- P= G-C
- P= Profitto della ditta
- G= Guadagno (ossia prezzo di vendita del bene prodotto)
- C= Costi di produzione (tutti i costi del ciclo di produzione)
I costi di produzione, quindi, sono un elemento chiave per ottimizzare i profitti di un azienda e, purtroppo, gli sprechi energetici gravano, proprio, sui costi di produzione.
Da una delle ultime analisi proposte da Confindustria si evince che lo spreco energetico, del comparto industriale-produttivo nazionale, si attesta all'incirca al 40%. Questo dato è decisamente allarmante, in quanto, asserire che ci sia un tale spreco energetico, significa decretare una perdita di profitto pari al 20%. L'innovazione delle politiche energetiche delle imprese rappresenta, quindi, una delle principali leve su cui agire al fine di invigorire il sistema economico nazionale. Una maggiore sensibilità imprenditoriale circa l'ottimizzazione delle risorse energetiche, con l'adozione di strategie ad hoc, comporterebbe una serie di vantaggi che possono essere così quantificati:
- riduzione dei costi di produzione;
- aumento della competitività;
- amento del PIL;
- riduzione dell'impatto ambientale dei sistemi produttivi.
Purtroppo l'innovazione degli impianti presenta notevoli difficoltà che, per giunta, sono inversamente proporzionali alle dimensioni dell'azienda. Per questo paradosso, le piccole e medie imprese sono destinate a soffrire maggiori disagi economici rispetto ai colossi della produzione industriale. Il risultato finale dell'aumento vertiginoso del carico economico sui costi di produzione è, in definitiva, la perdita di competitività che conduce al fallimento dell'impresa stessa. Tale fenomeno diviene ancora più allarmante se si considera che l'ossatura del sistema produttivo italiano si basa proprio sulle piccole e medie imprese. Considerato ciò appare chiaro che nonostante le enormi problematiche concernenti tale aspetto, l'adozione di opportune politiche aziendali può giovare direttamente l'impresa che le adotta , ed indirettamente l'intero sistema produttivo nazionale.
Il primo step per ottimizzare le risorse energetiche aziendali è pervenire alla consapevolezza dei reali fattori di spreco. Al fine di concretare ciò, gli imprenditori (o manager) devono ricorrere all'audit energetico.
L'audit energetico può essere definito uno strumento di ricognizione conoscitiva delle maggiori criticità fisiche e comportamentali (umane) che generano depauperamento energetico. La fase valutativa non si esaurisce ai soli discernimenti tecnico-strutturali, bensì approda ad una attenta ponderazione dei costi e dei benefici derivanti da eventuali soluzioni (nel breve medio e lungo termine).
Le principali fasi dell'audit energetico possono essere così catalogate:
- analisi statistica delle bollette energetiche nel medio e lungo periodo (ultimi 5-10 anni);
- valutazione schematica dell'effettivo fabbisogno energetico delle apparecchiature dedicate alla produzione;
- analisi strutturale dei luoghi di lavoro al fine di evidenziare criticità e dispersioni di impianti di riscaldamento e climatizzazione;
- monitoraggio delle prestazioni di tutti i dispositivi;
- analisi dei comportamenti dei dipendenti nella gestione delle risorse energetiche.
Una volta raccolte tutte le informazioni ed evidenziate le criticità si potrà procedere all'attuazione di idonee strategie aziendali a breve medio e lungo termine.
I protocolli che possono essere applicati attengono diversi ambiti di applicazione e sostanzialmente sono connessi, come già accennato in precedenza, alla natura dell'impianto. I rimedi più efficaci possono essere così raccolti:
- sensibilizzazione del personale dipendente ad evitare sprechi;
- manutenzione periodica delle apparecchiature, in modo tale da mantenere costanti i livelli di prestazione;
- ricorso a contratti di fornitura energetici più vantaggiosi
- coibentazione tetto e strutture locali;
- utilizzo di infissi a doppia camera per evitare dispersioni;
- temporizzatori accensione e spegnimento luci locali;
- utilizzo di sistemi di illuminazioni (lampade) a risparmio energetico;
- diversificazione delle tipologie di impianti energetici ricorrendo a pannelli solari e fotovoltaici.
In conclusione appare chiaro che molte carenze di competitività sofferte dalle imprese italiane sono generate dall'incapacità di attuare anche semplici soluzioni. In tale situazione le, tanto chiacchierate, riforme strutturali del sistema produttivo devono iniziare proprio da una revisione di approccio nella gestione dei costi di produzione da parte delle piccole e medie imprese, che sono le colonne portanti del nostro sistema economico.
Nessun commento:
Posta un commento