FIAT IUSTITIA ET PEREAT MUNDUS
<< si faccia giustizia e crolli ( pure) il mondo >>. Questo sostiene chi afferma che non si deve esitare a punire l'iniquità in qualunque luogo essa si annidi. E con tanta maggiore severità, se essa si nasconde fra persone che detengono il potere; colpendo le quali potrebbero crollare i pilastri su cui si regge la vita di uno Stato.
Dopo la cacciata dell'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, è stata proclamata la Repubblica e subentrarono a capo dello stato romano due CONSOLI, il cui strumento di potere era l'imperium, cioè il diritto di comandare l'esercito, di punire, anche con la morte, l'indisciplina dei soldati, di convoncare il Senato e far rispettare le leggi (potere esecutivo), di presiedere le assemblee del popolo ("comizi") e avevano il supremo controllo delle attività pubbliche, a esclusione di quelle religiose.
Rimanevano in carica appena un anno e dovevano rendere conto del loro operato al Senato.
Oltre ai consoli, vi erano anche altri magistrati che assunsero competenze abbastanza precise e distinte. Vi erano per esempio i QUESTORI, la magistratura più antica che aveva il compito di amministrare le finanze, cioè incassavano i tributi, pagavano gli stipendi ai soldati e ai dipendenti dello stato; gli EDILI svolgevano compiti di polizia nei luoghi pubblici, nelle strade, negli edifici, nei mercati, durante le cerimonie religiose, si occupavano degli spettacoli, della manutenzione delle strade e degli edifici; vi erano poi i PRETORI preposti all' amministrazione della giustizia. Tutte queste cariche duravano un anno.
Un ruolo particolare avevano i CENSORI che venivano nominati ogni cinque anni e avevano il compito di fare un censimento della popolazione, che avveniva ogni cinque anni, cioè di aggiornare le liste dei cittadini e dei loro patrimoni e quindi la tassazione di ciascun cittadino.
Se...
Se riuscirai a non perdere la testa
quando tutti la perdono intorno a te, facendone a te
colpa; se riuscirai ad aver fede in te quando
tutti dubitano, e mettendo in conto anche il loro
dubitare; se riuscirai ad attendere senza stancarti
nell'attesa; se, calunniato, non perderai il tempo
con le calunnie, o se, odiato, non ti farai prendere
dall'odio, e senza apparir però troppo buono o
troppo saggio;
se riuscirai a sognare senza che il
sogno sia il tuo padrone; se riuscirai a pensare senza che pensare
sia il tuo scopo, se riuscirai ad affrontare il successo e
l'insuccesso
trattando quei due impostori allo stesso
modo;
se riuscirai a riascoltare la verità da te
espressa
distorta da furfanti per intrappolarvi gli
ingenui,
o a veder infrante le cose per cui dai la
tua vita
e a chinarti per rimetterle insieme con
poveri strumenti;
se riuscirai ad ammucchiare tutte le tue
vincite ed a giocartele in un sol colpo a testa-o
croce, e a perdere ed a ricominciar tutto
daccapo, senza mai fiatare e dir nulla delle
perdite; se riuscirai a costringere cuore, nervi e
muscoli, benché sfiniti da un pezzo, a servire ai
tuoi scopi, e a tener duro quando niente più resta
in te tranne la volontà che ingiunge di tener
duro;
se riuscirai a parlare alle folle conservando le tue virtù,
o a passeggiare coi re e non perdere il tuo fare ordinario;
se né i nemici né i cari amici riescono a colpirti,
se tutti contano per te , ma nessuno mai troppo;
se riuscirai a riempire ogni volta l’attimo inesorabile
e a dar valore ad ognuno dei suoi sessanta secondi,
il mondo sarà tuo allora, con quanto contiene,
e- quel che è più, tu sarai Uomo,
ragazzo mio!
Da Rudyard Kipling a Biagio Maria Di Muro.
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