prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

giovedì 31 gennaio 2013

LE POESIE DI ANITA PAPA


Sempre dal volume "Elisi mai attinti" della nostra Anita Papa
                                pubblichiamo

TRAMONTO DELL'EGOISMO
Lungo il viale del tramonto
ruotano insensate profondità
facendo sanguinare memorie,
mentre una storia illogica
sottolinea esausto tempo.
Gli occhi della saggezza
celano ruscelli di lacrime
in ore dimenticate.
Galoppo di tormento
mentre ematico è il buio.
Rami spogli
avvolgono tartassati dubbi
di parole arcane.
Lungo il viale del tramonto
scema
la boria dell'egoismo.


IDILLIO
Questo sole
che appartiene solo a me
quando ispira
ai lumi del pensiero
inno d'amore
in lungo spaziare;
quando sbiadisce
all'ora della sera
le brune zolle e i verdi manti
con passo lieve
sparisce dietro i clivi.

Ed al crepuscolo,
quando in cielo gli astri brillano,
la terra illuminando con il loro luccichio
un'oasi di pace aleggia intorno
come per magia,
o forse per incanto della notte
che ode silente
il canto perenne della vita.

INTELLIGENTI PAUCA !


Ecce ancílla Domini
-ecco la serva del Signore-; sono le
parole con cui, secondo il racconto
evangelico, la Madonna rispose
all'angelo che le annunziava la futura
maternità. Sono ora usate
scherzosamente, per dichiarare la
propria sottomissione a ordini
provienenti dall'alto.

Ecce homo
-ecco l'uomo-; con queste parole,
secondo il Vangelo, Pilato presentò
alla folla di Gerusalemme Gesù
flagellato e coronato di spine. Ora si
usano, come espressione unica(-un
ecceomo-), per indicare una persona
ridotta male sia nell’aspetto che nello
spirito.

errando discitur
«sbagliando s'impara»;
battuta celebre, avente alla base l'indiscusso
valore dell'esperienza, che rimane
utile anche quando è negativa.


errare humanum est
«sbagliare è umano»; la frase è
divenuta un proverbio che sottolinea
scusandole, le debolezze umane.
Ad essa la saggezza popolare ha però
aggiunto le seguenti parole: sed
perseverare in errore diabolicum («ma
ostinarsi nello sbaglio è diabolico»),
che ammoniscono chi ha sbagliato a
emendarsi con sollecitudine.


VANGELO DEL GIORNO


Giovedi 31 gennaio
LA LAMPADA VIENE PER ESSERE MESSA
SUL CANDELABRO. CON LA MISURA.
CON LA QUALE MISURATE SARA MISURATO A VOI.
S. Giovanni Bosco

Prima lettura ' Eb 10,19-25
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo
del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi
attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.
Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.

VANGELO
Salmo 23: Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.
 
           
Dal Vangelo secondo Marco 1 4,21-25

In quel tempo, Gesù diceva (alla folla): «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul can­delabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba
essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la qua­le misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

IL COMMENTO SPIRITUALE                 
Un invito pressante: non chiudere gli occhi alla luce, non rifiutare la sapienza, perché il rischio è quello di perdere tutto. Facciamo attenzione, siamo pronti, sol­leciti. A chi lo sarà la luce si farà sempre più viva e il volto di Dio si farà luminoso. È l'esperienza della poetessa lodigiana Ada Negri, che recita in una delle sue intense liriche: «Non seppi dirti quant'io t'amo Dio/nel quale credo, Dio che sei la `. vita/vivente, e quella già vissuta e quella/ ch'è da viver più oltre: oltre i confini/dei mondi, e dove non esiste il tempo./ Non seppi; ma a Te nulla occulto resta/ di ciò che tace nel profondo. Ogni atto/di vita, in me, fu amore. Ed io credetti/fosse per l'uomo, o l'opera, o la patria/ terrena, o i nati dal mio saldo ceppo,/ o i fior, le piante, i frutti che dal sole/ hanno sostanza, nutrimento e luce;! ma fu amore di Te, che in ogni cosa/e creatura sei presente». (Da Atto d'amore)
IL TESTIMONE

S. Giovanni Bosco
«Aspetto tutti i miei giovani in Paradi­so»: è una delle frasi celebri di questo santo "coi piedi per terra “, nato povero in una frazione rurale di Castelnuovo d'A­sti nel 1815 e diventato patrono degli apprendisti, grande educatore di giova­ni. Al tempo della rivoluzione industria­le, della nascita del movimento operaio, del socialismo e del comunismo, intuì che la gioventù andava preparata alla vita non solo moralmente, ma anche professionalmente. Ideò perciò le prime scuole professionali, affiancandosi ad altri grandi apostoli di giovani lavoratori e malati come Giuseppe Cottolengo, Giuseppe Cafasso e Leonardo Murialdo. In tempi in cui il sistema educativo era ancora repressivo, don Bosco — come familiarmente è tuttora chiamato — so­stenne nelle sue scuole la bontà del metodo preventivo, atto cioè a preve­nire gli errori con l'amorevolezza. Egli pose la sua opera sotto la protezione di san Francesco di Sales: di qui il nome di salesiani dato ai suoi figli spirituali, che dopo la sua morte, avvenuta nel 1888, si moltiplicarono a dismisura in tutto il mondo.

mercoledì 30 gennaio 2013

"CURIOSANDO" SUGGERIAMO AL SINDACO DI FAR TIRAR FUORI DALLA POLVERE IL VECCHIO PROGETTO FATTO PREPARARE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DELL'85







CURIOSANDO NEL BOLLETTINO COMUNALE D'INFORMAZIONE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

Negli anni '80 l' Avvocato Angelo Raucci, attuale presidente della Camera Penale e principe del Foro del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, così scriveva sul bollettino comunale d'informazione del comune di Santa Maria Capua Vetere a proposito di:

L’opinione
Il superamento della assoluzione
con formula dubitativa
                                                                                                                       

Nelle discussioni relative: alla riforma del processo penale uno
dei problemi specifici più dibattuti è stato quello che concerneva il mantenimento o l'abolizione della formula assolutoria per insufficien­za di prove: cioé se eliminare dal nostro ordinamento giudiziario la possibilità di un proscioglimento per insufficienza di prove, formula prevista dall'art.479 'camma 3° dcl vecchio codice di procedura penale, ­e ricondurre la relativa situazione nell'ambito della assoluzione con formula piena. L'eliminazione vi è stata, ed infatti l'art. 530 comma 2° del nuovo codice di proce­dura penale recita” il giudice pro­nuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova...” ­Così di fronte alle difficoltà delle indagini giudiziarie, la soluzione oggi esiste solo nel dilemma innocente o colpevole.
Il Giudice pronunciava la sentenza di assoluzione per insuffi­cienza dì prove quando dalle indagini derivano una serie di elementi dì responsabilità oppu­re la sussistenza di elementi probatori di accusa e di elementi favore­voli all'imputato, i quali ultimi intaccando la compattezza dei primi, determinavano una situazione di perplessità e di dubbio.
Certo l'assoluzione per insufficienza di prove non è un risultato appagante. Naturalmente, per una attività dello Stato preordinata alla ricerca del vero, qual’è l'attività giudiziaria, un giudizio di dubbio assume di regola un amaro sapore, inteso come sensazione di incapa­cità dello Stato a realizzare lo sco­po prefisso. Qualcuno vi ravvisava persino una specie di compromes­so, caratterizzato dalla mancanza di coraggio per le soluzioni estre­me, cioè condanna e proscioglimento pieno. In realtà non trattasi nè di una via di mezzo, nè di uno strumento per timorosi, bensì di una pronuncio che, muovendosi nella consapevolezza dei limiti, spesso insuperabili, che le indagini probatorie incontrano nell’accerta­mento dei fatti, denota l’impossibilità per il giudice di cogliere l'effettiva consistenza dei fatti oggetto di un determinato processo penale.
Di fronte all'oggettiva difficoltà di costruire il reale accadimento storico nell'affannosa ricerca della ve­rità,  il dubbio è uno dei leciti atteggiamenti dell'uomo, e quindi atteggiamento lecito anche del giu­dice.
Osservano i fautori della Formu­la dubitativa che la sua soppressione può manifestare una certa tendenza a condannare nei casi di non rile­vante prevalenza delle prove positive, casi dei quali, nella vigenza del Codice Rocco e si disfaceva con il verdetto di dubbio. Cosa questa che può portare alla condanna di un innocente. Il problema è certamente di ordine psicologico, ma anche i riflessi psicologici e le reazioni emotive sono importanti nel mondo giudiziario.
I problemi della giustizia sono soprattutto problemi di stretta legalità, i quali non vanno affrontati
con la pretesa di fare giustizia ad ogni costo e di trarre sempre le
estreme conseguenze. Ciò è quanto mai pericoloso. La giustizia di un Paese civile deve saper riconoscere gli ostacoli che ne limitano il cam­mino. D’altronde il dubbio, forma si un ostacolo, ma costituisce prin­cipalmente il presupposto per il superamento di veri e propri errori giudiziari, quale sarebbe la condanna di un innocente, fatto inconfutabilmente più grave della formulazione. di un dubbio che porta all'assoluzione di un possibile col­pevole.
Ma oramai, il convincimento che il mantenimento della formula dubitativa costituiva non un momento di inciviltà, ma un punto di equilibrio, di saggezza e di cautela, urta contro la realtà del nuovo co­dice di rito.
Dovrà essere,  allora, la professio­nalità e la competenza tecnica del giudice ad evitare che l'inter­vento prorero del legislatore costituisca di fatto un danno per l’imputato e, soprattutto, un motivo di rimpianto per la vecchia formula di assoluzione per insufficienza di prove.
                                                                                                                                                                                         Angelo Raucci

