prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

venerdì 11 maggio 2018

                         Le zone bianche e l'obbligo di ripianificazione nel 

                         P.R.G ( Piano Regolatore Generale ) - Fondi Vincolati


“Le zone bianche, l’obbligo di ripianificazione ed il risarcimento del danno”
Problematica sempre attuale per gli enti locali: la scadenza dei vincoli espropriativi con conseguente formazione di una zona priva di destinazione urbanistica, ossia zona c.d. bianca. 
Se una zona diventa c.d. bianca, per decorso dei cinque anni dalla originaria imposizione del vincolo espropriativo senza che sia stata adottata la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, l’ente territoriale competente deve provvedere rischiando, seriamente, la condanna al risarcimento del danno da ritardo. 
Occorre fare un breve passo indietro. 
Per espropriare un bene sul quale deve essere realizzata un’opera pubblica o di pubblica utilità occorre, dapprima, imporre il vincolo espropriativo, della durata di cinque anni; vincolo che può sorgere o direttamente dal piano regolatore generale o da una variante generale di piano o da una variante specifica. 
Nei cinque anni dalla imposizione del vincolo, l’autorità espropriante deve, se vuole realizzare l’esproprio, dichiarare la pubblica utilità dell’opera con l’approvazione del progetto definivo dell’intervento in assenza della quale il vincolo decade e l’area diventa, appunto, priva di destinazione urbanistica, ovvero zona bianca. 
Il problema non è da poco per le amministrazioni. 
L’Ente che si trova dinanzi ad una zona bianca ha l’obbligo di ripianificare; se non provvede, da quando è decaduto il vincolo espropriativo scatta un inadempimento che lo obbliga al risarcimento del danno da inerzia o, semplicemente, da ritardo.
Situazioni di questo genere, in Italia, ce ne sono a iosa, ossia casi nei quali gli Enti preposti sono inadempienti all’obbligo di ripianificazione; dinanzi a tale inerzia le PA rischiano sicure condanne dei Giudici amministrativi per inadempimento o ritardo che vanno assolutamente scongiurate. 
Tecnicamente per il privato proprietario di un’area diventata zona bianca è facilissimo: basta rivolgersi al TAR territorialmente competente con un ricorso avverso il silenzio della PA e chiedere la condanna dell’Ente alla ripianificazione con conseguente pagamento del danno per l’inerzia. 
Dinanzi a richieste siffatte, i GA sono costretti ad intervenire (se del caso nominando un commissario ad acta) condannando la PA alla ripianificazione secondo le proprie volontà ed, al contempo, riconoscendo il danno da inerzia o da ritardo al ricorrente. 
L’inadempimento dell’Ente richiede la combinazione tra l’art.2-bis della legge n.241/90 e le previsioni del Codice del processo amministrativo (segnatamente dell’art.31). 
Si segnala una sentenza, perché a mio modesto avviso, emblematica, del TAR Abruzzo, L’Aquila, la n. 768 del 10 novembre 2012, che si focalizza proprio sul danno da ritardo della PA dinanzi ad una istanza di riqualificazione proposta da un privato su un’area divenuta zona bianca per scadenza dei cinque anni dalla imposizione del vincolo senza la necessaria dichiarazione di pubblica utilità. 
Nel caso segnalato, il TAR decidente ha condannato il Comune interessato ad  offrire al ricorrente, nel termine di giorni sessanta dalla comunicazione e/o notifica della sentenza, una somma a titolo di risarcimento del danno da ritardo commisurata ai criteri individuati in motivazione.
In particolare ha puntualizzato che l’azione che aveva avviato il giudizio era collegata ai criteri introdotti nel 2009 con l’art. 2 bis della legge 241/90 (poi processualmente ridisciplinata dal CPA), e che attengono alla violazione dei termini del procedimento, ormai a prescindere dalla spettanza o dall’avvenuto riconoscimento del bene della vita; quanto alla concreta sussistenza di un danno ingiusto (e non già di una generica pretesa alla puntualità dell’azione amministrativa), il TAR L’Aquila ha precisato, richiamando un proprio precedente (sent. 548/11), che il bene della vita preteso dai ricorrenti è la definizione del procedimento di variante tesa alla individuazione di destinazione urbanistica e dunque di positiva utilizzabilità della proprietà, che è presupposto della sua concreta utilizzazione: la conseguenza di tale situazione è che “ogni ritardo nella emanazione di atti necessari nel corso della procedura costituisce danno in quanto osta alla effettiva disponibilità del bene”.
Sull’entità del ritardo, il dies a quo per il Comune, secondo il TAR, va calcolato dal giorno successivo a quello in cui è scaduto il termine annuale a disposizione per provvedere sull’istanza di riclassificazione. 
Circa la quantificazione del ristoro economico, riconosciuta la diligenza probatoria esperita dal ricorrente premunitosi anche di una documentata perizia di parte sulla stima del terreno, pur in presenza di danno irriducibile ad una esatta quantificazione matematica il TAR ha rinviato ad un accordo tra le parti, non  escludendo la possibile individuazione di parametri certi, con ricorso alla procedura prevista dall’art. 34 comma 4 del CPA, che prevede come, in assenza del raggiungimento di un accordo sul quantum, ovvero se non si rispetta quanto previsto in un raggiunto accordo, è ben possibile richiedere al TAR la determinazione della somma dovuta o la condanna all’adempimento degli obblighi ineseguiti. 
Nel caso specifico l’organo decidente prevede che la somma che il Comune dovrà offrire al ricorrente potrà essere commisurata ai benefici che il ricorrente stesso avrebbe conseguito durante i mesi di inerzia amministrativa qualificata, perpetrata dal Comune intimato dopo la scadenza del termine annuale per provvedere, con specifico riguardo ai mancati introiti derivanti, per quel periodo, dallo sfruttamento dei terreni con la destinazione edificatoria prevista nella stessa zona dal PRG, introiti calcolati sulla base delle rendite normali di suoli consimili come risultanti da dati pubblici ed ufficiali in ambito provinciale. 
Il TAR è andato oltre, stabilendo che la somma come sopra determinata dovrà essere ridotta in via equitativa del 20%, in ragione dell’incertezza sui contenuti finali delle determinazioni regolatorie ancora in itinere; dovrà essere, invece, aumentata della rivalutazione monetaria e degli interessi legali da calcolarsi fino alla data di deposito della sentenza e, successivamente, dei soli interessi legali fino al soddisfo.
Nel caso trattato, l’organo decidente ha dettato dei parametri per la quantificazione del danno che, volendo, avrebbero potuti essere sostituiti anche da una somma di denaro fissa. 
In altro precedente, infatti, sempre il TAR Abruzzo, ma questa volta sezione Pescara, sentenza n.406 del 12 ottobre 2012, dinanzi all’inerzia a provvedere di un Comune su una istanza di ripianificazione di una zona bianca, nel condannare la PA alla ripianificazione ha quantificato in € 100,00 al mese, a far data dalla scadenza del termine dell’inadempimento e fino alla approvazione della nuova destinazione di zona, il danno da inadempimento da riconoscere al ricorrente. 
Il caso da ultimo segnalato merita una riflessione, soprattutto nel punto in cui condanna al pagamento di una somma di denaro fino alla definitiva approvazione e non alla semplice adozione di una nuova destinazione di piano sull’area. 
Le conseguenze economiche, per gli enti coinvolti da un inadempimento su una istanza di ripianificazione possono essere devastanti sia che si possa arrivare ad una condanna generica all’accordo sul quantum (come nel primo dei due casi segnalati), sia che si subisca una condanna ad una somma fissa di denaro (come nel secondo dei casi). 
Meglio, allora, provvedere per tempo dinanzi a vincoli espropriativi scaduti ed evitare certe condanne all’ adempimento ed altrettante certe condanne al risarcimento del danno da ritardo.  


Santa Maria Capua Vetere, lì 11 Maggio 2018

Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco 









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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE