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martedì 19 febbraio 2013

PUBBLICHIAMO LA QUINTA PUNTATA DELLA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO


Mancato il diversivo ed i Romani avendo dato gran prova di costanza nel tenere assediata Capua, quando pericolante era la stessa lor patria, Capua cedette alla fortuna romana dopo 6 mesi di assedio. La cessione della Metropoli Campana, ci mostra un notevole esempio di quel che possa la feroce politica di un solo uomo sulla sorte di una nazione.
Fulvio nemico giurato dei capuani senza attendere ordini dal Senato, e senza il consentimento dei suoi colleghi Clau­dio ed Appio, in Teano fa battere con le verghe i prigionie­ri e recider loro la testa; le stesse scene di sangue ripro­duce in Cales, conservando , chiuse le lettere del Senato, che disponevano il contrario. Avrebbe voluto diroccare la
città intera dalle fondamenta; ma non gli riuscendo pel fermo desiderio degli alleati fece scempio dei suoi tesori e dei suoi abitanti, spogliandoti ed assassinandoli come meglio gli ve­niva fatto.
Gelosia d' impero e ragione di stato fecero aggravare la mano sulla Campania, consigliatore ed esecutore precipuo il fierissimo Fulvio. Imperciocchè sapeva ben egli per la scien­za del passato quanto atta fosse questa contrada a salire al primato, sì per ricchezza sì per ubertosità che per positura e per cielo.
Oltre di ciò il travagliava la radicata opinione della svel­tezza ed alterezza dei Campani, che più che dal sangue, dal luogo pigliavano loro natura, come lo stesso Cicerone ebbe a dire in quella sua famosa orazione contro Rullo.
Quindi i Romani avuto il destro di padroneggiare le sorti della Campania, mossi da pesato pensamento politico, colpi­rono spietatamente e contro ogni dritto amici e nemici del nome Romano.
Invano i Campani ricorsero al console Levino, contro i soprusi di Q. Fulvio Fiacco lasciato a prefetto di Capua, in­vano si recarono nella stessa Roma ed in presenza dello stesso Senato a dimostrare 1' insania della sposata politica. Ai lamenti si rispose con 1' indifferenza e con inacerbire i mali.
Tutti mutarono sorti e dimore; perchè coloro ch'erano ri­masti in Capua, mentre te porte furono chiuse ai Romani, furono costretti ad abitare di là dal Tevere, e coloro istessi che durante la guerra non eransi trovati nella Campania, con ingiusti decreti, ebbero sede dì là dei fiume Liri. Nè contenti di percuotere gl' innocenti, infierirono contro coloro istessi, ch' eran degni di premio imperocchè coloro, che prima della venuta del cartaginese eransi dati al partito dei Roma­ni, furono astretti a lasciare le loro case ed abitare di là del Volturno.
Così infrangendo la pubblica fede, orbando le speranze degli amici ed insultando alle lagrime della sventura intesero solo a snervare 1e forze della Campania ed a bearsi del­le sue ricchezze.
Oggi l'Italia non manca di Q. Fulvii.
Par che un avversa sorte, spinga ora i nostri esordienti politici nei medesimi errori del passato, e che passioni sem­pre più concitate anzichè cementare gli animi ogni dì sempre più li dividano.
Caparbietà, avarizia, egoismo, aristocratica alterigia, bi­sogni abitudini inveterate, miseria figlia di durati rivolgi­menti, passioni di parti, stoicismo ed esaltazione lottano a gara in terribile guerra, che snerva scinde la patria e la prepara a dubbiosissime prove. Ridono intanto gli stoici, go­dono gli epicurei, stipano ricchezze i nuovi Crassi, si prepa­rano alte riscosse i vinti ed i feroci agli eccidii, e d'ogni in­torno si schiamazza con ridevole dire, senza trovar misure che valgano a cacciarci da sì desolante miseria.
Augusto divise l' Italia in XI regioni, e la Campania fu unita all'Antico ed al Nuovo Lazio.
Sotto Adriana, 1' Italia fu divisa in quattro regioni, com­messe al Governo di Consolari secondo antica e dismessa usanza. In questa partizione il nome di Campania fu dato a più ampio terreno, parendo che da Adria pervenisse sino al Tevere da un lato, ed alla Lucania da un altro.
Sotto Tiberio visse il celebre istorico capuano Vellejo Patercolo, e sotto Vespasiano, l' eloquente Eprio Marcello, nato in Capua da umile origine e venuto in Roma a grande onori e ricchezze. Vuolsi del pari che il famoso giurecon­sulto Cocceio Campano, mentovato ne' Digesti e nelle lati-di Giustiniano, fosse pur Capuano.
Credesi che l'Apostolo S. Pietro ed il suo discepolo S. Prisco avessero diffusa le luce del Vangelo in Capua.



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