Un altro borgo della città rovinata si disse di S. Pietro in
Corpo, e l'uno e l'altro in processo di tempo di bel nuovo ricongiunti,
formarono l'odierna città di S. Maria. Sulla strada che da Capua conduce S.
Maria, e sul corso dell' antica appia sonovi ancora tre pilastri ed un arco
restaurato dell’antica porta Casilinese, o di qualche grande monumento trionfale;
ed è questo avanzo appunto quello che dicesi Arco di Santa Maria, dove varii
lavori in terra furono attuati in settembre ultimo, e dove si combattè aspro
conflitto al 1° ottobre. Furono intorno Capua non pochi villaggi, ch' ebbero il
nome dai diversi tempii a diversi numi dedicati. Così a Casapulla fu in antico
il Pago di Apollo; a Casanova (casa- Jove dei secoli XI e XII) fu il Pago di
Giove; a Musicile, villaggio tra Casapulla e Marcianise pare che fosse stato un
pago dedicato alle Muse (Musicilium ): a Marcianise il Pago di Marte; nel,
villaggio di Ercole fu il Pago Erculeo; a Casacellola, o Casacecere il pago di
Cerere; in Casalba il pago d'Alba ricordato da Livio (XXXII.9). Addiana, o sia
S. Angelo in Formis il pago di Diana; a Bellona quello della Dea di tal nome ch'
ebbe tempio verso il principio del monto di Rogeto o di Gerusalemme; a Tutuni
presso Vitulaccio il pago di Tutuno, o Priapo ; a Grazzanise o Gratianisium il
pago di Venere e delle Grazie, eretto ivi a causa delle fragranti rose che vi
nascevano e che venivano adoperate a comporre il famoso unguento olezzante della
Seplasia. E se a questi Paghi si aggiungono diversi Vichi, siccome il
Novanense, posto nei confini della Campania e del Sannio Caudino, forse nel
sito dell'odierno villaggio di S. Maria a Vico; il Vico Caulo vicinissimo a
Capua, ed i cui vini van ricordati con lode da Plinio e da Galeno, e tante
altre ignote città campane, di cui abbiamo le monete ed ignoriamo il nome ed il
sito, si può congetturare di leggieri quanti e quali furono gli abitatori di
Capua e dei suoi contorni.
In quanto all' ampiezza del suo dominio, scrive il Rinaldi ,
che quando si reggeva a repubblica possedeva quelle terre e campi compresi a
settentrione dalla catena del Tifata, ad occidente da Casilino e dal Volturno
insino al mare, e ad Oriente da Acerra e Galazia ed oltre a ciò, che le appartennero,
le città di Volturno, il Pago di Linterno, Suessola, Atella, Galazia e la
stessa Cuma per breve tempo.
Al di là del Volturno possedeva il Campo Falerno, (toltone
1' agro tenuto dagli Ausonii signori di Cales) ed il Campo Stellate. Il
possedimento di questa vasta ed ubertosa contrada la rese sì ricca e potente
che nella seconda guerra Punica, scrive Cicerone , quel molto, ch' essa fece,
fu tutto sua forza. Bello punico quidquîd 'potuit Capua, potuit ipsa per sese.
E volendo aggiustar fede ad Ausonio fu anche potente in mare. Riputatissima e
numerosa era la sua cavalleria, porgendone opportunità le sue estese pianure e
gli abbondanti pascoli. Taluni opinano che ad ostare alle scorrerie dei Galli
Transalpini, avvenute l' anno di Roma 529
Capua fornì ai Romani in ausilio 125,000 fanti, ed 11,500
cavalli. Era tale la sua ricchezza che nonostante le guerre sostenute con i
Sanniti, Cumani e Romani, ed i
soccorsi pecuniarii dati ad Annibale, furon nel suo pubblico erario rinvenute
70 libbre di oro, e 2,200 di argento dopo l’assedio sostenuto contro Fulvio e
Claudio. Senza occuparmi ad annoverare altri fatti soverchiamente incerti od
avvenimenti poc' anzi esposti nel tessere la storia dall’altre città della
Campania e del Sannio, esporrò talune generali considerazioni sopra i suoi casi
di guerra, che mi stimo saranno per aggiunger pregio a questa breve esposizione
d’ una storia, che ha faticato la penna di vastissimi ingegni
e che sta consegnata in numerose e conosciutissime opere.
Quale flagello fossero le milizie mercenarie ed i soldati di
ventura, chiaramente appare da remotissimi fatti. Dionigi tiranno di Siracusa
avea ai suoi stipendii delle milizie campane, le quali avendo egli onorevolmente
e con doni licenziate, giunte che furono ad Entella città della stessa Sicilia,
tradita 1' ospitalità, uccisero gli uomini, violarono le donne, ed usurparonsi
il possesso della città (Diod. Sic. lib.14). Narra del pari Polibio (lib. 40)
che militando taluni
capuani sotto le bandiere di Agatocle signore di Siracusa, sotto mentita amicizia
entrati in Messina, uccisi e cacciati gli abitanti, se ne fecero padroni; se
non che il Pellegrini (Camp. Fel. p. 679) sostiene che tal frode fosse stata
adoperata dai Sanniti Campani, cioè da quei Sanniti, ch'eransi impadroniti di
molte città della Campania, siccome Nola. Oltre di ciò una legione di Capuani
comandata da un loro duce Decio Jubellio, mandata di presidio in Regio, ne uccise
gli abitanti e ne prese possesso; ma dopo la vittoria sui Tarentini, assediata
dai Romani e messa a fil di spada, pagò il fio della sua temerità. Alcuni credono
che questa fosse stata l’8.a legione romana; ma 1' essersi attribuito questo fatto
ai Capuani, prova che forse la legione era in gran parte formata da essi.
Nessun commento:
Posta un commento