Si può usare il termine “brutto” per definire la situazione insoddisfacente di città e territorio?
Tutto sommato, perché questo è il modo sintetico con cui la società e l’opinione pubblica, almeno quella più avvertita, li definiscono indicando le condizioni di vita e le capacita d’uso che in questi si creano.
Naturalmente, il termine non va interpretato solo in senso estetico;
brutto o bello, in questo caso esprimono la qualità , l’efficienza, le prospettive che la città e il territorio possono offrire.
Così fanno spesso i bambini, per i quali brutto è cattivo e bello significa buono.
E allora usiamo pure questa accezione di “brutto “ e “bello” partendo dal bello.
Cosa è che l’opinione pubblica può considerare bello oggi nel nostro caso?
Certamente una parte di ciò che chiamiamo paesaggio, purtroppo non poco deturpato; senza dubbio una porzione dei centri storici che si sono salvati, qualche quartiere periferico meglio riuscito, e una quota, non molto estesa, del territorio extra urbano preservato.
Tutto il resto, invece è brutto: a cominciare dalle case, cioè dalle architetture sorte negli ultimi cinquanta anni, che-non si può negarlo-sono il più delle volte davvero brutte.
A guardar meglio, è brutto il fatto che la città non eserciti oggi il ruolo per cui e nata millenni fa: un luogo in cui gli uomini potessero raccogliersi per soddisfare le proprie necessità, creando assistenza reciproca, servizi comuni, necessari per una società allora piccola, che poi si è trasformata diventando sempre più grande.
E quando questi servizi pubblici e privati funzionano male e non soddisfano più l’esigenza dei cittadini, questi sono spinti a dire che la città è brutta, perche non funziona.
Lo stesso discorso si può fare per il territorio, che non è una risorsa inesauribile.
Anche il territorio deve svolgere una funzione, avere una propria ragione d'essere; quando questa funzione non è soddisfatta, quando cessa questa ragione d’essere, l’opinione pubblica può dire che, purtroppo, anche il territorio e brutto.
Questa bruttezza nasce, dal fatto che leggi e piani esistenti non sono in grado di governare le città e il territorio in modo di soddisfare l’esigenze dei cittadini.
E ancor maggiore è la responsabilità delle amministrazioni locali, incapaci di usare per fino quel che le leggi e i piani esistenti possono comunque offrire: non solo, infatti, sono incapaci di fare piani nuovi, ma anche di usare quelli disponibili, che consentirebbero di affrontare e risolvere, intanto – e per quanto e possibile -, i problemi della città e del territorio.
Quindi, in definitiva, amministrare una città significa governarne il territorio, evitando che essa diventi preda di un suo uso perverso e dominato da una sistematica sregolatezza.
E questo è il brutto.
Avv. Pierfrancesco Lugnano

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