Nasce il qualunquismo di Giannini
mercoledì 27 dicembre 1944 (75 anni fa)
Con l'Italia ancora ferita dalla drammatica guerra di resistenza al nazifascismo, un commediografo semisconosciuto, originario di Pozzuoli, si fece portavoce del malcontento generale per lo scenario di distruzione prodotto dal conflitto, veicolandolo in un nuovo movimento d'opinione che prese il nome di qualunquismo.
Alla base di questa nuova ideologia la convinzione che tutti i politici fossero uguali, nel difendere soltanto la propria poltrona e nel litigare sterilmente tra loro, e che il Paese avesse più bisogno di buoni amministratori che di politici "sfruttatori" e "vociatori". Vittime di questo sistema, e di uno Stato impegnato solo a spremerli con tasse esose, erano i cittadini, chiamati dal nuovo settimanale a partecipare attivamente alla gestione della cosa pubblica.
Contraddistinto da una satira feroce e dal ricorso all'insulto (in particolare nello storpiare i cognomi degli avversari politici), il movimento si costituì in partito nell'estate del 1946, facendo eleggere 30 deputati all'Assemblea Costituente.
Debolmente strutturato al suo interno, con il potere decisionale concentrato nelle mani del solo Giannini, e accusato di non avere un preciso programma politico (si cercarono alleanze con tutti, dal PCI al MSI, passando per la DC), l'Uomo Qualunque si avviò a un rapido declino, accelerato dalle numerose epurazioni di esponenti in dissenso con la gestione del partito, fino alla definitiva chiusura nel 1949.
Nessun commento:
Posta un commento