LE POESIE DI ANITA PAPA



Sempre dal volume " Elisi mai attinti" della nostra  Anita Papa
                                       pubblichiamo



ARALIACEE
Con il sorriso sulle labbra
indugeremo a vivere,
stupiti
che gemme di alabastro
la cattedrale ceselli
per l'ora vespertina.
Veli cadono per albe chiare,
imperlate di tristezza.
Io che pregare non so
indugio a credere in avemaria,
proferite a fior di labbra,
che immutate
si udranno nuove
dall'ansia di prati spogli.
... tu che ben sai
come sia impossibile conoscere
l'altro volto della luna,
come me mirerai
quelle araliacee
che guardano
salde,
al di là del muro,
un aggrapparsi tenace
sulla fragilissima via del vuoto.


TEMPO
Alta e bassa marea questo tempo.
Effimero come il fiore dell'ibisco,
illimitato come il firmamento,
eppure suo solo nome: tempo.
Il tempo non ha spiragli, nè usci
proprio come una monade di Leíbniz.
II tempo è sogno, chimera:
e ciò che ti è stato dato
e tu hai smarrito.
II tempo è fata morgana
ancora tanto lontana dalle tue pupille.

Di Anita così scrisse il critico greco Hostis Griparis 

Ritornare a parlare di una Poetessa attraverso una sua va opera dopo averne illustrato i precedenti lavori è come riassaporare il vino di una botte già centellinato qualche o prima per verificarne il mantenimento, lo sviluppo o il deterioramento dei valori nel corso dell'invecchiamento.
Ed è stato con questo intento che ho letto con particolare resse le nuove liriche di Anita Papa. Il risultato è stato confortante e piacevole: il nettare ha guadagnato ancora invecchiando nella delicatezza della forza, nel piacere dell' a­roma e del bouquet, nel gusto netto e fresco, nella limpidezza della veste.
La Poetessa continua così a riflettersi nel nostro esistenziale universo in riverberi di luce che hanno acquistato nel rapo ancora più lucentezza e calore, in un anelito di bene che è amore e saggezza, dedizione e fede.
La definimmo già poetessa della natura e... dell'umano, aggiungiamo oggi, perchè il suo lirismo reca in sè il respiro dell'essere e di quest'ultimo le angosce e gli squarci di sereno, i tormenti e le gioie in un'essenza che è carne, spirito e pen­siero insieme.
Potrei continuare oltre la mia dissertazione sulla poesia di Anita Papa; potrei dire della sua forza espressiva e dell'u­miltà di eloquio che la nobilita; della delicatezza di immagini 1 della sensibilità rievocatrice di ricordi e di affetti; delle gra­devoli pennellate incisive, potrei... ma a che servirebbe? Anche se "bis repetita placent" noi preferiamo fermarci qui perchè proprio in quest'ultima espressione, "carne, spirito e pensiero insieme", si compendia la figura della nostra Poet­essa e si realizza nel suo ardente lirismo, semplice e puro come acqua di fonte.

                                             HOSTÌS GRIPARIS - PSICHICO (Grecia)
                                                (Traduzione di IVANO BERRINI)





INTELLIGENTI PAUCA !



Semper agis causas et res agis, Attale, semper:
est, non est quod agas, Attale, semper agis.
Si res et causae desunt, agis, Attale, mulas.
Attale, ne quod agas desit, agas animam.
                                  (Mart. I, 79)

