SABATO 16 FEBBRAIO
NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI
S. Giuliana
Prima lettura Is 58,
9b-14
Così dice il Signore: «Se toglierai dimezzo a te
l'oppressione, il puntare il dito
e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se
sazierai l'afflitto di
cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua
tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in
terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come
una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le rovine
antiche, ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni. Ti chiameranno
riparatore di brecce, e restauratore di strade perché siano popolate. Se
tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a
me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerabile il giorno sacro al
Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari e
di contrattare, allora troverai la delizia nel Signore. Io ti farò montare
sulle alture della terra, ti farò gustare l'eredità di Giacobbe, tuo padre,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Salmo 85: Mostrami, Signore, la tua via.
Dal Vangelo secondo Luca 5,27-32
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto
al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si
alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era
una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a
tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli:
«Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù
rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io
non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
NOTA ESEGETICA
Il pubblicano è un esattore di tasse, e per questo
doppiamente disprezzato: per la sua presupposta disonesta, e perché compromesso
con il potere odiato. Gesù chiama come discepolo un disprezzato pubblicano e
mangia con questi "peccatori', comunione di tavola che significa che
l'uomo lontano da Dio è accolto nella comunità di salvezza.
IL COMMENTO SPIRITUALE
Il reclutamento che opera Gesù dei suoi discepoli non segue
le logiche umane. Non fa dei colloqui orientativi, non si mette a sondare le
inclinazioni e i talenti. Egli chiama non a un impegno di lavoro, ma alla
conversione del proprio cuore e alla testimonianza della verità. Levi -
l'evangelista Matteo - sembra il meno indicato per poter entrare nella sua
sequela. È anche quello che può gettare discredito sulla missione di Gesù,
perché è noto e odiato da molti peri/suo essere un esattore delle tasse per
conto di Roma, che percepisce una percentuale sui tributi, dunque che si
arricchisce alle spalle della povera gente. Attraverso la sua chiamata, Gesù ha
modo di partecipare a un banchetto dell'alta società. Questo scandalizza
molti, ma Gesù rivela qual è il fine della sua opera: trasformare i peccatori
conducendoli verso la salvezza. Ciò significa che quando sentiamo di avere
qualche macigno sulla coscienza, quando crediamo di essere i più lontani da
Gesù, proprio quella è la condizione nella quale Gesù può chiamarci per cambiare
radicalmente la nostra vita. È venuto soprattutto per noi.
IL TESTAMENTO
Cosimino Fronzuto
Un'esistenza conclusasi nel 1989.a quasi 50 anni, con una
dolorosa malattia che gli ha fatto dire come ultime parole: «Non ce la faccio
più! Dio, Dio-Amore, per te, solo per te!».
Da oltre vent'anni don Cosimino era stato parroco della
parrocchia di San Paolo, a Gaeta, dandosi tutto per la comunità e con
un'attenzione privilegiata verso i poveri, gli sbandati, i lontani, gli
emarginati. E questo, "trasfigurando" l'esperienza del "limite"
insito nella propria natura. Così, "essendo amore", don Cosimino ha
toccato la vita di molti che lo hanno incontrato. Durante l'inattività a cui lo
costringeva la malattia, cercando di carpirne il segreto, aveva scritto il
24.10.1988: «L'amore di Dio su un'anima è assillante. Ciò che avviene nel campo
dello spirito deve avvenire anche su quello della carne. Cioè la persona totale
deve essere assimilata a Gesù. (...) Allora è vera una cosa: si soffre in due,
si ama in due, si muore in due (o meglio, si spira in due l'ultimo atto
d'amore possibile sulla terra). Lui era solo nel far questo. Noi abbiamo lui in
noi, con noi, per noi...».
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