prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

sabato 14 novembre 2015

Cultura: Il centenario della guerra bianca

Ancora oggi le montagne più belle del mondo conservano tracce evidenti di quel massacro. In occasione del centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, l'agenzia giornalistica di informazione turistica AIT Dolomiti racconta alcuni luoghi simbolo della guerra sulle Dolomiti e alcune iniziative in programma per celebrare questa storica ricorrenza. 

I luoghi della Prima Guerra Mondiale sui Monti Pallidi sono affascinanti e allo stesso tempo terribili. Finché non si è proprio sotto le crode, in cima a un ghiaione o su un sentiero stretto che strapiomba a valle per centinaia di metri, non ci si rende conto di quanto dev'essere stato difficile fare la guerra in montagna. Per due anni e mezzo soldati provenienti da tutta Italia hanno combattuto abbarbicati su spuntoni esposti, hanno subito inverni spaventosi, aperto nuove vie per sorprendere nemici altrettanto in difficoltà. La maggior parte dei soldati caduti durante la Guerra Bianca sulle Dolomiti, infatti, è morta a causa delle slavine, del freddo pungente o di “banali” errori da alpinista.

Il posto migliore per capire la sfida logistica della Guerra Bianca è la galleria del Piccolo Lagazuoi, poco sopra Cortina d'Ampezzo. Ci si arriva facilmente dal rifugio Lagazuoi (si sale anche in funivia, da passo Falzarego). I soldati italiani la scavarono per sorprendere il nemico austriaco che occupava la cima del Piccolo Lagazuoi. È ripidissima – perciò si fa in discesa, generalmente – e buia: conviene portarsi una pila frontale. Qui è lì è rischiarata da alcune finestre di roccia, che offrono viste a dir poco mozzafiato. All'uscita, sulla cengia Martini, resti di baraccamenti. Una particolarità del luogo riguarda la tecnica di guerra ivi impiegata: questa zona, infatti, viene classificata come una delle aree dove si combatté più violentemente la guerra delle mine, usate per stanare gli avversari dai loro rifugi tra le alte vette. La Guerra Bianca, perciò, cambiò profondamente non solo la storia di tutti gli uomini, ma determinò anche un profondo mutamento geologico: le Dolomiti del 1915 avevano infatti un aspetto ben diverso da quelle che possiamo ammirare oggigiorno. 

La Marmolada fu un altro dei teatri della Prima Guerra Mondiale, che vide in quest’area il fronte austriaco e quello italiano divisi da poche centinaia di metri di roccia e ghiaccio. Impressionante è soprattutto pensare che all’interno del ghiacciaio della Marmolada fu costruita una vera e propria città, conosciuta come la "Città di Ghiaccio", una rete di gallerie, depositi, cucine e dormitori che si estendeva per circa 12 km sotto la superficie del ghiacciaio raggiungendo una profondità anche di 50 metri. I reperti e i cimeli appartenuti ai due eserciti sono raccolti nel Museo della Grande Guerra, il più alto d’Europa a quota 2950 m, facilmente raggiungibile da tutti con la funivia della Marmolada. Dalle vetrate è visibile anche la postazione italiana del fronte a Punta Serauta, che dista solo cinque minuti a piedi dal museo e richiede, per la visita, circa un’ora e mezza. Lungo il sentiero si attraversa una ferrata, con fune d’acciaio a cui ancorarsi: un percorso non difficile ma per il quale le guide consigliano abbigliamento e attrezzature adatte e, per sicurezza, un cordino e un moschettone.

Al Monte Piana si sale da Misurina: 500 metri di dislivello lungo una vecchia via militare in parte scavata nella roccia. Il monte Piana, come dice il nome, è un altopiano orizzontale tra picchi e crode di ogni colore e forma: le Tre Cime di Lavaredo, i Cadini di Misurina, il Sorapiss, il Cristallo, la Croda Rossa. La vista è magnifica, il sole scalda e non c'è un rumore che disturbi l'assoluta quiete di fronte a queste montagne spettacolari. Pare incredibile che proprio qui siano morte più di quattordicimila persone, quasi un secolo fa. Ma a ricordarcelo troviamo ancora i camminamenti, le trincee, le gallerie, le quali ci testimoniano la sanguinosa storia del Monte Pianto (nome datogli dai soldati italiani al fronte), che per due anni e mezzo è diventato un teatro naturale su cui si sono fronteggiati duramente due eserciti.

E poi c'è il Col di Lana. Meglio nota come Col del Sangue, questa montagna gobbuta, sita dinanzi al maestoso organo del Civetta, si trova proprio sopra Livinallongo. Ci si arriva anche dal castello di Andraz, lungo il passo Falzarego: l'escursione è piacevole e i resti del castello, in quella posizione meravigliosa, varrebbero da soli una visita. 
Anche questa cima, come le due precedenti, è diventata tristemente famosa per la guerra delle mine che hanno devastato le Dolomiti: ancora oggi è possibile vedere l'enorme cratere lasciato proprio da una delle esplosioni. Ma fu proprio grazie alle mine, che gli italiani riuscirono a conquistare il Col del Sangue. Subito dopo la vittoria, però ci fu la disfatta di Caporetto ed i soldati italiani furono costretti a lasciare non solo questa vetta, con la sua vista magnifica, ma anche il resto delle postazioni sulle Dolomiti, per ritirarsi oltre il Piave, sul Monte Grappa. I nostri soldati dovettero così abbandonare il fronte, ma ciò permise loro di evitare un terzo difficilissimo inverno tra le montagne più belle del mondo.

Ma il ricordo della Grande Guerra passa anche attraverso una serie di incontri pensati appositamente per valorizzare la storia del territorio dolomitico. 

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

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TOTALE DEL FINANZIAMENTO:

euro 699.438,18

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

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