
Caro Tudisco, seguo sempre più con maggiore interesse il suo blog, che offre in tempi reali non solo lo sviluppo delle dinamiche politiche della città, ma anche spaccati interessanti di ciò che si agita a livello di iniziative socio-culturali della coscienza e della società civile.
Apprezzo, anche se non sempre li condivido ( ma in democrazia la diversità di pensiero, se vissuta con onestà cerebrale è solo “crescita” ), i suoi commenti ed i suoi pareri, come quelli di altri frequentatori delle sue pagine elettroniche. L’ultima lettura, riandando anche indietro a scavare nei suoi archivi, mi ha posto delle domande che ho ritenuto di dover “esternare”.
E’ vero : il centro-sinistra ha le sue gravi responsabilità nell’aver fatto da supporto alla “sconsiderata” e quasi “burlesca” compagine Giudicianni e, all’occhio politico, ancora più “ingenuo” e macroscopico appare l’errore di essersi fatto licenziare da Giudicianni e Campochiaro e di non aver provveduto ad assumerne le distanze già tempo prima. Questa “gaffe” , però, può essere più materia per palati fini o per tavoli politici seri e veri, come ne mancano da tempo nella nostra città.
Essa, comunque, non significa che un partito che sbaglia ( e vale per tutti ! ) non abbia titolo o il diritto a ricostruire un percorso politico serio dedicandosi alle possibili soluzioni delle diverse emergenze per concorrere con gli altri possibili gruppi alle soluzioni delle stesse. Se in politica, infatti, vigesse il principio della “non riparazione “, prima o poi tutti dovrebbero andare a casa , anche i cittadini che non abbiano eventualmente saputo conferire con saggezza il proprio voto, affidandolo in mani “dissipatrici” e per niente capaci.
Credo che, oggi, tutti dovremmo un po’ smetterla di predicare “ morale “ e “insegnamenti” ( non escludo me stesso ! ) e, nell’interesse della città, dovremmo puntare alla concretezza, ad individuare, cioè, non “il libro dei sogni” ma quello delle cose fattibili e realizzabili perché con gradualità ( nessuno ha la bacchetta di mago Merlino) si possa riprendere un discorso di rinascita e di riavvicinamento dei livelli e dei ruoli che alla città competono.
Non creda, per quello che esporrò appena di seguito, che io sia un nostalgico o un sentimentalista , ma riguardando alla Santa Maria degli anni 80 non posso non sottolineare che le sue sorti erano innanzi tutto nelle mani dei sammaritani, gente , cioè, che poteva anche avere visioni diverse di una serie di problematiche ma si ritrovava nell’affetto e nel rispetto del gonfalone di origine. E questo lo aveva ben capito il segretario cittadino ( N. Di Muro) dell’allora partito di maggioranza, che era ben attento ad esprimere “risorse sammaritane” ai diversi livelli.
In verità, anche gli altri Partiti esprimevano personalità di rilievo. Oggi leggo di “potentati” di altre città attraverso o, ancor peggio, con i quali trovare gli accordi per eleggere il “nostro” Sindaco .
Mi chiedo con immediatezza : se solo per poco una futura decisione ( e lo abbiamo già vissuto nel passato a livello ospedaliero ) dovesse vedere contrapposti gli interessi di una delle città di appartenenza anagrafica e politica di uno dei “diversi potenti” , quel Sindaco, legato a quel carro ....quali garanzie offrirebbe a noi sammaritani?
Non dimentichiamo come il sindaco Iodice svendette alla Capua dell’on. Villani, potente del suo Partito, l’Ospedale DEA di 2° livello e le ripercussioni negative che vi sono state per il “ Melorio”, salvato a stento e comunque depauperato. Questa mia riflessione, che dovrebbe essere il fondamento di una nuova era politica per la città rivendicando la titolarità e la responsabilità di guida e di governo ai “sammaritani”, non è sentimentalismo ma riappropiazione di una coscienza cittadina, che sappia tutelare le esigenze della nostra comunità e, nel contempo, anche indurre i sammaritani, che in politica contano, a ricercare quelle utili convergenze che, se appaiono impossibili sul piano “personale”, possono essere “praticabili” ed “utili “ sul piano politico.
E vorrei, alla luce della storia recente della politica cittadina, rivolgermi direttamente ad un uomo che ha fatto tanto per questa città e che oggi può ancora fare molto. Parlo, caro Tudisco, senza alcuna necessità di perifrasi, di quel Nicola Di Muro che, anche con altri, ha sempre saputo difendere, da buon e vero cittadino di Santa Maria Capua Vetere, gl’interessi di quest’ultima, mai abiurando rispetto agli stessi per la sua carriera politica , dimostrando sul campo di avere acume, capacità e professionalità politiche da vendere.
Non a caso è utile ricordare che il Di Muro ha salito e disceso chilometri di scale di Enti Superiori , cioè, di Ministeri, Regione, Provincia e Istituto Autonomo Case Popolari etc. etc., perché a Santa Maria Capua Vetere , sua e nostra città, fossero garantiti sostegni politici e risorse finanziarie che le assicurassero sviluppo e crescita con i ritorni ben intuibili in favore del benessere degli stessi cittadini.
E potrei in tal senso citare, a memoria di cittadino che ha vissuto la città, tantissimi episodi in cui Nicola Di Muro ha dimostrato , piacendo o non piacendo, di tutelare gl’interessi di Santa Maria Capua Vetere, di amarla e di amarne i cittadini .
A lui, dunque, attraverso queste pagine – sempre che mi sia data ospitalità – mi sento di dire pubblicamente che, se riesce ancora ad avere un peso determinante nell’elezione del Sindaco della città, in un momento , quale è certamente l’oggi, in cui la delicatezza della condizione politica generale rende ancora più difficile, ai livelli cittadini, ricostruire e risanare, non deve assolutamente consentire che la scelta dell’uomo che dovrà guidare la città possa essere determinata, condizionata o concordata con i “potenti” di altre città.
Di Muro ha , a mio sommesso avviso, tutta la possibilità di realizzare il progetto di rilancio della città che parte dal principio fondamentale “ Santa Maria ai sammaritani “ !
Ha tutta la possibilità, cioè, di sostenere un Sindaco “suo” e sammaritano “doc”, che dia queste garanzie!
Questo percorso può anche prevedere la necessità, in una eventuale seconda tornata elettorale, di “gesti umili” ma “nobili” rispetto ad alleanze – se necessarie - “ coerenti” e “chiare” , mettendo da parte “personalismi”, ovvero “ incompatibilità quasi caratteriali” che anche se legittime sarebbero futili e di nessun conto innanzi al bene della città, cioè di tutti noi.
La politica non è alleanza di persone ma convergenza e concorrenza d’idee e di progetti !
Al suo acume politico e alla sua grande esperienza, al suo voler bene alla città affido questa esortazione.
Libero Liberato
Caro Libero Liberato,
non condivido appieno la parte iniziale del suo intervento. Quella cioè, in cui lei- pur riconoscendo i gravi errori di valutazione politica del centrosinistra sammaritano sembra quasi voler eccedere in indulgenza nei confronti dello schieramento in questione. Non che io non condivida il fatto che ad ogni partito debba essere concesso il diritto-dovere di intraprendere un percorso politico differente da quello effettuato in precedenza: per carità, tutti possono sbagliare. Il problema, anzi i problemi, sono di altra natura. In primis, la coalizione progressista è incorsa in errori pacchiani nonostante le reprimenda che le sono state rivolte da una miriade di associazioni e da tanti simpatizzanti d'aria. Chi- come il sottoscritto- ha seguito l'evolversi dell'era Giudicianni non può non rimarcare come il centrosinistra ha preferito tacere- nella migliore delle ipotesi- allorquando Giudicianni & soci dismettevano pezzi interi della storia cittadina con una disinvoltura che rasenteva l'incoscienza vera e propria. Quell'amministrazione, di fatto, era distinta e distante dalla città e dai suoi interessi reali. E la città stessa ha rischiato di oltrepassare il punto di non ritorno. E a fronte di tutto ciò, nè il Pd nè le altre compagini del centrosinistra hanno inteso muovere un dito, forse perchè in altre faccende affaccendate.
In secondo luogo, un partito che voglia intraprendere un percorso politico differente, avrebbe dovuto avvertire una duplice esigenza. Da un lato, chiedere scusa a una opinione pubblica giustamente inviperita. E dall'altro canto, procedere a un ricambio fondamentale della propria classe dirigente. Ebbene, nel caso in questione non sono riuscito a scorgere questi due elementi. Anzi, ho avuto l'impressione che qualcuno di questi signori addirittura avvesse l'ardire di pavoneggiarsi per aver spedito il commercialista/ferroviere a casa. Ma- come recita un quadretto di ceramica appeso alle pareti del salone da barbiere che frequento- "'ccà nisciune 'e fesse!"
La saluto con stima e viva cordialità
Mario Tudisco
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