Quasi 19 minuti di discorso, interamente diretto ai cittadini in toni colloquiali e un'ambientazione familiare per il suo primo messaggio di capodanno. Seduto in poltrona con in bella vista le tradizionali bandiere, Mattarella ha scelto questa volta di far entrare, almeno un pochino, gli italiani in casa del
presidente.
Parte subito duro Mattarella, dalle difficoltà che rimangono in un Paese che comunque ricomincia a muoversi. Per prima l'inaccettabile disoccupazione che affligge soprattutto il Mezzogiorno: «L'occupazione è tornata a crescere. Ma questo dato positivo, che pure dà fiducia, l'uscita dalla recessione economica e la ripresa non pongono ancora termine alle difficoltà quotidiane di tante persone e di tante famiglie. Il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani», scandisce agli italiani riuniti per brindare a un nuovo anno ancora troppo gravido di incognite.
In un mix bilanciato di realismo e carica energizzante il capo dello Stato non nasconde che «la condizione economica dell'Italia va migliorando e che le prospettive per il 2016 appaiono favorevoli». Ma nessuno può crogiolarsi su dati ancora incerti, né le forze politiche, né i cittadini. Sì, perchè il discorso del presidente non è asettico, non punta le nuvole ma chiama in causa anche il singolo, il cittadino e i suoi comportamenti, spesso virtuosi, a volte indegni di un Paese civile.
Come l'inaccettabile evasione fiscale che, ricorda Sergio Mattarella, «vale ben 7,5 punti di pil» e danneggia la crescita e «gli onesti». «Soltanto dimezzando l'evasione si potrebbero creare oltre 300.000 posti di lavoro» aggiunge spiegando che finalmente in Italia si respira un clima diverso e cresce la consapevolezza che «le tasse sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero».
Ma ecco che irrompe nelle case degli italiani anche un inaspettato presidente ambientalista che affronta di petto nodi che da troppo tempo viaggiano sottotraccia. «In questi giorni avvertiamo allarme per l'inquinamento. Il problema dell'ambiente, che a molti e a lungo è apparso soltanto teorico, oggi si rivela concreto e centrale», spiega il capo dello Stato forse notando l'assenza dei partiti sul tema. E quindi l'unico vero affondo politico su un tema di strettissima attualità, quello dello smog che attanaglia le nostre città: serve «maggior impegno delle istituzioni, nazionali e locali» e non basta «chiedere ai cittadini di limitare l'uso delle auto private». Bisogna fornire anche un «trasporto pubblico efficiente e purtroppo non dovunque è così».
Ma non solo: il presidente entra non solo nelle case degli italiani ma anche nelle cucine, in queste ore particolarmente attive, e lancia un richiamo civico di forte impatto per una nazione che con la spazzatura non ha mai avuto un buon rapporto: «il compito di difendere l'ambiente ricade in parte su ciascuno di noi. Molto della qualità della nostra vita dipende dalla raccolta differenziata dei rifiuti e dal rispetto dei beni comuni. Non dobbiamo rassegnarci alla società dello spreco e del consumo distruttivo di cibo, acqua, energia».
Mattarella ha scelto il primo messaggio agli italiani del suo settennato per riportare in superficie il tema dei diritti civili, mostrando, lui cattolico praticante, quanto un presidente possa laicamente ricordare valori universali e repubblicani. In primis le donne alle quali invia un «pensiero di riconoscenza». «Fanno fronte - ricorda - a impegni molteplici e tanti compiti, e devono fare ancora i conti con pregiudizi e arretratezze. Con una parità di diritti enunciata ma non sempre assicurata; a volte persino con soprusi o violenze». E non è un caso se quattro nomi citati nel suo discorso sono femminili: Fabiola Giannotti, che assume la direzione del Cern di Ginevra, l'astronauta Samantha Cristoforetti e l'atleta paralimpica Nicole Orlando. E non scorda un quarto nome, quello di Valeria Solesin, purtroppo uccisa dai terroristi fondamentalisti al Bataclan di Parigi.
L'orgoglio di essere italiani, quindi. E il coraggio di tornare alla «legalità», anche all'interno di un tema caldo come quello dell'immigrazione. «Serve accoglienza, ma serve anche rigore», premette il presidente. «Chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro Paese. Deve essere aiutato ad apprendere la nostra lingua, che è un veicolo decisivo di integrazione». E «quegli immigrati che commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono. Quelli che sono pericolosi vanno espulsi», aggiunge con chiarezza spiegando però che la gran parte dei cittadini stranieri si sono integrati «rispettando le nostre leggi e pagando le tasse».
Vi è poi un fenomeno molto italiano, quello «dell'illegalità, di chi corrompe e di chi si fa corrompere. Di chi ruba, di chi inquina, di chi sfrutta». E questi sono comportamenti inaccettabili, da sradicare. Anche perchè, ricorda, «la quasi totalità dei nostri concittadini crede nell'onestà e pretende correttezza». Infine un realistico passaggio sul terrorismo: «il pericolo esiste ma si sta operando con grande impegno per prevenirlo. Vogliono impaurirci. Non glielo permetteremo. Difenderemo le conquiste della nostra civiltà e la libertà delle nostre scelte».
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