Sempre dal volume "Elisi mai attinti" della nostra Anita Papa pubblichiamo
EFFIMERO BAGLIORE
Gli anni
affievoliscono
i nostri palpiti.
Abituarsi ai fremiti dell'animo
è annientare l'esistenza
sotto il velo dell'abitudine,
ma un attimo
rispecchiato sul fiume del passato
può ondulare il livellato piano
su cui giacciono,
oggi,
i nostri sentimenti
inariditi.
PROFEZIA
Non reclinerò le palpebre
alle ambiziose illusioni,
nè berrò in arida polla,
non cercherò coralli
in acque giapponesi...
Narrerò ai fanciulli
fiabe remote,
seguirò la corrente del Volturno
e nel suo corso
rifletterò i miei occhi.
All'Everest
innalzerò l'amore,
serrerò al cuore i ventagli stellari.
Poi…
sarà la Sibilla cumana
a predirmi il futuro.
Scriveva di Anita il famoso critico Irlandese Thomas Kouwenaar
Il tracciato decisamente poetico di Anita Papa, che in
minima parte, e non certo, a mio avviso, della produzione sua più matura,
appare in questo testo, non è altro che una presa di contatto, una appena vaga
indicazione, un presentarsi semplice che certo non rimarrà silenzioso ed
inascoltato. P un lungo discorso quest'opera, sofferta immagine, necessario
travaglio, lacerante ricerca alle radici. E trascorre per ricorrenti vicende e
richiami, per tematiche assidue, e vigorose. C'è in Anita Papa una pungente,
freddamente pietosa capacità di riflessione, vibrante tuttavia di luminosi
umori. E annota e descrive il piccolo, grande mondo dell'esistere, piccoli e
grandi cose d'ogni giorno, che vanno oltre l'abbozzo ed il quadretto. Si
determina così la sua voce, rapida ed attenta, in una, tutta sua, originalità
lirica che prescinde da scuole e tendenze. E riesce ad esprimersi libera per
forza di una naturale, istintiva necessità di linguaggio e di comunicazione.
Si contempera in uno stato di contemplazione ampia ed assorta, ove si spiega la
presenza assidua e severa del suo orgoglio di pietà.
La poesia di Anita Papa esige qualità di ascolto. Nella lettura
occorre assecondare e seguire le accelerazioni dei movimenti, abbandonarsi
alla rapidità del ritmo. L'inclusione di materiali diversi e la loro
assimilazione al ritmo possono dettare l'ipotesi di una tendenza alla poesia
di tutto ciò che si è. Ma quando "si è"? La risposta più semplice
potrebbe essere questa: nell'ordine della parola, si è nel pensiero. La dimensione
intima, smarrita e ritrovata di continuo, è un mobilissimo passaggio, porta
disordine, svolte, erranza. Ma, saperla osservare; quella è la sincerità di ciò
che si è. Vi si ritrova di tutto. Non quello che noi scegliamo per illusoria
purezza dell'essere. Se mai, i sentimenti, è necessario riscoprirli (e
"educarli") nei conflitti di quella dimensione esistenziale.
Questo, mi pare, il genere di sincerità che, per reagire a
menzogne e confusioni ideologiche, porta il poeta all'io. Non come ad un
approdo privato, ma come ad un atto di "conoscenza" e di intervento
attraverso la parola.
Per concludere, quello che nell'esperienza di quest'opera
appare convincente è un modo di fare poesia istituito, sulla libera dimensione
del pensiero, dai contenuti stessi che vi
penetrano. Fra questi, nella condizione tormentata del
valore c'è un motivo, un tema che dal poeta ci riconduce alla generosità
dell'uomo. È l'ipotesi di' una perenne educazione dei sentimenti, educazione in
ciò che esiste e s'incontra.
Ogni occasione, la più dura ed estrema, è occasione di poesia.
THOMAS KOUWENAAR - IRLANDA
Traduzione di Sàndor Kassa
Traduzione di Sàndor Kassa
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