prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

martedì 18 agosto 2015

Divina commedia: Inferno Canto 1


 1.  1    Nel mezzo del cammin di nostra vita
 1.  2    mi ritrovai per una selva oscura
 1.  3    ché la diritta via era smarrita.

 1.  4      Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
 1.  5    esta selva selvaggia e aspra e forte
 1.  6    che nel pensier rinova la paura!

 1.  7      Tant'è amara che poco è più morte;
 1.  8    ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
 1.  9    dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.

 1. 10      Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
 1. 11    tant'era pien di sonno a quel punto
 1. 12    che la verace via abbandonai.

 1. 13      Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
 1. 14    là dove terminava quella valle
 1. 15    che m'avea di paura il cor compunto,

 1. 16      guardai in alto, e vidi le sue spalle
 1. 17    vestite già de' raggi del pianeta
 1. 18    che mena dritto altrui per ogne calle.

 1. 19      Allor fu la paura un poco queta
 1. 20    che nel lago del cor m'era durata
 1. 21    la notte ch'i' passai con tanta pieta.

 1. 22      E come quei che con lena affannata
 1. 23    uscito fuor del pelago a la riva
 1. 24    si volge a l'acqua perigliosa e guata,

 1. 25      così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
 1. 26    si volse a retro a rimirar lo passo
 1. 27    che non lasciò già mai persona viva.

 1. 28      Poi ch'ei posato un poco il corpo lasso,
 1. 29    ripresi via per la piaggia diserta,
 1. 30    sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.

 1. 31      Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
 1. 32    una lonza leggiera e presta molto,
 1. 33    che di pel macolato era coverta;

 1. 34      e non mi si partia dinanzi al volto,
 1. 35    anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
 1. 36    ch'i' fui per ritornar più volte vòlto.

 1. 37      Temp'era dal principio del mattino,
 1. 38    e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
 1. 39    ch'eran con lui quando l'amor divino

 1. 40      mosse di prima quelle cose belle;
 1. 41    sì ch'a bene sperar m'era cagione
 1. 42    di quella fiera a la gaetta pelle
 1. 43      l'ora del tempo e la dolce stagione;
 1. 44    ma non sì che paura non mi desse
 1. 45    la vista che m'apparve d'un leone.

 1. 46      Questi parea che contra me venisse
 1. 47    con la test'alta e con rabbiosa fame,
 1. 48    sì che parea che l'aere ne tremesse.
 1  49      Ed una lupa, che di tutte brame     
 1. 50    sembiava carca ne la sua magrezza,
 1. 51    e molte genti fé già viver grame,
       
 1. 52      questa mi porse tanto di gravezza
 1. 53    con la paura ch'uscia di sua vista,
 1. 54    ch'io perdei la speranza de l'altezza.

 1. 55      E qual è quei che volontieri acquista,
 1. 56    e giugne 'l tempo che perder lo face,
 1. 57    che 'n tutti suoi pensier piange e s'attrista;

 1. 58      tal mi fece la bestia sanza pace,
 1. 59    che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
 1. 60    mi ripigneva là dove 'l sol tace.

 1. 61      Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
 1. 62    dinanzi a li occhi mi si fu offerto
 1. 63    chi per lungo silenzio parea fioco.

 1. 64      Quando vidi costui nel gran diserto,
 1. 65    «*Miserere* di me», gridai a lui,
 1. 66    «qual che tu sii, od ombra od omo certo!».

 1. 67      Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
 1. 68    e li parenti miei furon lombardi,
 1. 69    mantoani per patria ambedui.

 1. 70    Nacqui *sub Iulio*, ancor che fosse tardi,
 1. 71    e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
 1. 72    nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.

 1. 73      Poeta fui, e cantai di quel giusto
 1. 74    figliuol d'Anchise che venne di Troia,
 1. 75    poi che 'l superbo Ilion fu combusto.

 1. 76      Ma tu perché ritorni a tanta noia?
 1. 77    perché non sali il dilettoso monte
 1. 78    ch'è principio e cagion di tutta gioia?».

 1. 79      «Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
 1. 80    che spandi di parlar sì largo fiume?»,
 1. 81    rispuos'io lui con vergognosa fronte.

 1. 82      «O de li altri poeti onore e lume
 1. 83    vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
 1. 84    che m'ha fatto cercar lo tuo volume.

 1. 85      Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
 1. 86    tu se' solo colui da cu' io tolsi
 1. 87    lo bello stilo che m'ha fatto onore.

 1. 88      Vedi la bestia per cu' io mi volsi:
 1. 89    aiutami da lei, famoso saggio,
 1. 90    ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi».

 1. 91      «A te convien tenere altro viaggio»,
 1. 92    rispuose, poi che lagrimar mi vide,
 1. 93    «se vuo' campar d'esto loco selvaggio:

 1. 94      ché questa bestia, per la qual tu gride,
 1. 95    non lascia altrui passar per la sua via, 
 1. 96    ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;
                                                        
 1. 97      e ha natura sì malvagia e ria,
 1. 98    che mai non empie la bramosa voglia,
 1. 99    e dopo 'l pasto ha più fame che pria.

 1.100      Molti son li animali a cui s'ammoglia,
 1.101    e più saranno ancora, infin che 'l veltro
 1.102    verrà, che la farà morir con doglia.

 1.103      Questi non ciberà terra né peltro,
 1.104    ma sapienza, amore e virtute,
 1.105    e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

 1.106      Di quella umile Italia fia salute
 1.107    per cui morì la vergine Camilla,
 1.108    Eurialo e Turno e Niso di ferute.

 1.109      Questi la caccerà per ogne villa,
 1.110    fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno,
 1.111    là onde 'nvidia prima dipartilla.

 1.112      Ond'io per lo tuo mè penso e discerno
 1.113    che tu mi segui, e io sarò tua guida,
 1.114    e trarrotti di qui per loco etterno;

 1.115      ove udirai le disperate strida,
 1.116    vedrai li antichi spiriti dolenti,
 1.117    ch'a la seconda morte ciascun grida;

 1.118      e vederai color che son contenti
 1.119    nel foco, perché speran di venire
 1.120    quando che sia a le beate genti.

 1.121      A le quai poi se tu vorrai salire,
 1.122    anima fia a ciò più di me degna:
 1.123    con lei ti lascerò nel mio partire;

 1.124      ché quello imperador che là sù regna,
 1.125    perch'i' fu' ribellante a la sua legge,
 1.126    non vuol che 'n sua città per me si vegna.

 1.127      In tutte parti impera e quivi regge;
 1.128    quivi è la sua città e l'alto seggio:
 1.129    oh felice colui cu' ivi elegge!».

 1.130      E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
 1.131    per quello Dio che tu non conoscesti,
 1.132    acciò ch'io fugga questo male e peggio,

 1.133      che tu mi meni là dov'or dicesti,
 1.134    sì ch'io veggia la porta di san Pietro
 1.135    e color cui tu fai cotanto mesti».
 1.136      Allor si mosse, e io li tenni dietro.

COMMENTO
1. Nel mezzo : che la metà della vita cada nel " trentacinquesimo
anno " si apprende dalle parole di Dante nel Convivio (IV, XXIII, 9).
Il viaggio oltremondano comincia, pertanto, nel 1300, la sera
del venerdì santo (cfr. Inf. II, 1 e XII, 112).7. che poco è più morte: Dante si riferisce alla " seconda morte ",
quella dello spirito; soltanto la dannazione; infatti, è poco più
amara della selva che; quale simbolo della vita peccaminosa, ne
costituisce una dolorosa anticipazione.17. pianeta : il sole ere considerato un pianeta e il più adeguato
simbolo della luce di Dio.20. lago del cor: è la cavità del cuore nella quale si raccoglie il
sangue.21. pieta: ansia angosciosa.22. E come quei: e come il naufrago che, con respiro ("lena" )
affannoso raggiunta la riva, si volge al mare (" pelago ") in
tempesta e osserva ( " guata " ) le acque, ancora incredulo di
essere in salvo...
30. sì che 'l piè fermo: sembra che il poeta voglia simboleggiare,
nell'incedere mal sicuro ed esitante, come di chi sia zoppo,
l'incertezza e lo smarrimento che ancora ottenebrano l'animo suo.
Tale è la interpretazione di Piero di Dante, che, forse, l'udì dal
padre.36. più volte volto: più volte fui tentato di tornare indietro.39. quando l'amor divino: reminiscenza biblica; il sole si trova in
congiunzione con la costellazione dell'Ariete (" quelle stelle ") in
primavera, come quando Dio creò il mondo (" mosse di prima..."
).49. Ed una lupa: si e voluto vedere nelle tre fiere quasi lo
specchio della suddivisione dei peccati nell'Inferno; precisamente,
la lonza corrisponderebbe alla frode, il leone alla violenza, la lupa
all'incontinenza. Ad ogni modo, è chiaro che le fiere
rappresentano peccati, o categorie di essi, da cui l'uomo è afflitto.63. chi per lungo silenzio : Virgilio rappresenta la ragione umana
e, quindi, la sua voce appare fioca, sommessa, al peccatore che,
vivendo nel vizio, dalla retta regione si è allontanato. Ma questo
non vuol dire che Virgilio abbia dimostrato di esser "fioco " con
atti o gesti. Senza forzare il valore letterale del verso, può
benissimo intendersi che, nella cornice tra terrena e
oltremondana, offerta dal paesaggio del I canto, l'apparizione di
un essere, che Dante non riesce a distinguere se sia ombra o
persona umana, suggerisce al poeta l'immagine di uno spirito,
quasi di uno spettro che, se dovesse parlare, parlerebbe con voce
simile all'evanescente immagine sua.65. Miserere : "Grido pietoso e solitario, pieno ancora
dell'angoscia, passata in quella notte insonne (Momigliano)". 68. parenti: latinamente, genitore. 72. dei falsi e bugiardi: Virgilio esprime il proprio rammarico
doloroso non essere vissuto in tempo per ascoltare il Verbo del
Cristo. Il poeta lombardo rappresenta per Dante un simbolo più
alto della sola ragione umana; egli è il vate (" Poeta fu "), cantore
di Enea ("quel giusto figliuol d'Anchise"). Sull'interpretazione
cristiana dell'anima virgiliana sembra indulgere il poeta,
conformemente allo spirito medioevale, che scorgeva nell'autore
dell'Ecloga IV, ad Asinio Pollione, quasi un profeta
della venuta del Cristo.87. lo bello stilo: non sembra che debba intendersi in senso
troppo angusto, ma che vada riferito all'alto insegnamento circa la
missione del poeta, per cui Virgilio oltre che " maestro " è "
autore ", cioè colui al quale è dovuta fiducia e obbedienza (cfr.
Conv. IV, VI, 5).92. poi che lagrimar: le lacrime del pentimento denunciano che
Dante è ormai disposto a percorrere il lungo " viaggio " fino alla
redenzione dal peccato.101. infin che 'l veltro: il veltro è un cane veloce ed agile,
particolarmente adatto alla caccia; ed alla lupa, infatti, darà la
caccia (" caccerà ", v. 109) per ogni città (" villa "). Non sembra
possibile stabilire una precisa identificazione del Veltro (Cristo?,
Arrigo VII?, Benedetto XI?,
Cangrande della Scala?, ecc.). Forse, Dante vuol vaticinare una
restaurazione dell'ordine e dell'autorità civile, per opera di un
imperatore, alieno dalla cupidigia dei beni temporali (" terra "), e
dall'amore per il denaro ( " peltro " ), simboleggiati dalla lupa.
Sue doti saranno " sapienza, amore e virtute " che, per tradizione
aristotelica, sono quelle richieste in un capo elettivo.105. tra feltro e feltro: come generico è il significato del Veltro,
così genericamente va intesa, forse, quest'espressione: il
personaggio nascerà di famiglia povera, in quanto il feltro è " una
spezie di panno oltre ad ogni altra vilissima " (Boccaccio).
Questa interpretazione si accorda, a nostro avviso, con la serie di
schietti e modesti eroi che, pur in campo avverso, si batterono per
l'"umile" Italia.107. Cammilla: figlia del re dei Volsci; Turno, Eurialo e Niso, figlio
del re dei Rutuli il primo, giovani troiani gli altri, sono eroi
virgiliani.112. per lo tuo me': per il tuo meglio; più che: per il tuo bene.117. la seconda morte : è la francescana " morte secunda " del
Cantico delle creature, la morte dell'anima, la dannazione, come
si è visto al v. 7.125. ribellante: non è, Virgilio, un ribelle in senso stretto. Non si
oppose alla legge di Dio, né la trasgredì, ma non ebbe fede nel
Cristo venturo, come invece fecero i Santi Padri; perciò abita il
Limbo.132. questo male e peggio: il presente abbrutimento nel vizio e la
conseguente dannazione.134. la porta di san Pietro : la porta del Purgatorio, che consente
l'accesso al Paradiso, meta ultima della salvazione.

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

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BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

RESTAURO CONSERVATIVO DELL’ARCO ADRIANO. SISTEMAZIONE DEL TRATTO DI VIA APPIA TRA ANFITEATRO ED ARCO ADRIANO

RICHIESTA FINANZIAMENTO

Euro 2.470.698,58

arco adriano

arco adriano

villetta l.sturzo

PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

PROGETTO PER LA VILLETTA TEMPO LIBERO ALLA VIA L. STURZO

RICHIESTA DI FINANZIAMENTO:

euro 127.000,00

villetta l. sturzo

villetta l. sturzo

asilo nido

PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

PROGETTO DI ASILI NIDO PER BAMBINI DA 0 A 36 MESI IN VIA ALBANA 107

TOTALE DEL FINANZIAMENTO:

euro 699.438,18

asilo nido

asilo nido

PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE