Venerdì
8 febbraio
S.
Giuseppina Bakhita
QUEL GIOVANNI CHE IO HO FATTO DECAPITARE, È RISORTO
Prima lettura Eb 13,1-8
Fratelli, l'amore fraterno resti saldo. Non dimenticate
l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli.
Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli
che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia
rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli
adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia;
accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: «Non ti
lascerò e non ti abbandonerò». Così possiamo dire con fiducia: «Il Signore è il
mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l'uomo? ». Ricordatevi dei vostri
capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente
l'esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri
e oggi e per sempre!
Salmo 26: Il Signore è mia luce e mia salvezza.
IL VANGELO
Dal Vangelo secondo Marco 6,14-29
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il
suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai
morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È
Elia». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode,
al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è
risorto! ». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo
aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo,
perché l'aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito
tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e
voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo
uomo giusto e santo, e vigilava su ili lui; nell'ascoltarlo restava molto
perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo
compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli
ufficiali dell'esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa
Erodìade, danzò e piacque a rode e ai commensali. Allora il re disse alla
fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte:
«Qualsiasi cosa mi chiederai, te la arò, fosse anche la metà del mio regno».
Ella uscì e disse alla madre: «Che osa devo chiedere?». Quella rispose: «La
testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la
richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia desso, su un vassoio, la testa di
Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, motivo del giuramento e dei
commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e
ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò
in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la
fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto,
vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
IL COMMENTO SPIRITUALE
Potere e tristezza: questo è il profondo messaggio del
Vangelo di oggi. Mentre il sommo potere di Gesù genera la vita, sana le
malattie, guarisce ogni dolore, quello di Erode rimane vittima del capriccio
di una fanciulla, e si conclude con l'amarezza dell'aver fatto giustiziare
Giovanni il Battista, di cui stimava la saggezza.
Il monito è attuale: il potere e l'arbitrio, quando non sono
diretti verso il bene, quando non cercano la felicità degli altri, ma sono solo
strumenti per alimentare i propri vizi, finiscono per condizionarci, ci rendono
schiavi delle cose e degli altri, e alla fine avvelenano e incattiviscono chi
così maldestramente li possiede. Giovanni, poi, era la voce della verità, non
temeva di accusare Erode di vivere una situazione sentimentale illecita. E
questo dava fastidio a chi, credendo di possedere ogni potere, non poteva
sopportare che un eremita inoffensivo come Giovanni il Battista potesse
redarguirlo. Allora come oggi, l'iniquità politica è messa in crisi dalla forza
morale della verità e della giustizia.
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