prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

mercoledì 13 aprile 2016

Beato Rolando Rivi Giovane seminarista martire


 Rolando, secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, nasce il 7 gennaio 1931 a San Valentino, borgo rurale del Comune di Castellarano (Reggio Emilia), in una famiglia profondamente cattolica.

La prima Comunione e la Cresima lo rendono felice, maturo e responsabile: ogni mattina si alza presto per servire Messa e fare la Comunione.
Così crescono Rolando, il fratello maggiore Guido e la sorella minore Rosanna. Sano di salute, esuberante nel carattere, vivace nei comportamenti. Nonna Anna sentenzia: «Diventerà un mascalzone o un santo. Non farà una via di mezzo».
A 11 anni confida: «Voglio farmi prete, per salvare tante anime. Poi partirò missionario per far conoscere Gesù lontano».

Dopo le elementari, nell’ottobre 1942, entra nel Seminario minore di Marola nel comune di Carpineti (Reggio Emilia) e, com’era consuetudine, i piccoli seminaristi vestivano la talare. Si distingue per la serenità, la serietà e la profonda fede. Amante della musica, impara a suonare l’armonium e l’organo.

La guerra infuria. Dopo l’8 settembre 1943, con la caduta di Benito Mussolini e l’occupazione nazista, al Nord i gruppi partigiani sono composti da frange minoritarie di cattolici e da maggioranze di comunisti e socialisti, accomunati da una forte impronta anticattolica: il clero fa argine ai loro progetti rivoluzionari.

Nell’estate del 1944 il seminario di Marola viene occupato dai soldati tedeschi. Rolando, tornato a casa, continua gli studi da seminarista, sotto la guida del parroco, e porta nel suo paese un’ardente testimonianza di fede e di carità, vestendo sempre l’abito talare.
I genitori, spaventati dal rancore dei comunisti, lo invitano ad abbandonare la talare, ma il ragazzo risponde: “Che male faccio? Non la toglierò perché studio da prete e la veste è il segno che sono di Gesù”. Questa pubblica appartenenza gli sarà fatale. Trascorre l’inverno a San Valentino mentre si moltiplicano le aggressioni ai preti. Non manca mai alla Messa e alla Comunione. I genitori vanno nei campi a lavorare e il ragazzo con i libri studia in un boschetto.

Martedì 10 aprile 1945 i genitori lo aspettano invano. Trovano invece un biglietto: «Non cercatelo. Viene un momento con noi partigiani», che lo sequestrano, gli strappano la talare, lo picchiano sulle gambe e in faccia, lo torturano per tre giorni.
Davanti al ragazzino piangente qualcuno forse prova rimorso e propone di lasciarlo andare. Ma vince la barbarie, prevale la ragion di partito: «Un prete in meno». Lo condannano a morte. Lo conducono in un bosco a Piane di Monchio (Modena), lo costringono a scavarsi la fossa, lo fanno inginocchiare sul bordo e, mentre Rolando singhiozza e implora pietà, gli sparano due colpi di pistola, uno al cuore e uno alla fronte. Stramazza nella fossa.

Venerdì 13 aprile 1945 - mancano 12 giorni alla Liberazione - Rolando muore a 14 anni, 3 mesi e 6 giorni. Lo ricoprono in fretta con terra e foglie, appendono la talare come un trofeo nel porticato di una casa. Il giorno dopo, su indicazione di un partigiano, il papà e don Alberto Camellini, lo ritrovano, lo collocano in una bara improvvisata, lo portano in chiesa e poi al cimitero.

A guerra finita, il 29 maggio, lo riportano nel villaggio e sulla tomba scrivono: «Tu che dalle tenebre e dall’odio fosti spento, vivi nella luce e nella pace di Cristo».
Il killer Giuseppe Corghi e il suo complice Delciso Rioli furono condannati a 26 e 16 anni di carcere ma furono amnistiati dopo 6 anni di reclusione.

Il 7 gennaio 2006 l’arcivescovo di Modena, Mons. Benito Cocchi, apre il processo diocesano per il martire caduto sotto l’odio anticristiano. Il 27 marzo scorso, 14 giorni dopo l’elezione, Papa Francesco promulga i decreti per 70 beati e venerabili, martiri della guerra civile spagnola, della rivoluzione messicana, del nazismo, dei regimi comunisti dell’Europa orientale, dei «rossi» italiani. Fra questi il giovane seminarista, del quale i libri di storia tacciono come per tanti sacerdoti e cattolici vittime dell’odio e del fanatismo.

Dopo il crollo del fascismo e l’armistizio, l’Italia vive i mesi più atroci della sua storia e il clero paga un alto tributo di sangue. Tutti, giustamente, ricordano il delitto fascista di Giacomo Matteotti.
Ma chi ricorda don Giovanni Minzoni? Don Giuseppe Morosini? Don Enrico Donati? Don Umberto Pessina? 
Il giornalista di «Avvenire» Roberto Beretta, nel libro del 2005 «Storia dei preti uccisi dai partigiani», Piemme, ricostruisce 129 omicidi tra il 1944 e il 1947 perpetrati da partigiani ed estremisti comunisti, soprattutto in Istria e in Emilia Romagna.

Rolando Rivi è stato proclamato beato nel Palasport di Modena il 5 ottobre 2013. A presiedere la celebrazione, come rappresentante di Papa Francesco (George Mario Bergoglio, 2013-), il Card. Angelo Amato S.D.B., prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che nel corso dell’omelia ha detto: “Vogliamo ricordare e celebrare la vicenda martiriale del piccolo Rolando Rivi con un atteggiamento di perdono, di riconciliazione, di fraternità umana. Vogliamo gridare forte: mai più odio fratricida, perché il vero cristiano non odia nessuno, non combatte nessuno, non fa male a nessuno. L'unica legge del cristiano è l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Le ideologie umane crollano, ma il Vangelo dell'amore non tramonta mai perché è una buona notizia, che porta pace e bene a tutti”.

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

1. MODELLO ISEE

2. MODELLO ISEEU

3. BONUS E RIDUZIONE CANONE

4. TELECOM, GAS, ENERGIA, ACQUA

5. MODELLO RED

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PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO COMPARTO C1 NORD OVEST – RIONE IACP

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REALIZZAZIONE DI UN CAMPO SPORTIVO POLIVALENTE COPERTO IN VIA GIOTTO – RIONE IACP

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Euro 2.470.698,58

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euro 699.438,18

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE