prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

mercoledì 21 ottobre 2015

Fioretti di San Francesco: capitolo diciotto

Del maraviglioso capitolo che tenne san Francesco a Santa Maria degli Angeli, dove furono oltre cinquantamila frati. Il fedele servo di Cristo Francesco tenne una volta un capitolo generale a Santa Maria degli Angeli, al quale capitolo si raunò oltre a cinquantamila frati; e vennevi san Domenico, capo, e fondamento dello Ordine de’ frati Predicatori, il quale allora andava di Borgogna a Roma. E udendo la congregazione del capitolo che san Francesco facea in nel piano di santa Maria degli Angeli, si l’andò a vedere con sette frati dell’Ordine suo. Fu ancora al detto capitolo un cardinale divotissimo di san Francesco, al quale egli avea profetato ch’egli dovea essere Papa, e così fu; il quale cardinale era venuto istudiosamente da Perugia, dov’era la corte, ad Assisi; ogni dì venia a vedere san Francesco e’ frati suoi, e alcuna volta cantava la Messa, e alcuna volta faceva il sermone ai frati in capitolo, e prendeva il detto cardinale grandissimo diletto e divozione quando veniva a visitare quel santo collegio. E veggendo in quella pianura sedere intorno a Santa Maria i frati, a schiera a schiera, qui quaranta, ove cento, dove ottanta insieme; tutti occupati nel ragionare di Dio in orazioni, in lagrime, in esercizi di caritade, e stavan con tanto silenzio e con tanta modestia che ivi non si sentia uno rumore, nessun storpìccio; e maravigliandosi di tanta moltitudine così ordinata, con lagrime e con grande divozione diceva: Veramente questo si è il campo e lo esercito de’ cavalieri di Dio. Non si udiva in tanta moltitudine niuno parlare favole, o buffe; ma, dovunque si raunava una schiera di frati, o egli oravano, o eglino diceano ufficio, o piagneano i peccati loro, de’ loro benefattori, o e’ ragionavano della salute delle anime. Erano in quel campo tetti di graticci e di stuoie, distinti per torme, secondo frati di diverse provincie; e però si chiamava quel capitolo, il capitolo de’ Graticci, ovvero delle Stuoie; i letti loro si era la piana terra, e chi avea un poco di paglia, i capezzali si erano o pietre, o legni. Per la qual cagione, era tanta divozione di loro a chiunque gli udiva o vedea, e tanta la fama della lor santitade, che della corte del Papa, ch’era allora a Perugia, e delle altre terre di valle di Spoleto veniano a vedere molti conti, baroni e cavalieri, e altri gentili uomini, e molti popolani e cardinali e vescovi e abati con molti altri cherici, per vedere quella così santa e grande Congregazione e umile, la quale il mondo non ebbe mai, di tanti santi uomini insieme; e principalmente veniano a vedere il capo, e Padre santissimo di quella santa gente, il quale avea rubato al mondo così bella preda, e raunato così bello e divoto gregge a seguitare l’orme del vero Pastore Gesù Cristo. Essendo dunque raunato tutto il capitolo generale, il santo padre di tutti e generale ministro, san Francesco, in fervore di spirito propone la parola di Dio: troppo maggiori sono promesse a noi da Dio, e predica loro in alta voce quello che lo Spirito Santo li facea parlare; e per tema del sermone propuose queste parole: Figliuoli miei, gran cose abbiamo promesse a noi da Dio, se osserviamo quelle che abbiamo promesse a lui: e aspettiamo di certo quelle che sono promesse a noi. Brieve è il diletto del mondo; la pena che seguita ad esso è perpetua; piccola è la pena di questa vita, ma la gloria dell’altra vita è infinita. E sopra queste parole predicando divotissimamente, confortava e inducea i frati a obbedienza, ed a riverenza della santa Madre Chiesa, e alla caritade fraternale, a adorare Iddio per tutto il popolo, ad aver pazienza nelle avversitadi del mondo e temperanza nella prosperità, a tener mondizia e castitade angelica, e ad avere pace e concordia con Dio e con gli uomini e colla propria coscienza, e amore e osservanza della santissima povertade. E quivi disse egli: Io comando, per merito della santa obbedienza, a tutti voi che siete congregati qui, che nullo di voi abbia cura nè sollecitudine di veruna cosa di mangiare, o di bere, o di cose necessarie al corpo, ma solamente intendere a orare e laudare iddio: e tutta la sollecitudine del corpo vostro lasciate a lui, imperocchè egli ha speziale cura di voi. E tutti quanti ricevettero questo comandamento con allegro cuore e con lieta faccia, e compiuto il sermone di san Francesco, tutti si gettarono in orazione. Di che san Domenico, il quale era presente a tutte queste cose, fortemente si maravigliò del comandamento di san Francesco e riputavalo indiscreto, non potendo pensare, come tanta moltitudine si potesse reggere senza avere nessuna cura e sollecitudine delle cose necessarie al corpo. Ma ’l principale Pastore Cristo benedetto, volendo mostrare com’egli ha cura delle sue pecore e singolare amore a’ poveri suoi, immantenente ispirò alle genti di Perugia, di Spoleto, di Fuligno, di Spello e d’Assisi e delle altre intorno, che portassero da mangiare e da bere a quella santa Congregazione. Ed eccoti subitamente venire dalle predette terre uomini con somieri, cavalli, carri, carichi di pane, di vino, di fave e di cacio e di altre buone cose da mangiare, secondo che ai poveri di Cristo era di bisogno. Oltre a questo, recavano tovaglie, orciuoli, ciotole, bicchieri e altri vasi, che faceano mestieri a tanta moltitudine: e beato si riputava chi più cose potesse portare o più sollecitamente servire; intanto che eziandio i cavalieri, e li baroni, e altri gentili uomini che veniano a vedere, con grande umiltà e devozione servirono loro innanzi. Per la qual cosa san Domenico, vedendo queste cose, e cognoscendo veramente che la Provvidenza divina si adoperava in loro, umilmente si ricognobbe ch’avea falsamente giudicato san Francesco di comandamento indiscreto; e andando innanzi, inginocchiossi, e umilmente disse sua colpa, e aggiunse: Veramente Iddio ha cura speziale di questi santi poverelli, e io non lo sapea: e io da ora innanzi prometto d’osservare la evangelica povertà santa; e maledico dalla parte di Dio tutti i frati dell’Ordine mio i quali nel detto Ordine prosumeranno d’avere del proprio. Sicchè san Domenico fu molto edificato della fede del santissimo Francesco, e della obbedienza della povertà di così grande e ordinato collegio, e della Provvidenza divina, e della copiosa abbondanza d’ogni bene. In quel medesimo Capitolo fu detto a san Francesco, che molti frati portavano il cuorello in sulle carni, e cerchi di ferro, per la qual cosa molti ne infermavano, onde ne morivano, e molti n’erano impediti dallo orare. Di che san Francesco, come discretissimo Padre, comandò per la santa obbedienza, che chiunque avesse o cuorello o cerchio di ferro, se lo traesse, e ponessero dinanzi a lui, e così feciono; e furono annoverati bene cinquecento cuorelli di ferro; e troppo più cerchi, tra da braccia, e da ventri; intanto che fecero un grande monticello: e san Francesco li fece lasciare ivi. Poichè fu compiuto lo capitolo, san Francesco confortandoli tutti in bene, e ammaestrandoli, come dovessero iscampare senza peccato di questo mondo malvagio, con la benedizione di Dio e la sua, gli rimandò alle loro provincie tutti consolati di letizia spirituale.

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

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