Tu, Attalo, sempre fai cause e sempre sbrighi affari
ci sia, non ci sia qualcosa da fare, Attalo, tu agisci sempre
Se ti mancano le cause e gli affari, tu Attalo, ti metti a fare il mulattiere.
O Attalo, perché non ti manchi qualcosa da fare, rendi l’ultimo respiro.



Caduta di Ninive
Il profeta Naum previde la rovina di Ninive e lo sfacelo completo del suo impero. Su di essa si compie il giudizio di Dio. Con ardore fremente egli descrive l’assalto alla città:
“Contro di te avanza un distruttore: montate dunque la guardia alla fortezza e sorvegliate le vie; cingetevi i fianchi e raccogliete tutte le forze.
Ecco, lo scudo dei suoi prodi rosseggia, e i suoi guerrieri vestono di scarlat­to; scintillano come fuoco i carri di ferro pronti all'attacco, e le lance lampeggiano. I carri tumultuano per le vie e scorrazzano per le piazze; il loro aspetto è come di fiamma e guizzano come saette. Si fa l’appello dei più coraggiosi che, correndo, si urtano; si slanciano verso le mura dietro la copertura di scudi. Le porte dei fiumi si aprono e la reggia è
In preda allo sgomento. La regina viene condotta in esilio, mentre le ancelle gemono con voce di colombe. Ninive è come una vasca agitata da cui sfuggono le acque. Si sente gridare: “Fermatevi! Fermatevi!”, ma nessuno si volta. Inizia il saccheggio delle infinite cose preziose. Nel cuore è lo spasimo e sui volti il pallore. Dice il Signore: “ Così manderò in fumo i tuoi carri, porrò fine alle tue rapine e non si udrà più la voce dei tuoi messaggeri. Città sanguinaria, sulle tue strade si inciamperà nei cadaveri; sarai svergognata di fronte a tutti, e i tuoi amici fuggiranno. Nessuno vorrà consolarti. I tuoi re dormono e riposano i tuoi eroi. Il tuo popolo vaga per i monti e nessuno lo raduna. Non c’è rimedio per la tua ferita e chiunque sentirà tue notizie, batterà le mani, perché ovunque è arrivata la tua crudeltà”

IL VANGELO DEL GIORNO


Mercoledì 30 gennaio
IL SEMINATORE USCI A SEMINARE.
S Martina
Prima lettura  Eb 10, 11-18
Fratelli, ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e
a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i
peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
A noi lo testimonia anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto: «Questa è l'alleanza che io stipulerò con loro
dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente»,
dice: «e non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità». Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più offerta per il peccato.
IL VANGELO
Salmo 109: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore
 
Dal Vangelo secondo Marco 1 4,1-20
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì at­torno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non aven­do radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocaro­no e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, per­ché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l'ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qual­che tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l'accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento
per uno».

LA NOTA ESEGETICA
Ascoltare (akouò, menzionato nove volte) sta al cuore di questa parabola (palabo1é o msiq, è la via maestra del discepolato: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!» (4,9). Esso si attualizza in tre dimensioni: ascoltare con gli orecchi (volontà), con il cuore (amore) e con la vita (impegno costante di tutto sé stesso). Quindi, il discepolo leale
ascolta la Parola, la accetta e porta frutto, agisce cioè di conseguenza.
IL COMMENTO SPIRITUALE
Piace la parabola del seminatore. Riporta all'immagine orami lontana del gesto sulla terra bruna fumante e arata.
È semplice da capire, va proprio svelata ai bambini, che sanno interpretarla in modo sublime. Gesù si presenta una volta ancora come un maestro, colui che spiega, che avvince e apre la mente, colui che prende per mano e guida. A tutti è accaduto di pensarsi come una delle immagini di questa pagina del Van­gelo: perla parola di Dio sarò terreno sassoso? Sarò buona terra? O strada povera e polverosa, capace solo di lasciare agli eventi il compito di nasconderla al mio cuore? Poi come in un film, ecco snodarsi la giornata di tanti uomini e donne: ricolma di preoccupazioni, di tribolazioni, di pensieri, forse anche di delusioni e di seduzioni. Eppure erano brave persone, che avevano gioito alle parole sante! Ma i rovi della vita le hanno disorientate, non sono state capaci di opporre forza e coraggio, di farsi perdonare e di farsi guidare. E così hanno permesso che la voce di Dio venis­se soffocata.
IL TESTIMONE
GESUALDO NOSENGO
C'è chi lo considera uno dei "padri della patria; anche se non si mise in politica e non fu quindi eletto nell'Assemblea co­stituente, e un anticipatore dei Concilio per la sua costante riflessione teologica sul ruolo dei laici e sul valore salvifico della professione. Nosengo, nato a San Damiano d'Asti nel 1906, è stato un grande pedagogista e maestro, fondato­re e primo presidente dell'Uciim (Unione cattolica italiana insegnanti medi) fino alla morte, avvenuta nel 1968. Questa la sua dichiarazione di fede nell'educazione: «Noi crediamo di potere, con la no­stra azione educativa, giovare all'umani­tà più che non i politici e gli economisti con la loro, che pure non disprezziamo, ma che risulterebbe sempre vana, se gli uomini, dopo aver raggiunto un benes­sere materiale, non sapessero perché vivono, non si amassero tra loro, non amassero Dio creatore e Gesù Cristo Sal­vatore, e non sapessero che con le loro sofferenze e le fatiche della presente vita possono divenire degni della felicità che si gode con Dio nella futura».

VANGELO DEL GIORNO


Martedi 29 gennaio
CHI FA LA VOLONTÀ DI DIO,
COSTUI PER ME È FRATELLO, SORELLA E MADRE.
S. Costanzo
Prima lettura  Eb 10,1-10
Fratelli, la Legge, poiché possiede soltanto un'ombra dei beni futuri e non
la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione
per mezzo di sacrifici — sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno - coloro che si accostano a Dio. Altrimenti, non si sarebbe forse cessa- to di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati? Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati. È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti ne sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro —
per fare, o Dio, la tua volontà"».
Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocau­sti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
LA LETTURA E IL VANGELO
Salmo 109: Ecco, Signore, vengo per fare la tua volontà.
 
Dal Vangelo secondo Marco  3,3 1-35

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, man­darono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

LA NOTA ESEGETICA
"Fare la volontà di Dio" (3,35) è l'unico criterio da soddisfare per essere autenticamente della famiglia di Gesù! Sua madre e i suoi fratelli (3,31) fanno parte del gruppo identificato come "i suoi" (hoi par'autu: 3,21). D'ora in poi, nessuno potrebbe impadronirsi di Gesù. Lo sfondo polemico di questo episodio dà, paradossalmente, anche ai suoi cari la chance di partecipare alla straordinaria grazia di essere davvero suoi.

IL COMMENTO SPIRITUALE
«Facile questo Gesù — avranno pensato i contemporanei -, non predica sacrifici, non vuole olocausti, né offerte. Vuole una cosa semplice semplice: che si faccia la sua volontà. E ci chiamerà fratelli e sorelle!».
Poi la volontà di Dio è prato verde in ripida salita. È deserto senz'acqua e mare in tempesta. Lì occorre avere ben saldi ipensieri, il cuore così tenero da commuover­ci, ma capace di stare nella burrasca.
Non sappiamo qual è la volontà sua se non viviamo nella fiducia assoluta in lui. Allora la salita si fa più sopportabile, nel deserto si fa reale un'oasi, il mare si placa e restituisce la pace e lo sguardo di Dio si fa compagno di viaggio.
L’ESPERIENZA
Condominio
Durante l'assemblea del condominio c'era stata la solita sfuriata del nostro vicino del pianterreno, che ha deciso di non rivolgerci più la parola perché si era sentito profondamente offeso dal nostro comportamento nei suoi con­fronti.
Ognuno si era ritirato nel proprio ap­partamento senza commenti. Non era la prima volta che succedeva. lo avver­tivo un certo disagio che mi ha spinto a ripensare a quanto quell'uomo aveva detto. Forse io stessa potevo essere sta­ta causa di sofferenza per lui.
Il Vangelo parla di perdonare e questo non mi dava pace. Ho pensato seriamen­te di chiedergli scusa. Mi son fatta forza e ho suonato alla sua porta. Mi ha aperto la figlia, la quale mi ha detto che il papà era occupato, ma che mi avrebbe telefonato. Quando ha suonato il telefono, mi sono affidata a Dio: «Le devo chiedere scusa per tutte le volte che le ho dato un di­spiacere...» . Non mi ha lasciato finire di parlare, asserendo che da me non aveva ricevuto nessuna offesa.
II ghiaccio era rotto.
                                                                         M.C. — Italia
IL TESTIMONE
Carlo I d’Asburgo
Pronipote dell'imperatore Francesco Giuseppe, nacque nel 1887 nella Bassa Austria. Ottima la formazione cristiana e umana, favorita da una naturale felicità di carattere e predisposizione al bene. Nel 1911 sposò la principessa Zita di Borbone-Parma. 28 giugno 1914: l'as­sassinio a Sarajevo dell'erede al trono asburgico provocava la dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria alla Ser­bia, inizio della Prima guerra mondiale. Sul trono degli Asburgo dopo la morte dell'imperatore Francesco Giuseppe, Carlo si trovò a gestire gli anni cruciali
della Grande Guerra, cercando di miti­garne gli orrori. Ma travolto dal crollo dell'impero e deposto dal parlamento della nuova repubblica austriaca, nel 1919 riparò in Svizzera con la famiglia. Dopo due tentativi falliti di riguadagna­re il trono ungherese, con la mediazio­ne britannica partì nel 1921 per il nuovo esilio a Madera. Ivi morì di polmonite l'anno seguente, perdonando i suoi ne­mici. Fino all'ultimo aveva offerto la sua vita e le sue sofferenze per l'unità dei suoi popoli. È stato beatificato nel 2004.


VANGELO DEL GIORNO


Lunedì 28 gennaio
S. Tommaso d'Aquino
SATANA È FINITO.
Prima lettura  Eb 9, 15.24-28
Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo interve­nuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.
Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quel­lo vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel san­tuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienez­za dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.

