Mercoledì 6 febbraio
Ss. Paolo Miki e compagni
UN PROFETA NON È DISPREZZATO SE NON NELLA SUA PATRIA
Prima lettura Eb
12,4-7.11-15
Fratelli, non avete ancora resistito fino al sangue nella
lotta contro il peccato e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta
come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti
perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che
egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra
correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che
non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra
causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di
giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate
le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi,
perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai
il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né
cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne
siano contagiati.
Salmo 102: L'amore del Signore è da sempre.
Dal Vangelo secondo Marco 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi
discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E
molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste
cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli
compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il
fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non
stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non
nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere
nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si
meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno,
insegnando.
IL COMMENTO SPIRITUALE
Gesù stavolta è al cospetto dei suoi parenti. Si tratta di
persone che l'hanno visto crescere, magari lo hanno accudito quand'era piccolo.
L'hanno visto apprendere il mestiere di falegname, e poi lavorare. Sono legati
a lui da un vincolo naturale, cioè di parentela, e questo non permette loro di
accorgersi che Gesù sta offrendo una nuova relazione agli uomini: la fraternità
universale, frutto dell'unica paternità di Dio.
Si scandalizzano a sentirlo insegnare, e rimangono increduli
anche di fronte alle guarigioni che opera. La strada per abbracciare il destino
di tutta l'umanità passa anche per il superamento dell'amore esclusivo e
privilegiato invocato dai parenti.
La storia di tanti santi mostra come l'inizio della missione
spirituale coincida con l'incomprensione con i propri familiari distacco è a
volte necessario. Gesù, infatti, non si ferma lì, non cerca di convincere chi
lo conosce da sempre: si rimette in cammino e gira per i villaggi circostanti
per insegnare.
I TESTIMONI
Ss.
Paolo Miki e compagni
Frutto dell'opera di evangelizzazione di san Francesco
Saverio che era stato in Giappone verso il 1550, Paolo Miki è il primo
cristiano giapponese caduto martire per la propria fede nel clima di
intolleranza contro i missionari europei scatenato con l'avvento dello shogun
Taicosama. Gesuita, suadente predicatore, Paolo Miki era nato presso Kyoto da
una nobile famiglia. Venne catturato a Osaka con due compagni. Trasferito in
carcere a Meaco, vi trovò 6 francescani, 3 gesuiti giapponesi e 17 laici
giapponesi, tra i quali due ragazzi di 11 e 13 anni. Tutti subirono raffinate
torture e pressioni per indurli a rinnegare la propria fede, ma nessuno dei
prigionieri tradì Cristo. Il 5 febbraio 1598 vennero legati su croci presso
Nagasaki, in cima ad una collina che da allora ha preso il nome di
"collina dei martiri' ed ivi trafitti. Prima di morire
Paolo Miki parlò un'ultima volta con ispirata eloquenza,
incoraggiando i compagni al martirio e perdonando i carnefici.
Fu così che tutti i missionari europei vennero espulsi dal
Giappone. Questa chiusura
all'influenza dell'Occidente durò fino alla Seconda guerra
mondiale.
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