Alla votazione hanno partecipato sette ministri e una nutrita pattuglia di sottosegretari che gremivano i banchi del governo nell'Emiciclo. Dopo la proclamazione del risultato, i deputati di maggioranza hanno brevemente applaudito.
«Oggi quarto voto sulle riforme costituzionali: maggioranza schiacciante in attesa di conoscere il voto dei cittadini in autunno. Stiamo dimostrando che per l'Italia niente è impossibile. Con fiducia e coraggio, avanti tutta». Così il premier Matteo Renzi commenta su Facebook il voto alla Camera.
«Due anni fa nessuno scommetteva un centesimo sul fatto che questo Parlamento facesse le riforme. E invece è tornata la politica, è tornata l'Italia. I professori non più precari, la legge elettorale stabile, le tasse su case e lavoro che vanno giù, la disoccupazione che grazie al JobsAct finalmente scende, la giustizia civile che riduce gli arretrati: tutti provvedimenti votati da questo Parlamento», ha proseguito Renzi.
«Siamo soddisfatti, mancano ancora due passaggi e ora ci prepariamo al Senato», ha esultato composta il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, uscendo dall'Aula.
«Il testo di questa riforma ha una maggioranza più ampia di quello che oggi la voterà. Gelmini, se ci spogliamo delle ipocrisie è chiaro a tutti che questa è una riforma che avete condiviso, avete contribuito a scrivere», ha detto Matteo Orfini, presidente del Pd, in Aula alla Camera prima del voto rivolgendosi a Forza Italia. «Sarà un'accoppiata divertente da misurare nei fatti quella tra voi e Zagrebelsky nel comitato per il no. Non ci sono ragioni di merito per il vostro voto contrario», ha aggiunto.
«Riteniamo che la Carta di oggi e di domani debba essere un patrimonio comune ed è per questo che annuncio il voto contrario di Forza Italia e l'impegno a sostegno del comitato per il no al referendum per mandare a casa il governo Renzi», ha affermato Maria Stella Gelmini, vice capogruppo di Fi alla Camera intervenendo in dichiarazione di voto sul testo di riforma della Costituzione.
Con la presenza di Possibile «abbiamo la certezza che almeno 126 deputati chiederanno il referendum». Lo ha detto, nel corso della presentazione della campagna referendaria per il no alle riforme, Alfiero Grandi, co-presidente del Comitato per il No, riferendosi alla quota necessaria di parlamentari per chiedere il referendum. Grandi annuncia il raggiungimento della quota necessaria per la richiesta del referendum dopo aver indicato la presenza, nell'auletta dei gruppi parlamentari dove si svolge la riunione, di Possibile il movimento di Giuseppe Civati che conta a Montecitorio dieci parlamentari. Le 126 firme che saranno depositate dopo l'ok definitivo al ddl Boschi potranno infatti includere quelle dei 31 deputati di Sinistra Italiana, dei 91 del M5s e dei 10 esponenti di Possibile per un totale di 132. I rappresentanti di tutti e tre i partiti hanno infatti partecipato al battesimo del Comitato per il No annunciando il loro sostegno per la raccolta delle firme in Parlamento.
«Il Pd è come un venditore abusivo che occupa poltrone non sue per frantumare le regole sacre della democrazia e così decenni di battaglie sono spazzate via da un manipolo di analfabeti asserviti al dio potere», ha dichiarato Danilo Toninelli (M5S), durante le dichiarazioni in Aula alla Camera sulle riforme. «Eccoci qui a replicare a Matteo Rolex-Renzi. I vostri 83 indagati nell'ultimo anno provano che siete un partito malato, peggiore del partito del Cav. Ma avete fatto male i calcoli e il M5S domani governerà», ha aggiunto.
«Il governo con questa revisione della Costituzione disporrà di pieni poteri. Anche i più disattenti hanno ormai capito che l'unico scopo perseguito da Renzi, con quella che chiama riforma, è accentrare i poteri nelle mani del capo del Governo, cioè nelle sue mani. Tutto il resto era ed è materiale da distrazione di massa», ha detto ancora il deputato del Movimento 5 stelle.
«E mentre tutti discutono di unioni civili, governo e maggioranza approvano in quarta lettura il ddl Boschi che ammazza la democrazia in Italia. Nessuno è ai livelli di bravura della sinistra quando si tratta di operazioni di distrazione di massa». Lo scrive su facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.
«Voteremo contro le cosiddette riforme, ma non in spirito da difesa dello status quo. Al contrario, perché proponevamo cose molto più coraggiose, ma Renzi ha detto no a tutto». Lo afferma Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e riformisti.
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