prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

giovedì 28 febbraio 2013

INTELLIGENTI PAUCA !


fidus Achates
- il fede Acate- . Acate è il
personaggio che appare al fianco di
Enea, come amico e consigliere, nel
poema virgiliano. L'espressione
definisce ancora adesso un amico
anziano e assennato; è adoperata
anche ironicamente, quando allude a
persone che, non per affetto ma per
tornaconto, sta sempre vicino ad un
potente.


fatale monstrum
-prodigio terribile del destino-; la
definizione fu creata dal poeta Orazio
per Cleopatra; si usa ora per ogni
persona che reca lutti e rovine a sè e
agli altri.

VANGELO DEL GIORNO


Giovedì 28 febbraio
S. Romano
NELLA VITA, TU HAI RICEVUTO I TUOI BENI, E LAZZARO I SUOI MALI
Prima lettura  Ger 17,5-10

Così dice il Signore: «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Be­nedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell'anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti. Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere? Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni».

Salmo 1: Beato l'uomo che confida nel Signore.

IL VANGELO
 
Dal Vangelo secondo Luca  16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso dì sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra ì tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma': Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: `Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio pa­dre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non venga­no anch'essi in questo luogo di tormento': Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro': E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno': Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».

LA NOTA ESEGETICA
La parabola si presenta come l'antitesi della parabola dell'amministratore astuto (Lc 16,1-9). Essa illustra il ro­vesciamento di situazione che avviene nell'aldilà tra un ricco indifferente ai bisogni altrui, e un povero privato di tutto. Una seconda parte, a partire dal v.27, vuole rispondere alla domanda: come convertire un ricco. Non servono
apparizioni, ma l'apertura del cuore alla Parola di Dio.

IL COMMENTO SPIRITUALE
Questo insegnamento di Gesù è particolarmente duro, e non poteva essere altri­menti. Difatti, si tratta di rimuovere alla radice l'idea che una vita fortunata signi­fichi che è particolarmente benvoluta dagli dei, mentre una condizione svantag­giata è tale perché indifferente alla provvidenza divina. Una convinzione antica, ma che oggi a volte vediamo affiorare nelle considerazioni che la ricchezza non è una colpa, ma un merito, mentre la povertà è sicuramente frutto di incapaci­tà. Agli occhi di Dio non c'è alcuna indagine sul conto bancario degli uomini che bramano alla salvezza. Anzi, è più facile che un ricco perda il treno per il Regno dei cieli, perché quel treno ha solo carrozze di terza classe, e lui non è capace ad abbassarsi a tanto. È difficile persuaderli, perché l'attaccamento ai beni materiali può offuscarne la coscienza. Ecco, dunque, che i beni di cui disponiamo, le risorse di cui godiamo, devono sempre essere un mezzo per vivere per Dio e in comunione con le necessità degli altri. Il talento, la capacità di creare risorse, saranno così finalizzati ai prossimi, ai bisognosi.

mercoledì 27 febbraio 2013

VANGELO DEL GIORNO


MERCOLEDI 27 FEBBRAIO
 S. Gabriele dell'Addolorata
LO CONDANNERANNO A MORTE
Prima lettura   Ger 18,18-20

I nemici del profeta dissero: «Venite e tramiamo insidie contro Geremia, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti né il consiglio ai saggi né la parola
ai profeti. Venite, ostacoliamolo quando parla, non badiamo a tutte le sue parole». Prestami ascolto, Signore, e odi la voce di chi è in lite con me. Si rende forse male per bene? Hanno scavato per me una fossa. Ricordati quando mi pre­sentavo a te, per parlare in loro favore, per stornare da loro la tua ira.

Salmo 30: Salvami, Signore, per la tua misericordia.
 IL VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo  20,17-28

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qual­cosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla, tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù lì chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimo­no. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria
vita in riscatto per molti».

IL COMMENTO SPIRITUALE     
È probabile che i discepoli di Gesù s'aspettino tante buone cose dal loro essere i più vicini al Messia, al guaritore che fa miracoli, attrae le folle, annuncia il Regno dei Cieli.
Un certo entusiasmo deve attraversarli, mentre vanno verso Gerusalemme, fidu­ciosi che avrebbero ricevuto un'accoglienza trionfale. Gesù gli spiega come stan­no le cose: sta andando incontro allo scherno, alla flagellazione e alla crocifissio­ne. Niente da fare, però: i discepoli hanno la testa dura, non colgono fino in fondo questo annuncio della passione. Si contendono il ruolo di prescelto, di più caro a Gesù, credendo con ciò di ricavare benefici maggiori. Gesù sa che scapperan­no tutti nell'ora della sofferenza. Con amore li sprona ad abbandonare l'inutile competizione sul posto accanto a lui, perché ciò che conta per essere innalzato è il farsi servo, il sacrificio della vita. Il Figlio dell'uomo morirà appeso al legno della croce, innalzato sì, ma per essere trafitto dai chiodi e infilzato al cuore. Ecco il posto più alto.

IL TESTIMONE

S. Gabriele dell’Addolorata
Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838 da famiglia agiata. Il padre, Sante, era governatore nello Stato pontificio. Il giovane Francesco amava la ricercatezza nel vestire, la caccia, era un provetto ballerino, ma una serie di infermità e la morte di una sorella di­letta gli fecero considerare la vanità di ogni cosa: senza rimpianti lasciò tutto per farsi a 18 anni passionista col nome di Gabriele. La sua vita da religioso non ebbe nulla di clamoroso, ma fu esem­plare. Rigoroso nelle penitenze, non fu mai sentito lamentarsi. Amava in modo
indicibile la Vergine Maria, di cui vol­le condividere i dolori per le ferite al corpo mistico di Cristo apportate dal dilagante ateismo. «Il mio paradiso - diceva - sono i dolori della cara Madre mia». Egli la scelse come Madre anche del suo futuro sacerdozio, al quale tut­tavia non poté mai pervenire perché una grave malattia durata ben cinque anni e da lui eroicamente sopportata lo condusse alla morte anzitempo il 27 febbraio del 1862, a Isola del Gran Sasso, dove era giunto tre anni prima. Aveva appena 24 anni.

martedì 26 febbraio 2013

VANGELO DEL GIORNO


MARTEDI’ 26 FEBBRAIO
S. Nestore
DICONO E NON FANNO 
Prima lettura   Is 1,10.16-20

Ascoltate la Parola del Signore, capi di Sòdo           ma; prestate orecchio all'insegamento del nostro Dio, popolosi di Gomorra! –Lavatevi purificatevi allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare    il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova- . – Su, venite e discutiamo- dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se sarete docili e ascolterete            mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato-.
Salmo 49: A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.

IL VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla catte­dra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbi", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

IL COMMENTO SPIRITUALE     
La dottrina è professata dai dotti, e i dotti pretendono sempre un posto di riguardo nella società. Questo può andare bene (forse!) per la medicina, per l’ingegneria, per la giurisprudenza... di sicuro non va bene quando a essere professata è la fede in Dio. Essa non è un discorso convincente ed erudito sulle cose di Dio, ma è sapienza che si trasmette anche attraverso la vita e le opere. Teorizzare Dio senza fare ed essere la sua Parola è un'impresa vana. La sua Parola è condizione di umiltà e di servizio, non può in alcun modo essere causa di vanagloria o supremazia. Per questo nella logica di Gesù la piramide dell'eccellenza viene capovolta chi pretende il posto più alto, vale meno di tutti, e chi sacrifica sé stesso per gli altri avrà il posto che gli spetta, il più importante, quello per cui vale la pena trasmettere la dottrina cristiana.
I veri dotti che la Chiesa proclama sono i suoi "Dottori'. pensiamo a Caterina da Siena, Edith Stein o Teresa di Lisieux, e comprenderemo il significato della dottri­na cristiana.

L’ESPERIENZA

Viaggio di ritorno
Mio marito era felice di andare in pen­sione perché avrebbe dedicato il tempo libero al volontariato. Ma dopo appena un anno, ha subìto un incidente grave se­guito da un ictus. Nel giro di poco tempo la nostra vita è cambiata radicalmente. Questa nuova condizione mi ha aperto gli occhi e mi ha aiutato a capire che ogni fase della vita ha la sua bellezza. Non ser­ve guardare al passato né sperare una futura trasformazione. Vedo nel presente una crescita costante nell'amore, attra­verso i piccoli gesti, e ciò alimenta una nuova fede in Dio. Un giorno al centro di riabilitazione abbiamo visto arrivare un taxi da cui, con molta difficoltà scende­va una signora. Ha cominciato a salutarci con entusiasmo agitando la stampella, il volto illuminato da un grande sorriso. Ho guardato mio marito. Anche lui la sa­lutava con entusiasmo. Ripensando alla sua vita di appena un anno fa, sono stata toccata dalla sua capacità di accettare pienamente sia gli altri che sé stesso. Ha ragione Igino Giordani quando scrive: «Visto in Dio, questo processo che chia­miamo invecchiare è un progresso verso Dio, un avvicinarsi a casa: il viaggio di ri­torno» .
                                                                                                         P. M. — Australia

lunedì 25 febbraio 2013

DAL BOLLETTINO COMUNALE DEL 1983


AGOSTO 1983 - BOLLETTINO COMUNALE D'INFORMAZIONE

E' un gioiello la Piscina Comunale

Tra gli impianti sportivi esistenti nella nostra città, la piscina comunale è senza dubbio uno dei più importanti sia come struttura che come punto di riferimento .per l'intera provincia per le discipli­ne natatorie. Infatti l'impianto, oltre ad ospitare la normale attività, è sede degli incontri di campiona­to della locale squadra di pallanuoto del presidente Lello Sapienza e recentemente ha ospitato la semi­finale « Allievi B » girone « E » del campionato na­zionale di pallanuoto. E' stato un appuntamento sportivo al quale hanno preso parte giovani atleti provenienti da diverse regioni e che ha fatto in modo di poter inserire S. Maria C. V. nei circuiti della pallanuoto nazionale. Attualmente la piscina comunale è data in gestione alla Cooperativa « Spor­tivi Sammaritani » che ne programma l'attività e provvede alla manutenzione.
L'impianto sorge nei pressi dell'Anfiteatro su di un'area di circa 60.000 metri quadrati in una zona individuata dallo strumento urbanistico come « Parco Urbano ». E' formato da due vasche, una di 33 metri per 15 e l'altra per i bambini di 6 me­tri per dodici. La prima vasca ha una profondità che varia da un metro e ventisette ad un metro e no­vanta su una superficie di 500 metri quadrati per un volume di 810 metri cubi. La vasca più piccola ha una profondità di novanta centimetri su una superficie di 74 metri quadrati per un volume di 67 metri cubi. L’impianto a terra è formato da pareti in acciaio galvanizzato con bordo sfioratore che elimina l'onda di ritorno e da una vasca di compen­sazione che permette di tenere l'acqua sempre allo stesso livello. Per quanto riguarda, poi, la sterilizza­zione dell'acqua, essa viene depurata con un appa­recchio denominato « Hydroclorinator » che non produce cloro, ma biossido di cloro che agisce sui coli-batteri e sui vibrioni senza, peraltro, combinarsi con altre sostanze.
Il tutto è coperto da un pallone pressostatico alto sei metri e dalle dimensioni idi 54 metri per 23. La copertura è in tessuto poliestere ad alta resistenza e consente lo svolgimento di manifesta­zioni in assoluta sicurezza, essendo collaudata allo strappo, alle radiazioni, al calore ed alle intemperie. Tre sono i tunnel di ingresso all'impianto, due do­tati di porte rotanti ed uno con porta normale; altre due porte entrano in funzione in una eventuale emergenza Il tutto è completato da un impianto di riscaldamento, da spogliatoi divisi per sesso, atrio, docce, strade di accesso, nonché viali ed aiuole che contribuiscono a rendere la intera zona particolar­mente accogliente.
Da segnalare, infine, le interessanti modalità amministrative per realizzare l'opera. Infatti, per la prima volta a livello locale, è stata sperimentata la formula del « leasing», vale a dire che l'impianto è stato dato in fitto all'Amministrazione Comunale dalla ditta costruttrice con diritto di riscatto dopo cinque anni.
























LE POESIE DI ANITA PAPA



Sempre dal volume "Elisi mai attinti della nostra" Anita papa pubblichiamo

TENTENNANTE ASCENDERO'...                             STUPORE
Tacito                                                                               Se un bagliore blandisce l'animo
il tempo                                                                            lo scudo si frange;
dipana il suo gomitolo.                                                    confusi, irregolari
Tentennante                                                                     si dileguano
ascenderò al sentiero                                                       i crucci del passato
di un adescante desio...                                                    e cerulea , malinconica
                                                                                         s' illumina
Silente                                                                              stupita  
mi allontanerò,                                                                la tua effigie.
chiedendo l 'uscio
nell'ora del tramonto.
  

INTELLIGENTI PAUCA !




oculos habent ac non vident
-hanno gli occhi, ma non vedono-.
La battuta, che compare nei testi
sacri, ha il suo esatto corrispondente  
nel proverbio italiano: - non c'è 
peggior sordo di chi non vuole sentire -.


eventus docet 
-quel che è successo insegna - .
La battuta fa parte di quel complesso di 
motti che, assorbiti dalla cultura
superficiale di un certo habitat
sociale in cui l'apparenza domina 
sulla sostanza, vogliono ammonire 
con solennità (e la lingua dotta in cui sono 
formulati dà maggior peso a 
questo atteggiamento),avvertendo
che occorre saper trarre il giusto
insegnamento dalla riflessione sui 
fatti avvenuti.


exempla trahunt 
-gli esempi trascinano-; l'aforisma,
preceduto dall'altro detto: verba 
movent (-le parole, muovono-), esalta
la potenza travolgente dell'esempio 
offerto agli altri come modello di vita. 
   

VANGELO DEL GIORNO


Lunedì 25 febbraio    
B. Sebastiano di Aparicio
PERDONATE E SARETE PERDONATI.
Prima lettura Dn 9,4-10

Signore Dio, grande e tremendo, che sei fedele all'alleanza e benevolo verso
coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato
e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo al­lontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali nel tuo nome hanno parlato ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancora oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i delitti che hanno commesso contro di te. Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro dite; al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, né seguito quelle leggi che egli ci aveva dato per mezzo dei suoi servi, i profeti.

Salmo 78: Signore, non trattarci secondo i nostri peccati
 
Dal Vangelo secondo Luca  Lc 6,36-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Pa­dre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non con­dannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grem­bo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

LA NOTA ESEGETICA
Questa serie di parole di Gesù esplicita l'esigenza dell'amore del nemico, e presenta come modello l'agire del Padre. Il passivo dei verbi —"non sarete giudicati" ,"non sarete condannati" ecc. -- è un passivum divinum , che ha Dio come soggetto implicito.

IL COMMENTO SPIRITUALE
La Quaresima è tempo di conversione, cioè di comprensione dei propri limiti e della necessità di impegnarsi pienamente alla realizzazione del disegno di Dio su di noi. Non si tratta di un'esperienza di autosuggestione. Anzi, Gesù ci insegna che la nostra conversione è resa possibile dalla misericordia di Dio, la quale è misura del nostro modo di avere misericordia per gli altri. Se tutti vivessimo quanto lui ci insegna, saremmo circondati di misericordia e vivremo sempre e solo col Risorto fra noi. Nulla ci mancherebbe, perché la reciprocità con la quale si vivrà la 'cul­tura del dare" frutterà misure traboccanti, eccedenti, a significare la gloria di chi vive solo per Dio.
Ogni regime di scarsità di beni, di penuria alimentare, di insufficienti condizioni di vita, è frutto della cultura dell'egoismo rapace, della giustizia individualista che crede di fondare sul più forte la distribuzione dei beni. Nell'insegnamento di Gesù, la misericordia è causa della prosperità. Una ricetta che l'economia, soprattutto di questi tempi, non dovrebbe dimenticare.

L’ESPERIENZA
Al supermercato
Alla cassa del supermercato invito una signora dietro di me nella fila a passare avanti, dato che il mio carrello contiene più spesa del suo.
Quando lei sta per andare via, ringra­ziandomi, chiede se faccio la raccolta dei punti: lei ne avrebbe da parte, ma non le servono.
Accetto con gioia, soprattutto quando vengo a sapere che ormai la distribuzio­ne dei punti è finita da una settimana e io so che me ne mancano per aver dirit­to ad un oggetto che ho progettato di regalare a qualcuno.
Quando arrivo a casa, lo stupore diven­ta commozione: i punti che mi sono stati offerti sono esattamente quelli che mancavano.
                                                                                                                  T.M.-Lazio

domenica 24 febbraio 2013

VANGELO DEL GIORNO


Domenica 24 febbraio
II di Quaresima
MENTRE GESÙ PREGAVA, IL SUO VOLTO CAMBIÒ ASPETTO

Prima lettura   Gn 15, 5-12.17-18
In quei giorni, Dio condusse fuori Abramo e gli disse: «Guarda in cielo e
conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo». Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest'alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate».

Salmo 26: Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Seconda lettura  Fil 3,17-4,1
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l'e­sempio che avete in noi. Perché molti — ve l'ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto — si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

IL VANGELO         

Dal Vangelo secondo Luca 9, 28b-36

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li copri con la sua om­bra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

IL COMMENTO SPIRITUALE
La visione di Gesù con Mosé ed Ella deve essere stata folgorante per Pietro, Giovanni e Giacomo, ancor più che essi ne ebbero visione al risveglio dal sonno. Attirati da quell'atmosfera di Cielo, inebriati dalla santità che traboccava nella trasfigurazio­ne, avrebbero fatto di tutto per non uscire da quella situazione paradisiaca. Fare «tre capanne» significa ammettere che dopo quella esperienza, nulla più può appa­rire importante. Quando tutto cessò, tacque, tornò il silenzio, l'ordinarietà. Nessun rammarico, ma la consapevolezza che la nostra vita è fatta per portare luce là dove c'è il buio, non per rimanere continuamente abbagliati dalla sua sorgente. Succede tante volte ancora oggi, quando vorremmo non tornare alle abitudini di sempre dopo aver fatto esperienza di un momento d'intensità spirituale, quando non com­prendiamo perché gli altri non ci lascino nella pace dell'anima, quando vorremmo solo ritirarci per pregare un pò. La nostra capanna è in mezzo alle ferite della storia, ai drammi dell'umanità, nei quali troviamo ogni tanto il ristoro dello Spirito santo, che però non ci distoglie dal nostro compito di donarci agli altri.

L'ESPERIENZA      
Una mia sorella mi ha raccontato che durante la mia assenza i nostri genitori avevano litigato fortemente con accuse piuttosto pesanti.
Per tre giorni non si parlavano e il papà rifiutava di mangiare il cibo che la mam­ma preparava. Senza fare domande, mi sono messa a servire concretamente facendo tanti lavori in casa e, quando mi sono trovata sola con mio padre, ho cercato di sapere da lui cosa era suc­cesso. Inaspettatamente si è confidato con me e io ho potuto dirgli del mio impegno a cercare di vivere le parole di
Gesù: «Amatevi come io vi ho amato... Perdona settanta volte sette...». Papà mi ascoltava con serietà e commozione. Ero in cucina quando ho visto dalla fine­stra che la mamma stava per rientrare; ho poi sentito papà che la salutava e le chiedeva affettuosamente come era an­dato il lavoro.
Sorpresa, la mamma è venuta in cuci­na e mi ha chiesto cosa era successo a papà. Poi, guardandomi negli occhi: «Mi sembra che un angelo sia venuto a ri­comporre la nostra famiglia».
                                                                                                        P.F. – Camerun
IL TESTIMONE
Tomàs Spidlìk
Teologo di fama internazionale, che ha contribuito più di altri a divulgare da noi i tesori di spiritualità dell'Oriente cri­stiano, questo gesuita moravo nato nel 1919 si muoveva a suo agio fra i grandi del passato come pure dell'epoca mo­derna: Padri della Chiesa, autori spiri­tuali, scrittori, teologi e filosofi.
Dotato di eccezionale comunicativa e humour, ha saputo arrivare al cuore della gente comune con la sapienza e l'autori­tà di uno starets (padre spirituale) russo. Eletto cardinale nel 2003, fino alla mor­te avvenuta nel 2010 è stato l'anima del Centro Aletti, punto d'incontro a Roma per intellettuali e artisti dell'Est e dell'Ovest voluto da Giovanni Paolo II quale contributo ad un'Europa che respiri "con due polmoni'.
Da molti era considerato un maestro dell'arte dei vivere, arte che faceva con­sistere «nel credere che io sono una persona umana irripetibile, ma che può realizzare la sua personalità solo nella relazione d'amore con altre persone ir­ripetibili. Si impara così, per esperienza, l'arte di trattare gli uomini».

sabato 23 febbraio 2013

IL VANGELO DEL GIORNO


Sabato 23 febbraio
S. Policarpo
SIATE PERFETTI COME IL PADRE VOSTRO CELESTE      
Prima lettura Dt 26,16-19
Mosè parlò al popolo, e disse: «Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. Osservale e mettile
in pratica con tutto il cuore e con tutta l'anima. Tu hai sentito oggi il Signore dichiarare che egli sarà Dio per te, ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e ascolterai la sua voce. Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi. Egli ti metterà, per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo consacrato al Signore, tuo Dio, come egli ha promesso».

Salmo 118: Beato chi cammina nella legge del Signore.
 
Dal Vangelo secondo Matteo 5, 43-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Ame­rai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vo­stri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

LA NOTA ESEGETICA
Amare il nemico significa fare il bene a chi ti odia. Fondamento di tale esigenza: l'esperienza dell'amore gratuito di Dio nei confronti di ognuno. Gesù lo illustra con un esempio preso dalla natura per inculcare l'universalità dell'amore; ed esempi presi dalla morale comune per invitare, per contrasto, a un amore che non calcola.

IL COMMENTO SPIRITUALE     
Gesù non sollecita i discepoli ad essere un po' più buoni con gli altri, cercando di andare d'accordo con i più e sopportare gli antipatici. Egli chiede la perfezio­ne del Padre, il quale ama tutti allo stesso modo, santi o peccatori che siano. La perfezione è perciò non la chirurgica precisione di chi sa come e quanto si deve somministrare un buon farmaco, ma l'indeterminata misura di un amore che dà sempre il massimo, a prescindere da qualsiasi considerazione sul merito. l gran­di santi così hanno testimoniato Dio: amavano i loro persecutori quanto i loro amici, spesso lasciando stupiti gli uni e gli altri, che non si spiegavano un com­portamento così radicale. È di conforto sapere che sia che ci si trovi in uno stato di grazia, sia che invece si sia caduti nel peccato, Dio continua a effondere perno! ogni suo favore divino.
Non ci punisce privandoci delle cose buone, lascia sempre spalancata la porta che può ricondurci a lui. Il suo grande amore ci è di sostegno, la nostra risposta non può essere meno perfetta.

IL TESTIMONE
San Policarpo
Quando venne messo sul rogo, «la fiam­ma, prendendo figura simile ad una vela di nave gonfiata dal vento, cinse tutto attorno il corpo del martire, che stava in mezzo non come carne bruciata, ma come pane a cuocere o come oro e ar­gento infuocato nella fornace. E la dol­ce fragranza che ne ricevemmo fu tale come incenso che esali o altro aroma prezioso».
Così, secondo gli Atti dei martiri, morì nello stadio di Smirne il vescovo Policar­po, per aver rifiutato di rinnegare Cristo. Era il 23 febbraio dell'anno 155 e aveva 86 anni. Discepolo degli apostoli e vis­suto in familiarità con molti di coloro che avevano visto il Signore, ancor gio­vane vescovo aveva ospitato Ignazio di Antiochia nel suo viaggio verso il marti­rio a Roma. Prima di essere a sua volta martirizzato, venne nella città eterna per definire col papa Aniceto un'uni­ca data in cui celebrare la Pasqua. Non si arrivò ad un accordo, ma la carità fu salva. Durante il suo soggiorno romano Policarpo ricondusse alla fede ortodos­sa molti che si erano lasciati fuorviare da Marcione e Valentino.

venerdì 22 febbraio 2013

VANGELO DEL GIORNO



Venerdì 22 febbraio  
Cattedra di S. Pietro
TU SEI PIETRO E A TE DARÒ LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI

Prima lettura   1 Pt 5,1-4

Carissimi, esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.

Salmo 22: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla
 
Dal Vangelo secondo Matteo 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli:
- La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo ? -.
Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qual­cuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

LA NOTA ESEGETICA
Solo Matteo riferisce questa beatitudine e promessa riservate a Pietro. Gioco di parole con l'aramaico Kefa': Pietro e pietra. "Le potenze degli inferi" (letteralmente: le porte dell'Ade), cioè la morte non avrà l'ultima parola nel de­stino della Chiesa. Possedere le chiavi: essere guardiano o amministratore. L'espressione rabbinica "legare — sciogliere” implica l’autorità di permettere o vietare normalmente in campo dottrinale e\o disciplinare. In Mt 18,18 quest’autorità è data anche
alla comunità radunata.

IL COMMENTO SPIRITUALE
                       
L'opinione pubblica ha sempre un ruolo diverso rispetto alla verità. Gesù doman­da l'esito di un sondaggio sulla figura del Messia, e i discepoli gli riportano i di­versi pareri che attraversano le folle. Tutte risposte errate, oscillanti da un profe­ta all'altro. Si vede che l'attesa dei Messia aveva messo fretta ai cittadini di quel tempo, e dunque costoro prendevano la scorciatoia di riconoscerlo in qualche profeta del passato.
Ma i discepoli, coloro che Gesù lo conoscono, cosa dicono? Prende la parola Pie­tro, a nome di tutti, e risponde con precisione teologica. Quanto conosce viene da Dio, e questa sapienza è la pietra sulla quale si costruisce la Chiesa.
Ancora oggi esiste la tentazione di affidare il contenuto della nostra fede all'opinione pubblica. Di seguire le mode del momento, di credere che sicco­me tutti fanno in un certo modo, allora questo di per sé può essere nel giusto. Ascoltiamo la voce di Dio, essa è pietra che ancora la nostra anima nella ve­rità evangelica.

L’ESPERIENZA
L’incidente che unisce
Tra ì nostri tre figli, due ragazze e un ra­gazzo, spesso accadono litigi. Noi geni­tori ci sentivamo falliti. Dov'era andato a finire tutto l'impegno messo a costruire una famiglia nell'amore? Avevamo ad­dirittura il timore di lasciarli soli a casa. Un pomeriggio nel quale eravamo im­pegnati fuori casa, mi telefona la figlia minore, comunicandomi che il fratello aveva avuto un incidente col motorino. Una brutta frattura. Operazione d'ur­genza, poi degenza in ospedale e altri interventi anche in altri centri specializ­zati. Per nostro figlio inizia un periodo
di sconforto, di diffidenza verso i me­dici, di rabbia verso l'investitore. Vuole abbandonare gli studi.
Ci impegniamo a stargli più vicino. Scat­ta una gara generosa con le ragazze: un nuovo amore rifiorisce. Per me, padre, passare ore e ore in ospedale, notti in­sieme, sperimentare l'impotenza da­vanti alla sofferenza, è significato diven­tare più amico di mio figlio.
A casa qualcosa è cambiato. Ci voglia­mo più bene. II dolore ci ha fatto capire ciò che più vale.
                                                                                   S.S. - Italia

giovedì 21 febbraio 2013

DAL BOLLETTINO COMUNALE D' INFORMAZIONE PUBBLICHIAMO




GIUGNO 1983 - BOLLETTINO COMUNALE D'INFORMAZIONE

L'Asilo Nido di Via Sambuco
La nostra Città si è arricchita in questi ultimi tempi di un'altra struttura che va a potenziare tutte nelle già esistenti e che riguardano le scuole di ogni
ordine e grado.
Ci riferiamo alla costruzione di un moderno e funzionale Asilo Nido che, con le sue strutture e confort, riesce a soddisfare in maniera egregia le esi­genze dei bambini.
Questa opera, fermamente voluta dall'Ammini­strazione Comunale, sorge in Via Sambuco su di n'area di mq. 2.089 espropriata dal Comune.
L'opera venne finanziata in gran parte dalla Regione Campania con un contributo ordinario di 40 milioni cui fece seguito, ai sensi della Legge Region­ale n. 30 del 16-5-1975, un ulteriore contributo di natura straordinaria ammontante a 126 milioni.
I lavori per la realizzazione dell'opera vennero appaltati il 30 Agosto 1976 ed ebbero subito inizio. Oggi la struttura dell'Asilo Nido Comunale è comp­leta e funzionante in maniera autonoma essendo dotata di propri impianti per il riscaldamento e per produzione di acqua calda per i vari servizi.
Il complesso accoglie i bimbi dal terzo mese di età fino al compimento dei tre anni ed è diviso in due reparti, uno per i lattanti ed uno per i divezzi.
Il settore lattanti è costituito da una sala di nutrizione, da un dormitorio con nove cullette e dai servizi igienici occorrenti; il personale addetto è composto da due puericultrici e da un'ausiliaria; di un'altra cameretta dormitorio possono usufruire in particolare i bambini semidivezzi, cioè dal quinto mese al primo anno di età.
L'altro reparto è riservato esclusivamente ai bimbi dal primo al terzo anno di età: oltre al dor­mitorio comprendente 45 posti letto, vi è un'ampia sala dotata di giochi diversi tutti rispondenti alle varie esigenze dei bimbi ed ai più moderni metodi didattici.
Al settore divezzi, comprendente anche una sala refettorio, sono addette tre puericultrici e due ausiliarie.
I vari servizi sono coordinati da una vigilatrice mentre la parte amministrativa è affidata a due fun­zionari.
Sono parte integrante della struttura due sale d'ingresso, una per i bimbi ed una per le madri, una sala lavanderia, un'ampia cucina ed una sala guar­daroba; inoltre l'edificio è circondato da un giar­dino che i piccoli ospiti possono liberamente utiliz­zare per i loro giochi all'aperto.
 

GIUGNO 1983 - BOLLETTINO COMUNALE D'INFORMAZIONE  

Nuovo Tribunale: quanta fatica !
Con i lavori del 4° lotto, va avviandosi a comple­tamento il nuovo « Palazzo di Giustizia », di S. Ma­ria C. V. che risponde a modernissime esigenze di sicurezza e di strutture.
I lavori, per l'importo complessivo di circa 5 miliardi, , saranno terminati, come è nelle previsioni dei tecnici, entro la fine del 1983.
Attualmente, sono già pronti il piano rialzato ed il primo piano che ospitano vari uffici della Pretura, aule di udienza, aule per la corte di Assise, Cancel­lerie, locali per testimoni e detenuti.
Il nuovo « Palazzo di Giustizia » formato da ben 540 vani e da circa 11.000 mq. di solai, venne alla luce il 9-10-1972, data in cui furono consegnati i lavori alla ditta appaltatrice. Tali lavori dovevano terminare dopo due anni e cioè entro il 9-10-74, ma l'intervento della Sovrintendenza alle antichità della Campania bloccò i lavori per cui il 1° lotto fu com­pletato a marzo del 1975. Entro tale data furono terminate tutte le strutture portanti dell'Edificio.
Si passò, quindi, al 2° lotto con il quale si com­pletò l'alloggio del custode « piano terra », la porzione del piano rialzato destinato agli uffici della Pretura, il Casellario Giudiziario, corridoi e servizi igienici.
Per il completamento del nuovo -Palazzo di Giustizia -, la Civica Amministrazione ha approntato tutti gli atti tecnici ed amministrativi onde poter usufruire in pieno del mutuo di oltre 5 miliardi pre­visti per il completamento dell'opera. - Se ritardi vi sono stati, nell'esecuzione dei lavori questi sicura­mente non sono imputabili alla Civica Amministra­zione che ha sempre provveduto per tempo all'esple­tamento delle varie pratiche.
Quindi, con l'approvazione del progetto da parte del Ministero di Grazia e Giustizia ed in attesa del completamento dei lavori, S. Maria C. V. potrà di­sporre finalmente di un moderno e più funzionale « Palazzo di Giustizia ».
Ciò sarà la premessa indispensabile per la definitiva sistemazione di Piazza della Resistenza recentemente in parte asfaltata e collegata con un nuovo asse urbano a Via Albana. Il completamento del nuovo « Palazzo ,di Giustizia » contribuirà a rendere
la città di S. Maria C. V. più accogliente ed ospitale nei confronti delle migliaia di operatori del diritto che svolgono la loro attività nel foro di S. Maria C.V. Entro il 1983, quindi, il nuovo « Palazzo di Giustizia » che tante polemiche ha fatto sorgere, potrà aprire i suoi cancelli grazie alla determinazione con cui la Civica Amministrazione ha sempre affrontato il problema.





LE POESIE DI ANITA PAPA



Sempre dal volume "Elisi mai attinti della nostra" Anita papa pubblichiamo



ACCENTI ADAMANTINI                                  MISTERIOSA PREGHIERA

Zampilli di rime                                                      Poterti chiamare airone
su cuori di fiori,                                                      è ritornare all'estuario del tempo
che custodiscono                                                    che porta via nidi.
nelle delicate incisioni                                            Fuggono
lacrime di stelle                                                      questi pallidi mattini
ed echeggiano                                                        dentro conchiglie di Schubert
poesie                                                                     screpolate idee e ricordi.
mai scritte.                                                             Poterti chiamare aurora
Accenti ritmici                                                        piena di speranza
alitano                                                                    e dirti cuore
sullo zefiro del ricordo                                           che cela canti di vita
e precipitano                                                          e raccogliere,
intensi                                                                    quando scivolerà lungo le gote,
dalle sfuggite melodie                                           l' ultima stilla,
degli ameni viali                                                   che non conosce sostegni.
nel corso della vita.                                              Poter dire
Sono accenti di giada,                                          che ci attendono ore
adamantini,                                                          con ranuncoli d' oro nelle pupille,
sgorgati                                                                e concenti di lacrime del cielo
dalla sorgente del pensiero,                                 da sfiorare,
con soavi capogiri                                               e fugare nell' ora tarda
su corolle di peschi in fiore.                                ogni ombra dell'animo.

                                                                            Quando nella penna
                                                                            non ci sarà più inchiostro,
                                                                            come implumi uccelli
                                                                            racchiudere nella bocca
                                                                           il significato
                                                                           di una misteriosa preghiera.

INTELLIGENTI PAUCA !




oleum et operam perdidi 
-ho buttato via l'olio e la fatica - ; o
meglio: ho consumato inutilmente
l'olio della lucerna e la fatica che ho
fatto. Si dice di ogni lavoro rivelatosi,
alla fine, inutile e privo di frutti.
L'aforisma trova riscontro nel nostro:
-perdere il ranno e il sapone-.

odi profanum vulgus
-odio il volgo profano-; nelle parole
di Orazio affiora il disprezzo
dell'intellettuale nei riguardi di chi
non può capire la bellezza sublime
dell'arte. Il detto è oggi limitato al
profanum vulgus con cui si definisce
chiunque sia fuori di un gruppo
chiuso o di una conventicola ben
organizzata .

VANGELO DEL GIORNO


GIOVEDI 21 FEBBRAIO
S. Pier Damiani
CHIUNQUE CHIEDE, RICEVE
Prima lettura Est 4,17n.p-r.aa-bb.gg-hh (NV)
In quei giorni, la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un’angoscia
mortale. Si prostrò a terra con le sue ancelle da mattina a sera e disse: «Tu sei benedetto, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Vieni in aiuto
a me che sono sola e non ho altro soccorso all'infuori di te, o Signore, perché un
grande pericolo mi sovrasta. Io ho sentito dai libri dei miei antenati, Signore, che
tu liberi fino all'ultimo tutti coloro che compiono la tua volontà. Ora, Signore, mio
Dio, aiuta me che sono sola e non ho nessuno all'infuori di te. Vieni in soccorso
a me, che sono orfana, e poni sulle mie labbra una parola opportuna davanti al
leone, e rendimi gradita a lui. Volgi il suo cuore all'odio contro chi ci combatte, a
rovina sua e di quanti sono d'accordo con lui. Quanto a noi, liberaci dalla mano
dei nostri nemici, volgi il nostro lutto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza».

Salmo 137: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.

 
Dal Vangelo secondo Luca  7,7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca tro­va, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete catti­vi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

LA NOTA ESEGETICA

Piccola sezione dedicata alla preghiera. Tre verbi — chiedere, cercare, bussare — ai quali corrispondono: ricevere, trovare, essere aperto. Gli ultimi due verbi superano la semplice preghiera di domanda, e riguardano la ricerca di Dio stesso. Due esempi che fanno appello al buon senso illustrano il comportamento di Dio, e inculcano la fiducia nell'esaudimento.

 IL COMMENTO SPIRITUALE

Il Padre nostro nei cieli, insegna Gesù, è pronto a dare le cose «buone» a coloro che chiederanno e busseranno a lui. Tutto cioè che è bene, dunque, è anche dispo­nibile presso il Padre. Lui non viziai suoi figli, né li costringe a inutili privazioni. Le sue grazie sono per noi, non dobbiamo che domandargliele. La vera domanda è come sappiamo cosa dobbiamo chiedergli. Come facciamo a sapere che quello che gli stiamo chiedendo è il nostro bene? La storia degli uomini è fitta di episodi nei quali ciò che si credeva essere un bene poi si è rivelato dannoso. Anche qui, l'insegnamento di Gesù pare preciso: dobbiamo metterci insieme, chiedere, cer­care e bussare nello spirito dell'unità. In essa, sarà Gesù in mezzo a noi a formula­re la giusta richiesta al Padre.
Dunque, abbiamo fra le mani il mezzo per ottenere quanto è necessario. In­contriamoci con i fratelli, amiamoli, lasciamo che dalla nostra carità s'innalzi al cielo una richiesta che il Padre esaudirà, perché ordinata al bene di tutti e di ciascuno.

L’ESPERIENZA

Il cappotto
Tutto è successo grazie ad un cappot­to ricevuto in dono, che mi aveva dato tanta gioia perché ne avevo veramen­te bisogno.
Passano solo alcuni giorni, quando rice­vo la visita di una persona che più di me ne avrebbe bisogno.
Mio marito mi suggerisce di non starci a pensare due volte e di fare dono del cappotto a quella donna più povera di noi, in un periodo di tanto freddo. Non mi è facile staccarmi, ma con un atto di grande generosità gliel'offro.
La gioia indescrivibile apparsa sul volto di quella persona è per me la ricompensa più bella.
E non penso più al cappotto.
Durante la settimana mi chiama al tele­fono un'altra amica per chiedermi se per caso mi serve un cappotto di cui lei non ha bisogno.
È per me una risposta evidente del Van­gelo, che dice: «Date e vi sarà dato». Lo sapevo che Dio non si lascia vincere in generosità, ma è sempre una sorpresa constatarlo.
                                                                                                                   F.N. — Cile

Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

cavalli

BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

CAF

SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

1. MODELLO ISEE

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3. BONUS E RIDUZIONE CANONE

4. TELECOM, GAS, ENERGIA, ACQUA

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9. ASSEGNI PER NUCLEO FAMILIARE

10. ASSEGNI DI MATERNITA’

11. MODELLO UNICO

12. ICRIC, ICLAV, ACCAS/PS

13. SOCIAL CARD

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16. CONTRATTI DI AFFITTO

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1) CONSULENZA E ASSISTENZA LEGALE

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Studio Legale

LAVORI PUBBLICI

PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

RECUPERO STRUTTURALE E FUNZIONALE DELL' EDIFICIO DELLE SCUOLE ELEMENTARI "PRINCIPE DI PIEMONTE"

IMPORTO FINANZIAMENTO

euro 2.330.ooo,oo

SCUOLA PRINCIPE DI PIEMONTE

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LAVORI PUBBLICI

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RISTRUTTURAZIONE E AMMODERNAMENTO DEL PLESSO SCOLASTICO RIONE IACP

IMPORTO FINANZIAMENTO

EURO 700.000,00

IACP

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lavori pubblici

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RIFACIMENTO PIAZZA SAN PIETRO

IMPORTO FINANZIATO:

euro 150.000,00

piazza San Pietro

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PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO COMPARTO C1 NORD OVEST – RIONE IACP

IMPORTO INTERVENTO:

euro 1.502.373,12

IACP

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REALIZZAZIONE DI UN CAMPO SPORTIVO POLIVALENTE COPERTO IN VIA GIOTTO – RIONE IACP

IMPORTO DEL FINANZIAMENTO :

euro 512.000

iacp

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arco adriano

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RESTAURO CONSERVATIVO DELL’ARCO ADRIANO. SISTEMAZIONE DEL TRATTO DI VIA APPIA TRA ANFITEATRO ED ARCO ADRIANO

RICHIESTA FINANZIAMENTO

Euro 2.470.698,58

arco adriano

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villetta l.sturzo

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PROGETTO PER LA VILLETTA TEMPO LIBERO ALLA VIA L. STURZO

RICHIESTA DI FINANZIAMENTO:

euro 127.000,00

villetta l. sturzo

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asilo nido

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PROGETTO DI ASILI NIDO PER BAMBINI DA 0 A 36 MESI IN VIA ALBANA 107

TOTALE DEL FINANZIAMENTO:

euro 699.438,18

asilo nido

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE