
Fausto Nicolini, napoletano di nascita ma sammaritano doc adottivo, nella sua carriera di funzionario del ministero della P.I. coprì il massimo grado di direttore generale degli Archivi di Stato. Amico fraterno di Benedetto Croce, era uno dei pochi ammessi a frequentare la casa del filosofo.
Benedetto Croce, nella vita quotidiana, era un uomo di una metodicità unica. Tutti i giorni, tranne quando il tempo non lo consentiva, qualche minuto prima di mezzogiorno si toglieva la vestaglia, indossava la giacca e si apprestava ad uscire.
Abitava in via Trinità Maggiore (ora via Benedetto Croce), al primo piano delò palazzo seicentesco di proprietà del cardinale Ascanio Filomarino. Aveva una méta fissa, il negozio di libri antichi del suo amico Fausto Fiorentino a S.Biagio dei Librai.
Pochi minuti prima dell'una, con le mani annodate dietro le spalle, se ne tornava a casa. Una mattina uscendo, trovò fuori il portone un giovane che, porgendogli una cartella, gli disse: "Senatò, io vorrei fare lo scrittore. Vi volete degnare di leggere questo mio lavoro?" Croce, senza guardarlo in volto, gli tolse la cartella di mano e si ritirò rinunziando alla passeggiata quotidiana. Da quella mattina l'aspirante scrittore, poco prima di mezzogiorno, cominciò ad attendere il filosofo che puntualmente usciva e, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo, si allontanava.Finalmente, un bel giorno, Croce usci da palazzo Filomarino recando in mano la cartella. Il giovane attraversò la strada, gli si avvicinò e gli chiese:"Senatò, allora che ve n'è parso?" e il filosofo, questa volta guardandolo negli occhi, gli disse: "Giovinò, dovete sapere che 'e peggio ' mbriacature sò chelle d''ognostro. Chelle d''o vino durano 'na nuttata sola, invece chelle d''o gnostro durano 'na vita sana"
L'OSSERVATORE SAMMARITANO
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