IL VANGELO
Salmo 97: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
 
Dal Vangelo secondo Marco  3,22-30

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Sata­na? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega.
Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
IL COMMENTO SPIRITUALE
E gli scribi sono sempre lì, a cercare il modo di far cadere in contraddizione Gesù. Credo che per lui sia stato tanto doloroso il cammino su questa terra, pro­prio a causa di tutti questi uomini per cui era pronto a dare la vita, ma che invece gli respiravano accanto determinati a fargli opposizione, con malanimo e violen­za, pronti a metterlo crudelmente a morte.
«Tutto sarà perdonato... ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato... ».
Erano costoro uomini che non sapevano accettare un Dio misericordioso, che si opponevano alla grandezza dello Spirito.
Sono anche coloro che oggi non credono di poter essere perdonati e compresi, sono gli uomini e le donne che hanno perso la fiducia negli altri, in Dio, nella vita. Siamo noi quando rifiutiamo la mano divina nella nostra esistenza, quando re­stiamo chiusi su noi stessi e non volgiamo lo sguardo purificato dal dolore verso Gesù, che è in grado di scacciare i demoni della nostra sofferenza
IL TESTIMONE
SAN TOMMASO D'AQUINO
Figlio dei conti d'Aquino, signori di Roc­casecca, dove nacque nel 1225, Tom­maso entrò a far parte dell'ordine men­dicante dei domenicani vincendo ogni opposizione familiare. Innamorato della verità, si appassionò per Io studio della teologia al punto da estraniarsi comple­tamente da tutto il resto. Insegnò a Parigi e in Italia, stimatissimo dovunque, specialmente dai pontefici. Il frutto dei suoi studi e delle sue meditazioni: la monumentale Summa Theologiae, il suo capolavoro, che insieme a numerose
altre opere filosofiche e teologiche gli valse di venire proclamato dottore della Chiesa. Tuttavia verso la fine della vita (morì nel 1274 a Fossanova) non volle più scrivere, in seguito ad una visione in confronto della quale gli sembrò "paglia" tutto quanto aveva scritto in precedenza. Fu canonizzato da papa Giovanni XXII, che dichiarò: «Tommaso ha illuminato la Chiesa più di tutti gli altri dottori, e un uomo fa più profitto sui libri suoi in un solo anno, che non sulle dottrine degli altri per tutto il tempo della sua vita».

Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

1. MODELLO ISEE

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1) CONSULENZA E ASSISTENZA LEGALE

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RECUPERO STRUTTURALE E FUNZIONALE DELL' EDIFICIO DELLE SCUOLE ELEMENTARI "PRINCIPE DI PIEMONTE"

IMPORTO FINANZIAMENTO

euro 2.330.ooo,oo

SCUOLA PRINCIPE DI PIEMONTE

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RISTRUTTURAZIONE E AMMODERNAMENTO DEL PLESSO SCOLASTICO RIONE IACP

IMPORTO FINANZIAMENTO

EURO 700.000,00

IACP

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lavori pubblici

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RIFACIMENTO PIAZZA SAN PIETRO

IMPORTO FINANZIATO:

euro 150.000,00

piazza San Pietro

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PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO COMPARTO C1 NORD OVEST – RIONE IACP

IMPORTO INTERVENTO:

euro 1.502.373,12

IACP

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lavori pubblici

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REALIZZAZIONE DI UN CAMPO SPORTIVO POLIVALENTE COPERTO IN VIA GIOTTO – RIONE IACP

IMPORTO DEL FINANZIAMENTO :

euro 512.000

iacp

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arco adriano

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RESTAURO CONSERVATIVO DELL’ARCO ADRIANO. SISTEMAZIONE DEL TRATTO DI VIA APPIA TRA ANFITEATRO ED ARCO ADRIANO

RICHIESTA FINANZIAMENTO

Euro 2.470.698,58

arco adriano

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villetta l.sturzo

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PROGETTO PER LA VILLETTA TEMPO LIBERO ALLA VIA L. STURZO

RICHIESTA DI FINANZIAMENTO:

euro 127.000,00

villetta l. sturzo

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asilo nido

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PROGETTO DI ASILI NIDO PER BAMBINI DA 0 A 36 MESI IN VIA ALBANA 107

TOTALE DEL FINANZIAMENTO:

euro 699.438,18

asilo nido

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE