia pubblica ha consentito per anni questo modo di amministrare ,  adottato da  giunte e consiglieri comunali, commissari prefettizi e che , a ben guardare, sembra appartenere alla vecchia corrente andreottiana siciliana.
“La verità è nel fondo di un pozzo. Si guarda in un pozzo e si vede il sole o la luna; ma poi se ci si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità”. Il giorno della civetta L. Sciascia
Tutti si sono limitati ad  osservare il  sole o la luna riflessi nel fondo del pozzo invocando ossessivamente la “legalità”come uno scongiuro, malgrado che il comune sentire ben sappia “di quanta banale e sistematica violazione di dignità ed eguaglianza sia intrisa quella legalità di cui si declamano le lodi.”
Come se, afflitti da  un tic nevrotico collettivo, tutti , dai professionisti alla Protezione civile, alla Magistratura, agissero semplicemente per rimuovere ogni responsabilità locale attribuendola alla “criminalità organizzata”, cattiva potenza, amplificata oltre ogni misura.
E allora ecco i “casalesi” trasformarsi in una sorta di “causa assoluta” di ogni male tollerato e/o da tollerare.
Causa ed effetto risultano invertite ad arte : : non sono le condizioni socio-culturali della città a generare e/o attirare  la camorra ma, viceversa, è la criminalità stessa a produrre quelle condizioni.
Il rito tribale si conclude con le elezioni durante le quali, come per incanto, non si parla più pubblicamente della criminalità organizzata, citata solo a bassa voce per millantare una certa qual prossimità e godere semmai di qualche occulto  finanziamento.
Subito dopo i risultati del voto, però, nessuno parlerà più di trasparenza , quella vera, quella  che si fonda sull’evidenza dei processi amministrativi. Se ne ricomincerà a discutere timidamente alla prossima tornata elettorale, nel frattempo “i casalesi” usciranno dai loro covi ove si nascondevano nel corso della competizione, e invaderanno la città mentre i sammaritani si  nasconderanno dietro di loro come per una sorta di gioco ove c’è chi deve realizzare gli accordi presi (in nome e per conto) e chi, invece, è deputato a cercare le alternative alla catastrofe politica (ancora?).
E se finalmente non si aspettasse più nessun messia e si pensasse di impiegare il nostro tempo nel cercare di allargare quanto più è possibile i processi decisionali, di controllare da vicino la gestione dei servizi rendendola semmai il più possibile pubblica, di ostacolare, tra la gente, il consumo del territorio da parte dei costruttori e lo smaltimento dei rifiuti industriali con insalubri roghi serali? Tutto ciò non ha bisogno di grandi discorsi sulla rappresentanza politica, ma del coraggio di uscire dalla stucchevole dicotomia : “criminalità”- “legalità”.


Gerardo D’Amore

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