prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

giovedì 28 febbraio 2019

               Scoperta la struttura del DNA


sabato 28 febbraio 1953 (66 anni fa)

Scoperta la struttura del DNA«Abbiamo trovato il segreto della vita!» L'annuncio trionfale del biologo Francis Crick sorprese i clienti dell’Eagle Pub di Cambridge, ignari che quella scoperta avrebbe dato un nuovo corso alla ricerca scientifica e maggiori speranze a milioni di pazienti affetti da malattie genetiche.

Le leggi di Mendel sull'ereditarietà avevano fornito la chiave dell'esistenza di un preciso codice genetico, già nel 1865. Da allora si erano fatti ulteriori passi in avanti in questo campo, grazie all'introduzione di nuovi metodi d'indagine. Fondamentale in tal senso si era rivelata la cristallografia a raggi X ideata da William Henry Bragg: una tecnica che permise di approfondire la struttura ed il funzionamento di molte molecole biologiche, tra cui gli acidi nucleici presenti nel DNA.

I primi a sfruttarla efficacemente furono Oswald Theodore Avery, Colin MacLeod e Maclyn McCart che nel 1944 riuscirono a dimostrare che i cromosomi, portatori dei caratteri ereditari, sono costituiti da catene di acido desossiribonucleico (DNA) e che è, pertanto, quest'ultimo il responsabile della trasmissione dei caratteri, necessari alla vita di un organismo. All'inizio degli anni Cinquanta si sapeva quasi tutto del DNA, tranne che forma avesse.

Il 1953 fu l'anno decisivo per l'aggiunta dell'ultimo prezioso tassello. In quell'anno la biologa inglese Rosalind Franklin, ricercatrice al King's College di Londra, riuscì nell'impresa di fotografare il modello base della molecola del DNA, grazie alla tecnica della diffrazione dei raggi di X di Bragg. L'immagine, passata alla storia come Foto 51, finì nelle mani del direttore del laboratorio Maurice Wilkins che la mostrò a due colleghi del celebre Cavendish Laboratory di Cambridge.

I due, Francis Crick e James Watson, colsero l'occasione al volo e la utilizzarono per portare a termine le loro ricerche. Si arrivò così allo storico annuncio di Crick all'Eagle Pub, cui seguì un articolo sull'autorevole rivista Nature, che il 25 aprile dello stesso anno mostrò al mondo accademico «il segreto della vita»: il modello a doppia elica della molecola di acido desossiribonucleico. L'immagine ritraeva due filamenti con uno scheletro formato da molecole di zucchero (desossiribosio), unite tra loro da molecole di acido fosforico e avvolte intorno a un asse centrale, disegnando così un’elica.

In quel documento non si accennava minimamente ai meriti della povera Rosalind, che quattro anni dopo morì di cancro contratto per l'eccessiva esposizione alle radiazioni dei raggi X. Il suo nome rimase nell'ombra anche nel 1962 quando a Wilkins, Watson e Crick fu consegnato il Premio Nobel per la Medicina«per le loro scoperte sulla struttura molecolare degli acidi nucleici e l’importanza nel trasferimento dell'informazione genetica nella materia vivente».



Santa Maria Capua Vetere, lì 28 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

domenica 24 febbraio 2019


                            Alain Prost


(Nato 64 anni fa)



Alain Prost: Nato a Lorette (Francia), è un ex pilota automobilistico. Alain Marie Pascal Prost, dal 1980 al 1993, ha vinto 51 Gran Premi di Formula Uno e 4 volte il titolo mondiale piloti: con la McLaren nel 1985, 1986 e 1989, con la Williams nel 1993. Ha corso anche nelle scuderie Renault e Ferrari.



Santa Maria Capua Vetere, lì 24 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

              "Marcellino pane e vino" al cinema


giovedì 24 febbraio 1955 (64 anni fa)


"Marcellino pane e vino" al cinema: Nell'elenco delle pellicole evergreen per genitori e figli, occupa un posto speciale il bambino che aveva per famiglia un gruppo di frati e per amici l'immaginario Manuel e Gesù. 

Verso la metà degli anni Cinquanta, nella Spagna franchista che dopo anni di isolamento tornava al centro dell'attenzione europea e degli USA in particolare, il cinema locale usciva da una profonda crisi legata in gran parte alla pesante censura del regime e iniziava a conoscere qualche segnale di ripresa. In quel periodo prese piede la moda degli attori bambini (tra cui Joselito, Marisol, Rocío Dúrcal), catapultati in tenera età sul grande schermo e destinati ad un immediato e, in molti casi, effimero successo.

Il primo, e quello che ottenne maggior fama oltre i confini nazionali, fu il madrileno Pablito Calvo, che a soli sei anni si trovò a debuttare al cinema nel ruolo di primo attore. Il piccolo fu scelto dal regista ungherese Ladislao Vajda per vestire i panni del protagonista di Marcelino Pan y Vino, film tratto dall'omonimo romanzo di José María Sánchez Silva, noto come scrittore per l'infanzia.

La storia nasce da una leggenda legata alla vita di San Marcellino, molto popolare in Spagna, che all'inizio del film viene raccontata da un frate francescano a una bambina gravemente malata, mentre tutto il paese si reca al convento per onorare il Santo. Finite le ostilità tra Spagna e Francia, un gruppo di frati decide di recuperare un vecchio castello per farne un convento francescano. 

Una mattina davanti all'ingresso dell'edificio i frati trovano una cesta con un bambino che, dopo aver cercato invano di affidare a una famiglia, decidono di allevare da soli dandogli il nome del santo del giorno in cui era stato ritrovato: Marcellino. Il bimbo cresce e non avendo altri coetanei con cui giocare, si crea un amico immaginario che chiama Manuel. La sua spensierata e frenetica quotidianità lo porta per caso a un incontro che si rivelerà straordinario.

Nella soffitta, affisso alla parete c'è un crocifisso a grandezza naturale, al quale il piccolo decide di portare acqua e vino pensando così di alleviarne la sofferente magrezza. Ne nasce un'amicizia speciale che conduce Marcellino a realizzare ciò che più desidera: vedere sua madre. Alla sua prima uscita il film commosse tutti e qualche mese dopo si guadagnò il plauso della giuria all'ottavo Festival di Cannes, dove Pablito Calvo ottenne una menzione speciale.

In Italia arrivò a settembre dello stesso anno e la reazione del pubblico fu altrettanto entusiasta. Tre anni dopo la piccola star spagnola recitò al fianco del "principe della risata", al secolo Antonio de Curtis, nel film "Totò e Marcellino" diretto da Antonio Musu. Allo stesso modo in diversi paesi fiorirono remake e cartoni animati ispirati al personaggio ideato dal scrittore Silva.

Quest'ultimo, dal canto suo, beneficiò non poco della popolarità della pellicola: il suo romanzo, tradotto in trenta lingue, vendette oltre nove milioni di copie; tant'è che l'autore (premiato con il premio Andersen, considerato un po' il Nobel della letteratura per ragazzi) scrisse altre storie che avevano per protagonista il piccolo orfanello.



Santa Maria Capua Vetere, lì 24 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

lunedì 18 febbraio 2019

                             Enzo Ferrari


 ( Nato 121 anni fa)


Enzo Ferrari: Nato a Modena e qui morto nel 1988, è stato un pilota automobilistico ed imprenditore, fondatore della casa automobilistica che da lui ha preso il nome. La Ferrari è nota in tutto il mondo, grazie anche alla scuderia che partecipa alla Formula Uno, nella quale ha vinto numerosi Mondiali per piloti e per costruttori.

Enzo Ferrari nel 1920 ha cominciato a gareggiare guidando un'Alfa Romeo. Tre anni dopo, ha vinto il "I Gran Premio del Circuito del Savio". In quest'occasione la contessa Paolina Biancoli, madre dell'aviatore Francesco Baracca (morto nel 1918), gli ha affidato il cavallino rampante, simbolo che il figlio aveva avuto sulla carlinga dell'aereo, invitandolo ad apporlo sulle sue macchine.

Il cavallino rampante è poi rimasto il simbolo della sua scuderia di corse (inizialmente legata all'Alfa Romeo) e poi della sua casa automobilistica.
La prima gara disputata nel campionato mondiale è stata il Gran Premio di Monaco, il 21 maggio del 1950, mentre la prima vittoria in F1 è arrivata nel Gran Premio di Gran Bretagna del 1951 con Froilan Gonzales.


Santa Maria Capua Vetere, lì 18 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

                              Roberta Vinci


 ( Nata 36 anni fa)

Roberta Vinci: Nata a Taranto, è un'ex tennista, che ha nel suo palmarès quattro Fed Cup (2006, 2009, 2010 e 2013). Nel ranking mondiale WTA arriva fino all'11° posto nel singolare (il 10 giugno 2013) e al primo posto nel doppio femminile (il 15 ottobre 2012). In quest'ultima specialità, in coppia con Sara Errani, vince cinque tornei del Grande Slam.

Nel settembre 2015, dopo aver superato in semifinale Serena Williams, disputa una storica finale tutta italiana degli US Open, venendo sconfitta da Flavia Pennetta. A metà febbraio 2016, occupa la 13ª posizione nella classifica WTA, con qualche possibilità di entrare nella top ten. 

Tre mesi dopo, difatti, raggiunge la settima posizione e la prima nella graduatoria del doppio sempre in coppia con Sara Errani. Nella classifica del 13 febbraio 2017 è venticinquesima. Un anno dopo è centocinquantaseiesima e il 18 maggio comunica il ritiro dall'attività agonistica.


Santa Maria Capua Vetere, lì 18 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

Si riunisce il primo Parlamento dell'Italia unita


lunedì 18 febbraio 1861 (158 anni fa)


Si riunisce il primo Parlamento dell'Italia unita: Una Torinofestante e tappezzata di tricolori accolse la prima seduta del Parlamento dell'Italia unita. Completata (mancava solo Roma) l'unificazione geografica, bisognava costruire da zero quella amministrativa, economica e sociale, scontrandosi con un clima di egoismi locali e di contestazione al nuovo assetto statale. 

Tre mesi dopo l'annessione del Regno delle Due Sicilie, furono bandite le elezioni per il Parlamento dell'ottava legislatura, in continuità con quello già esistente nel Regno sabaudo, regolamentato dallo Statuto Albertino del 1848. Quest'ultimo, infatti, prevedeva un sistema bicamerale composto da un Senato vitalizio di nomina regia e da una Camera dei deputati eletta a suffragio censitario maschile (che riconosceva il diritto di voto soltanto a coloro che avevano un certo livello di ricchezza, al contrario del suffragio universale che non fa distinzioni di alcun tipo).

Ciò comportò che alle elezioni del 27 gennaio e del 3 febbraio 1861 furono chiamati al voto 418 mila cittadini maschi in rappresentanza di 22 milioni di italiani. Per via anche dell'astensione dei cattolici, invitati dal Papa a disertare le urne, alla fine votarono soltanto in 240 mila, l'uno per cento del totale, le cui preferenze indicarono i 443 componenti della "camera bassa". Gran parte degli eletti apparteneva alla nobiltà (conti, baroni, etc.), agli ordini cavallereschi e alla borghesia delle professioni (avvocati, medici, ingegneri).

Tutto era stato organizzato perché la prima seduta si tenesse verso la metà di febbraio nella capitale del Regno sabaudo. La sede fu individuata nel cortile di Palazzo Carignano (splendida residenza barocca di Casa Savoia), dove a tempo di record - all'incirca due mesi - fu realizzata un'aula semicircolare a forma di ferro di cavallo. Uno dei due progettisti, Amedeo Peyron, congegnò per ogni scranno un sistema di bottone-molla che permetteva ad ogni deputato di chiamare gli uscieri.

Il gran giorno arrivò lunedì 18 febbraio. Un'aula gremita accolse, al grido «Viva il re d'Italia»Vittorio Emanuele II cui spettò l'onore del discorso inaugurale. Ai lati del trono i figli del sovrano Umberto Principe di Piemonte e Amedeo duca d’Aosta, e i diplomatici di altre nazioni europee. Il primo compito dell'assemblea fu di approvare la legge istitutiva del Regno d'Italia, promulgata il successivo 17 marzo e con la quale venne attribuito a Vittorio Emanuele II e ai suoi successori il titolo di "Re d'Italia". 

L'assetto istituzionale del nuovo organismo era definito in base allo Statuto Albertino assunto come carta costituzionale dello Stato unitario. Secondo lo Statuto, il Re era il capo supremo dello Stato ed esercitava in via esclusiva il potere esecutivo, attraverso i ministri che nominava personalmente, e quello giudiziario affidato a giudici di nomina regia. Il potere legislativo era affidato al Sovrano e ai due rami del Parlamento, fermo restando che il primo aveva la facoltà di respingere qualsiasi legge approvata dal secondo.

Ciò era vero in teoria; nella prassi, tuttavia, si instaurò un rapporto di graduale fiducia tra Governo e Parlamento, al punto che la scelta dei ministri venne sempre più orientata dalle indicazioni dell'assemblea elettiva. Nei mesi successivi quest'ultima si trovò ad affrontare l'arduo compito di organizzare la vita amministrativa del paese, riducendo al contempo le profonde differenze dal punto di vista economico, sociale e dei servizi scolastici e assistenziali. 

Altra questione spinosa era il rapporto tra il Regno e la Chiesa di Roma, che trovò una prima sistemazione soltanto dieci anni dopo con la Legge delle Guarentigie. A complicare le cose fu l'improvvisa morte di Cavour, il 6 giugno del 1861, che originò un clima di forte instabilità, con la successione di ben cinque governi in appena 4 anni.




Santa Maria Capua Vetere, lì 18 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

domenica 17 febbraio 2019

                  Scoppia Tangentopoli


lunedì 17 febbraio 1992 (27 anni fa)  

Scoppia Tangentopoli«Che ci fosse la corruzione in Italia si è sempre saputo, la classe dominante promanava questo puzzo di fogna che tutti sentivano, il famoso "turarsi il naso"». La lucida analisi di Indro Montanelli sullo "scandalo delle tangenti"sottolinea come la caduta del Muro di Berlino e la fine dell'incubo "comunista", abbiano creato i presupposti per mettere sotto processo un intero sistema politico ed economico, segnando uno spartiacque nella storia della Repubblica Italiana.

Alle 17 di lunedì 17 febbraio davanti al Pio Albergo Trivulzio (ente pubblico milanese che ospita una casa di riposo per anziani) un'autocivetta dei carabinieri attende il momento giusto per far scattare l'operazione. Dentro la vettura c'è anche il giovane sostituto procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro, che sta indagando su un giro di tangenti nella sanità meneghina. Di concerto con il magistrato, l'imprenditore Luca Magni entra nell'edificio per consegnare una "mazzetta" da 7 milioni di lire all'ingegnere Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio ed esponente del partito socialista.

Intascati i soldi, Chiesa viene tratto in arresto per concussione e messo sotto interrogatorio. È l'episodio chiave che scatena una bufera giudiziaria nello scenario politico nazionale e nel mondo dell'imprenditoria e dell'alta finanza. L'inchiesta, denominata Mani pulite, è condotta da un pool di magistrati, guidati dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli, tra i quali oltre a Di Pietro figurano Gherardo Colombo e Ilda Boccassini.

Il quadro politico di quel periodo vede l'approssimarsi delle elezioni politiche (fissate per il 5 aprile), in vista delle quali si profila un'alleanza tra Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano, quest'ultimo atteso dai festeggiamenti per il centenario della nascita. La notizia dell'arresto di Chiesa in questo contesto è destabilizzante e mette sulla graticola politici di tutte le forze parlamentari.

Le rivelazioni dell'ex presidente del Trivulzio fanno emergere un quadro più fosco di quello che i giudici si aspettavano e fanno scattare le manette per otto imprenditori coinvolti negli appalti della sanità lombarda. In primavera arrivano i primi avvisi di garanzia per politici e personaggi istituzionali, travolti da un fiume in piena che mina alle fondamenta i principali partiti italiani: dal PSI alla DC, passando per il Partito Democratico della Sinistra (ex PCI).

Non passa giorno che giornali e tg non aprano con un bollettino aggiornato di indagati e arrestati, tra i quali compaiono semplici impiegati pubblici accanto ad alti funzionari dello Stato, noti imprenditori ed esponenti dell'alta finanza. Il terremoto è in atto e sul banco degli imputati ci sono soprattutto i partiti, accusati di finanziarsi illecitamente attraverso mazzette milionarie versate da imprenditori amici.

In questo clima rovente si va al voto e i cittadini indignati dalle vicende di "Mani pulite" fanno sentire la propria protesta, penalizzando i grandi partiti e premiando forze emergenti come la Lega di Umberto Bossi. Nel frattempo, una prima significativa ammissione sul ricorso al finanziamento illecito arriva alla Camera dal segretario del PSI Bettino Craxi che, rivolto agli altri colleghi, parla di una diffusa consuetudine «all'uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale».

Nel prosieguo dell'inchiesta si manifesta un aspetto di notevole drammaticità: in tanti tra le persone coinvolte preferiscono togliersi la vita, altri non reggono alla vergogna del carcere e muoiono di crepacuore. Le indagini a fine anno arrivano a toccare i vertici della classe dirigente, su tutti Craxi che, dopo quattro avvisi di garanzia per reati di corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti, è costretto a dimettersi dal PSI, dopo averlo guidato per quasi 17 anni.

La sua parabola di uomo delle istituzioni va incontro a un graduale declino fino alla latitanza ad Hammamet (Tunisia), da dove non farà più rientro in Italia. Insieme a lui spariscono dalla ribalta politica numerosi personaggi di rilievo mentre alcuni, come Giulio Andreotti, ne escono fortemente ridimensionati; medesima sorte tocca a grandi partiti come la DC, il PSI, il PSDI e il PLI che, dopo aver scritto un pezzo importante di storia italiana, tramontano definitivamente.

Ciò fa di Tangentopoli una cesura epocale che segna l'inizio di una Seconda Repubblica. Oltre alle 1.300 sentenze tra condanne e patteggiamenti, l'inchiesta produce forti conseguenze su più versanti, in primis su quello giudiziario con l'abolizione dell'immunità parlamentare, mediante la modifica dell'art. 68 della Costituzione.

Sul piano politico si affacciano nuove personalità, destinate ad occupare la scena nei decenni successivi, tra cui: l'imprenditore Silvio Berlusconi che fonda il movimento di centrodestra Forza Italia, vincendo le elezioni del '94; l'ex magistrato Antonio Di Pietro che, smessa la toga, accetta nel '96 l'incarico di Ministro dei Lavori Pubblici nel governo Prodi e due anni dopo fonda il partito Italia dei Valori.

Per quanto la vicenda di Tangentopoli continui a dividere analisti e addetti ai lavori, è indubbio che quella stagione abbia contribuito a svelare meccanismi tutt'altro che limpidi nella gestione della cosa pubblica. Qualcuno come l'economista Mario Deaglio ha provato a calcolare i danni ingenerati dal sistema delle tangenti: ai cittadini sono costate 10.000 miliardi di lire annui; il debito pubblico è schizzato fra 150.000 e 250.000 miliardi di lire; cui si aggiungono gli interessi sul debito tra 15.000 e 25.000 miliardi.



Santa Maria Capua Vetere, lì 17 Febbraio 2019



Portavoce la Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

sabato 16 febbraio 2019

                           Valentino Rossi


 ( Nato 40 anni fa)

Valentino Rossi: Nato a Urbino (Marche), è un pilota motociclistico. Vince nove titoli mondiali, il primo a 18 anni, in quattro classi differenti: uno nella classe 125, uno nella 250, uno nella 500 e sei nella MotoGP.

Sceglie sempre il numero 46 per conservare il numero del padre, anch'egli pilota motociclistico. In carriera guida moto delle scuderie Aprilia, Honda, Yamaha e Ducati. Dal 2013 torna in sella ad una Yamaha, conquistando un quarto e un secondo posto nel motomondiale.

Anche al termine della stagione 2015 conquista il secondo posto dietro Jorge Lorenzo, ma tra mille polemiche per uno scontro nella penultima gara con lo spagnolo Marc Márquez e la conseguente penalizzazione inflitta all'italiano nell'ultimo Gran Premio, che gli impedisce di fatto di conquistare il titolo. Dopo l'ultimo Gran Premio del 2016 si classifica ancora secondo nel Mondiale di MotoGP, mentre nell'anno successivo è quinto. Al termine della stagione 2018 occupa la terza posizione.

Appassionato delle quattro ruote, si cimenta in gare di rally e sostiene dei test sui bolidi della Formula Uno.

Molto seguito dai suoi fan, è popolare presso il grande pubblico anche per il carattere estroverso e la partecipazione alla campagna pubblicitaria di un noto gestore telefonico. Nell'occhio del ciclone, come altri VIP, per alcuni problemi con il fisco, ne esce grazie al patteggiamento.



Santa Maria Capua Vetere, lì 16 Febbraio 2019

Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

              Fidel Castro, primo ministro di Cuba


lunedì 16 febbraio 1959 (60 anni fa)

Fidel Castro, primo ministro di Cuba: Mentre il mondo si presentava sempre più diviso dalla "logica dei due blocchi", in una lingua di terra tra l'oceano Atlantico e il mar dei Caraibi iniziava la parabola del leader politico tra i più longevi del XX secolo, sulla ribalta internazionale per quasi mezzo secolo.

Formatosi all'università negli ambienti antimperialisti, convinti che la strategia degli Stati Uniti avesse privato Cuba della sua indipendenza, Fidel Alejandro Castro Ruz era animato dal desiderio di tradurre i suoi ideali politici in un impegno concreto in parlamento. Il colpo di stato del marzo 1952 che portò al potere, con il pieno sostegno degli USA, il generale Fulgencio Batista scompaginò i suoi piani.

Di fronte al regime repressivo che si andava instaurando individuò nell'azione di forza l'unica risposta possibile. Prese il via la cosiddetta rivoluzione castrista che, dopo il primo tentativo fallito contro la caserma Moncada (26 luglio 1953), andò in porto tre anni più tardi grazie all'impresa del Movimiento 26 de Julio, cui prese parte il celebre combattente e medico Ernesto "Che" Guevara.

Messo in fuga il dittatore, il 1° gennaio 1959 Castro entrò trionfante a L'Avana alla guida dei suoi fedelissimi "barbudos". La sua ascesa al governo dell'isola si concretizzò il successivo 16 febbraio, quando assunse l'incarico di primo ministro del Governo Rivoluzionario cui unì quello di comandante delle forze rivoluzionarie. Lo scenario di diffusa povertà che regnava a Cuba lo spinse ad adottare misure drastiche, tra cui la nazionalizzazione dell'industria e la confisca di beni di proprietà straniera, procurandogli la forte ostilità degli USA.

Il fallito tentativo di questi ultimi di rovesciare il suo governo nell'aprile del 1961 con lo Sbarco nella Baia dei porci e la Crisi dei missili dell'anno successivo (in cui si profilò l'incubo di un conflitto tra Stati Uniti e URSS) spinsero definitivamente Cuba nell'orbita sovietica, suggellata dall'adesione al socialismo e dalla conseguente nascita del Partito comunista cubano (1965), di cui Castro divenne il primo segretario.

La risposta dell'amministrazione americana guidata da John Fitzgerald Kennedy si tradusse dal 1963 in un embargo commerciale, economico e finanziario destinato a condannare il lider maximo e il suo governo a un lungo isolamento internazionale. Per il paese significò l'inizio di una crisi sociale ed economica che originò la fuga di massa dei cubani, in particolare verso la Florida. La situazione si aggravò con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991; ciononostante il governo rivoluzionario non subì contraccolpi e conservò il potere anche nel ventunesimo secolo.

Il 18 febbraio 2008, provato da problemi di salute, annunciò la sua uscita di scena in favore del fratello Raul, cui affidò tutti i suoi poteri. Si concluse così un'era durata mezzo secolo nel corso della quale l'ex combattente rivoluzionario si confrontò con i principali protagonisti del '900, da Kennedy a Gorbačëv passando per Giovanni Paolo II, fino ad arrivare ai più recenti Obama e Putin.

Sopravvissuto a innumerevoli colpi di stato e attentati contro la sua persona e scomparso nel novembre del 2016, il leader cubano continua a dividere storici ed osservatori sui risultati della sua rivoluzione socialista: foriera di riforme economiche efficaci e di migliori condizioni di vita per alcuni; funzionale alla creazione di un regime illiberale e repressivo per altri. Una svolta nei rapporti con il governo americano è arrivata verso la fine del 2014, con l'annuncio da parte del presidente Obama di voler porre fine all'embargo.



Santa Maria Capua Vetere, lì 16 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

domenica 10 febbraio 2019

              Inizia il Maxiprocesso di Palermo


lunedì 10 febbraio 1986 (33 anni fa)


Inizia il Maxiprocesso di Palermo: «La corte!». Si apre così a Palermo il processo che mette per la prima volta alla sbarra la mafia, come organizzazione dotata di una gerarchia e di una strategia d'azione ben definite. Dietro questo risultato c'è la tenacia e il coraggio di uomini che pagheranno con la vita il loro essere, senza compromessi, al servizio dello Stato e della Legge.

Una seconda guerra di mafia (la prima risale al 1962) aveva insanguinato la Sicilia all'inizio degli anni Ottanta. Gran parte delle famiglie era stata decimata dalla furia omicida dei Corleonesi, capeggiati dal boss Salvatore Riina, e in questa mattanza erano stati coinvolti anche uomini di legge e delle istituzioni che avevano cercato di contrastare il fenomeno. In particolare, l'uccisione del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nel 1982, aveva generato grande sdegno nell'opinione pubblica, motivando l'azione di alcuni magistrati riuniti nel pool antimafia dal giudice Antonino Caponnetto.

Tra questi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano impegnati a tentare un nuovo approccio nelle indagini. Lo scenario in cui si muovevano era contraddistinto dalla totale negazione del fenomeno mafioso o, nel migliore dei casi, di una sottovalutazione di esso. Un'inversione di tendenza c'era stata con la legge 646/1982 che introduceva il reato di associazione mafiosa, approvata otto mesi dopo il brutale assassinio del suo promotore, Pio La Torre. 

Di qui si arriva alla preparazione del processo. A mettere sulla strada giusta il giudice istruttore Falcone sono i "pentiti", uno in particolare e il primo della storia: Tommaso Buscetta. Soprannominato il "boss dei due mondi" per la sua lunga permanenza negli Usa, Buscetta è stato per 40 anni in contatto con tutti i vertici delle famiglie mafiose, pagando a caro prezzo il suo allontanamento (due figli uccisi insieme ad altri familiari). Le sue rivelazioni, raccolte in 400 pagine di interrogatorio, svelano al magistrato ramificazioni e segreti della cupola siciliana.

Le richieste di rinvio a giudizio sono oltre 400 e per far fronte a questo numero si decide la costruzione di un'aula bunker a ridosso del carcere palermitano dell'Ucciardone. Viene realizzata una fortezza inespugnabile, con porte blindate e vetri antiproiettile. E' qui che la mattina di lunedì 10 febbraio si apre il più grande processo che sia mai stato realizzato contro la criminalità organizzata.

I numeri sono impressionanti: 474 imputati, di cui 221 detenuti, 59 a piede libero e 194 giudicati in contumacia, perché latitanti. Ad essi si aggiungono oltre 900 tra testimoni e parti lese e 180 difensori, senza contare i 600 giornalisti che seguono l'evento. Motivo per cui vengono adottate misure di sicurezza eccezionali, in primis l'impiego di tremila agenti a presidiare l'area, al fine di evitare attentati e fughe. 

Tutto è stato studiato nei minimi dettagli per evitare che il procedimento si blocchi. In particolare, per scongiurare il rischio di defezioni, vengono nominati due pubblici ministeri, due presidenti di corte, due giudici a latere, mentre i giudici popolari sono sedici. Di fronte a loro centinaia di imputati seduti tra i banchi o rinchiusi dietro le sbarre, cui vengono contestati: 120 omicidi, traffico di droga, estorsione e il nuovo reato di associazione mafiosa.

La tensione regna fin dalle prime battute e da parte degli accusati ogni pretesto è buono per contestare e rallentare il dibattimento. Gli osservatori studiano i loro comportamenti e dalle loro reazioni s'intuisce il peso "politico" dei personaggi chiamati a rispondere: in religioso silenzio quando parlano i boss che contano; urla e contestazioni di fronte ai collaboratori di giustizia, ritenuti dei "traditori". Lo scenario muta profondamente all'annuncio dell'ingresso di Buscetta. 

Per decisione del presidente di lui viene ammessa solo la ripresa televisiva di spalle e delle mani, procedura estesa anche agli altri pentiti. Comincia a parlare confermando quanto rivelato in precedenza al giudice Falcone, e pronunciando per la prima volta in un tribunale l'espressione «Cosa nostra». E' così che gli affiliati chiamano l'organizzazione, suddivisa in famiglie, ognuna con il nome del rione palermitano o del comune della provincia posti sotto il proprio controllo. Al vertice della piramide c'è la «commissione», formata dai «capimandamenti» espressi da tre famiglie.

La sua deposizione va avanti per una settimana e tra i punti salienti toccati, c'è l'escalation di violenza imputabile alla crescente tensione tra Corleonesi e vecchie famiglie del capoluogo siciliano. Messi con le spalle al muro, boss come Pippo Calò, Luciano Liggio e Michele Greco passano al contrattacco, cercando di screditare Buscetta ma senza fortuna. Altrettanto preziose sono le rivelazioni di altri due pentiti, Salvatore Contorno e Vincenzo Sinagra, grazie ai quali si viene a sapere che molte delle persone scomparse sono state assassinate dalla mafia e sciolte nell'acido per cancellare ogni traccia.

Particolari macabri che colpiscono i presenti e l'opinione pubblica nazionale. Il processo va avanti per due anni circa e il 16 dicembre 1987 arriva la sentenza. Su 474 imputati, 360 vengono condannati e tra questi ci sono pericolosi boss latitanti, come Riina e Bernardo Provenzano, catturati rispettivamente nel 1993 e nel 2006. In appello e in Cassazione le condanne si riducono a 60, tra la delusione di Falcone e Borsellino che cominciano a sentirsi abbandonati nella loro lotta.

Gli attentati di Capaci e via D'Amelio nel 1992 non riescono a cancellare i risultati delle loro inchieste e del conseguente Maxiprocesso che vanno ben oltre le condanne effettive: da qui in avanti nessuno può più ignorare l'esistenza di "Cosa nostra" e sottovalutarne la forza pervasiva nel tessuto politico, economico e sociale.



Santa Maria Capua Vetere, lì 10 Febbraio 2019

Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

sabato 9 febbraio 2019

Inaugurata la prima metropolitana italiana


mercoledì 9 febbraio 1955 (64 anni fa)

Inaugurata la prima metropolitana italiana: Con una nazione intera in procinto di mettersi al volante di un'automobile, la Capitale sceglie la "via sotterranea", inaugurando l'era underground a livello nazionale. La prima metropolitana italiana vede la luce in un periodo di profonde trasformazioni e di rilancio economico.

L'Italia del 1955 è quella che va incontro al boom economico. Inizia adesso a delinearsi la società dei consumi, che trova i suoi status symbol nell'automobile, a cominciare dalle 600 e 500 della FIAT (prodotte rispettivamente dal '55 e dal '57), e nel televisore, grazie alle trasmissioni regolari della RAI cominciate l'anno precedente. Al cinema, tra gennaio e febbraio, danno il capolavoro di Elia Kazan Fronte del porto, con un memorabile Marlon Brando (premiato con l'Oscar per il migliore attore protagonista).

Anche a Roma si respira un clima di crescita e ottimismo per un evento destinato a mutare l'assetto urbanistico e sociale della città. Le Olimpiadi del 1960 si terranno qui, dopo aver battuto la concorrenza di Losanna. Si mette mano a un'ambiziosa progettazione di opere, dalla viabilità all'edilizia residenziale passando per i trasporti. Il primo importante traguardo è il completamento dei lavori della linea metropolitana tra l'EUR e la stazione Termini. 

I lavori, in realtà, erano partiti nel 1938, in piena epoca fascista. Il progetto prevedeva la realizzazione di un servizio di collegamento ferroviario rapido tra la stazione centrale e il nuovo quartiere residenziale (in seguito denominato EUR), che avrebbe dovuto ospitare l'Esposizione Universale del 1942. La manifestazione era saltata per l'entrata in guerra dell'Italia, che aveva conseguentemente fermato i lavori della metro.

Ripresa nel 1948, l'opera è portata a termine sette anni dopo. L'inaugurazione viene fissata per mercoledì 9 febbraio. A presiedere la cerimonia del taglio del nastro è il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, affiancato dal primo cittadino Salvatore Rebecchini, l'artefice della cosiddetta "grande espansione" dell'Urbe. Viene effettuata una corsa inaugurale con l'illustre ospite, lungo il percorso Roma Termini-Eur, coperto in circa 14 minuti.

Il giorno successivo entra in funzione il servizio regolare e per i cittadini è un vantaggio non da poco attraversare la città in uno spazio di tempo così ristretto. Certo, nelle grandi città europee, come Londra, Parigi e Berlino, esiste una rete più estesa e i Romani vorrebbero mettersi al passo con gli altri. Innumerevoli ostacoli di natura burocratica, politica e tecnica (in primis i frequenti stop dovuti al rinvenimento di testimonianze archeologiche) finiscono però col ritardare l'avvio dei lavori di ampliamento.

La costruzione della seconda linea, tra Anagnina e quartiere Prati, ha inizio nel 1964, anno in cui viene aperto il primo tratto della Metropolitana di Milano che in meno di dieci anni compie il sorpasso, diventando la più estesa d'Italia. Tra intoppi e rallentamenti di varia natura, la seconda linea viene portata a termine nel 1980 e in questo momento si decide la denominazione dei due percorsi: la Linea A (di color arancione) copre il tratto da Anagnina a Ottaviano; la Linea B (blu) Termini-Laurentina.

Il 2006 è l'annus horribilis: un grave incidente tra due convogli causa la morte di una donna e il ferimento di 200 persone. 

Ampliata con una seconda diramazione della Linea B, terminata nel 2012, la metro capitolina è attualmente la seconda più grande d'Italia per estensione, dopo quella milanese. In cantiere c'è il completamento, previsto per il 2023, della Linea C.



Santa Maria Capua Vetere. lì 9 Febbraio 2019


Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco 

mercoledì 6 febbraio 2019

                              Ugo Foscolo


data di nascita: venerdì 6 febbraio 1778 (241 anni fa)
data morte: lunedì 10 settembre 1827 (191 anni fa)

Ugo Foscolo: Uno dei massimi autori della letteratura italiana e principale esponente della corrente preromantica, concepì la poesia come impegno in nome degli ideali di patria, libertà, arte e bellezza.

Nato a Zante, isola della Grecia ionica, come Niccolò Foscolo, scelse come nome d'arte Ugo, riprendendolo dal leggendario capostipite della sua famiglia. Dopo gli studi a Spalato, nel 1793 si trasferì con la madre a Venezia, iniziando a frequentare i salotti letterari e approfondendo lo studio degli autori greci, che lo fece avvicinare al neoclassicismo.

Arruolatosi nelle truppe napoleoniche, da illuminista convinto sposò gli ideali di libertà ed uguaglianza della Rivoluzione francese, auspicando la cacciata degli Austriaci dal territorio italiano. Deluso dagli eventi, si ritirò definitivamente dall'Italia nel 1813 e tre anni dopo si trasferì a Londra. Qui, nel sobborgo di Turnham Green, si spense nel settembre del 1827.

Il tema dell'esilio ne segnò gran parte delle opere, trovando l'espressione più sublime nel carme Dei Sepolcri. Con il romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis anticipò i temi del romanticismo europeo, quali il rapporto intellettuale-società e il conflitto fra natura e intelletto.



Santa Maria Capua Vetere, lì 6 Febbraio 2019

Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

               Inizia il regno di Elisabetta II


mercoledì 6 febbraio 1952 (67 anni fa)

Inizia il regno di Elisabetta II«God Save the Queen». A distanza di oltre un secolo il popolo inglese torna a intonare lo storico inno per la seconda volta, salutando la salita al trono di «Sua Altezza Reale» la Principessa Elisabetta di York. Dopo quella vittoriana, per il Regno Unito s'inaugura un'altra era storica destinata a durare più di qualsiasi altra.

Le condizioni fisiche di re Giorgio VI sono peggiorate da diversi mesi e a rappresentarlo in molti appuntamenti ufficiali è la primogenita Elizabeth Alexandra Mary, designata a succedere al padre dalla tenera età di dieci anni. All'inizio del 1952, la giovane rampolla, in compagnia del consorte Filippo, è impegnata in un viaggio istituzionale attraverso i paesi del Commonwealth per consolidare le relazioni con i membri dell'ex Impero britannico.

Durante la visita in Kenya, la mattina di mercoledì 6 febbraio arrivano da Londra notizie di estrema gravità. Il cuore del Re, prostrato dal tumore ai polmoni, non ha retto e un infarto lo ha stroncato definitivamente durante il sonno. In casi del genere non c'è molto tempo per dolersi della grave perdita, bisogna farsi immediatamente carico delle sorti del regno, che da questo momento sono nelle mani di una giovane donna. Le viene chiesto con quale nome intende indossare la corona e la scelta è repentina e ferma: conserverà il suo nome che è anche quello di sua madre. 

Così, senza un'investitura ufficiale e lontana dalla madre patria, diviene «Sua Maestà Elisabetta II, per Grazia di Dio, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e di Irlanda del Nord e dei suoi altri Reami e Territori, Capo del Commonwealth, Difensore della Fede». Lasciato in fretta il "Treetops hotel" (sito nelle vicinanze del Parco Nazionale di Aberdare e divenuto in seguito una meta turistica per l'eccezionale fatto storico), la Regina ritorna in patria per i funerali del padre, la sua prima uscita ufficiale. 

Nei giorni seguenti, la coppia reale si trasferisce a Buckingham Palace, residenza ufficiale della corona inglese, cui però viene preferito il Castello di Windsor, considerato la propria casa. Per l'incoronazione in pompa magna bisogna attendere un anno e mezzo. Nel frattempo, lo scenario politico che l'accoglie è quello di un paese che vede cambiare il proprio prestigio internazionale a vantaggio delle due superpotenze Usa e Urss, rispetto alle quali grazie alla saggia guida di Winston Churchill l'Inghilterra si ritaglia un ruolo di sostenitore della distensione. 

Elisabetta deve affrontare il tramonto dell'Impero britannico, segnato dalle rivolte in Kenya e Iran e soprattutto dalla crisi del Canale di Suez, che sancisce la rinuncia a ogni tentativo di imporre la propria sovranità. Seguono i decenni degli attentati terroristici in Irlanda e Scozia, attraversate da forti spinte autonomiste fino alla pace degli anni Novanta. Sotto di lei si avvicendano 12 primi ministri ma quelli che lasciano il segno sono tre: Churchill, Margaret Thatcher (che ammette di "detestare cordialmente") e Tony Blair

Nonostante il carattere schivo, in parte mitigato dalla passione per abiti colorati e copricapo alquanto originali, la Sovrana si conquista nei decenni successivi l'affetto della gente. Un rapporto che subisce un serio ridimensionamento nel 1997, con la morte di Lady Diana, moglie del primogenito ed erede Carlo. E' il momento di minore popolarità, con l'opinione pubblica che vede nella sua reazione fredda alla tragica scomparsa, il chiaro segno dell'ostilità verso la nuora. 

Ma Her Majesty, come sono soliti chiamarla i suoi sudditi, ha le spalle forti e supera anche questa fase, raggiungendo nel 2007 un primato storico: la più anziana sovrana britannica di tutti i tempi. Nel 2002 taglia il traguardo del mezzo secolo di regno, giurando in seguito di non avere alcuna intenzione di abdicare.



Santa Maria Capua Vetere, lì 6 Febbraio 2019

Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

domenica 3 febbraio 2019

                        In onda Carosello


domenica 3 febbraio 1957 (62 anni fa)

In onda Carosello: Fare zapping non si poteva, perché il telecomando sarebbe arrivato vent'anni dopo. Tuttavia, quando arrivava la pubblicità nessuno sbuffava, al contrario tutta la famiglia si godeva il piccolo teatrino di personaggi reali e immaginari associati ad altrettanti prodotti commerciali. Ultimi scampoli degli anni Cinquanta, in TV compare per la prima volta Carosello

A tre anni dall'avvio del «suo regolare servizio di trasmissioni televisive», annunciato da Fulvia Colombo, la RAI aveva arricchito il proprio palinsesto con diversi sceneggiati e giochi a quiz, questi ultimi affidati all'onnipresente Mike Bongiorno. Sulla scia di questa graduale apertura ai moderni linguaggi della comunicazione televisiva unita all'obiettivo di aumentare le entrate, l'azienda sposò l'idea di dare spazio alla pubblicità.

Fu escogitato un preciso format che, nel ricreare l'ambientazione teatrale, desse l'idea di proporre un mini varietà soltanto in minima parte occupato dal prodotto da reclamizzare. Le regole, assai rigide, furono dettate dalla SACIS (società di produzione e censore della RAI): ogni scenetta, rigorosamente in bianco e nero, poteva durare al massimo 2 minuti e 15 secondi, dei quali solo gli ultimi 35 secondi da dedicare alla reclame.

Il nome della nuova striscia venne suggerito da Marcello Severati, ispirato probabilmente dal recente film musicale Carosello napoletano. Di derivazione partenopea anche il teatrino, disegnato su un bozzetto di Gianni Polidori. Autore della sigla Luciano Emmer, seguita da un rullo di tamburi e da una tipica tarantella. 

L'esordio, fissato inizialmente per l'inizio dell'anno, avvenne sul primo canale RAI, alle 20.50 di domenica 3 febbraio. "Shell", "l'Oreal", "Singer" e "Cynar" i primi marchi pubblicizzati, ognuno preceduto da una piccola scenetta recitata da noti attori e personaggi dello spettacolo. 

Così lo spot, in maniera tutt'altro che aggressiva, entrava nelle case di migliaia di italiani (gli abbonati in quel momento ammontavano a poco meno di 700 mila), che col passare del tempo iniziarono ad affezionarsi ai vari personaggi che sfilavano sullo schermo. 

I grandi seguivano soprattutto gli sketch delle star del cinema e della TV come Totò, Macario, Vittorio Gassman, Mina e Nino Manfredi. Nelle simpatie dei piccoli entrarono le storielle di figure immaginarie come AngelinoCarmencita e soprattutto il pulcino Calimero, che venivano ad essere una sorta di antesignani dei cartoni animati. Un piccolo show di centotrentacinque secondi curato da grandi firme della regia del calibro di Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi e Sergio Leone.

Oltre alle numerose innovazioni nel linguaggio televisivo, la trasmissione scandiva la quotidianità delle famiglie imponendosi come fenomeno sociale: lo dimostra il fatto che ogni volta i bambini si sentivano ripetere dai loro genitori il monito «a letto dopo Carosello». Meriti che facevano passare in secondo piano l'aspetto commerciale, a dispetto delle critiche che lo dipingevano come un programma diseducativo.

Dopo aver dato colore alle serate degli italiani per vent'anni, Carosello andò in pensione il 1° gennaio 1977, con il saluto di addio affidato a Raffaella Carrà. Nel 2013 la RAI ne ha lanciato una versione "Reloaded", con una seconda edizione trasmessa fino a febbraio 2014.



Santa Maria Capua Vetere, lì 3 Febbraio 2019

Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco

Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

1. MODELLO ISEE

2. MODELLO ISEEU

3. BONUS E RIDUZIONE CANONE

4. TELECOM, GAS, ENERGIA, ACQUA

5. MODELLO RED

6. MODELLO 730

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11. MODELLO UNICO

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14. SUCCESSIONI

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16. CONTRATTI DI AFFITTO

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SERVIZI PROFESSIONALI:

1) CONSULENZA E ASSISTENZA LEGALE

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6) ESECUZIONI E LAVORI CHIAVI IN MANO



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1. INVALIDITA’ CIVILE

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LAVORI PUBBLICI

PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

RECUPERO STRUTTURALE E FUNZIONALE DELL' EDIFICIO DELLE SCUOLE ELEMENTARI "PRINCIPE DI PIEMONTE"

IMPORTO FINANZIAMENTO

euro 2.330.ooo,oo

SCUOLA PRINCIPE DI PIEMONTE

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LAVORI PUBBLICI

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RISTRUTTURAZIONE E AMMODERNAMENTO DEL PLESSO SCOLASTICO RIONE IACP

IMPORTO FINANZIAMENTO

EURO 700.000,00

IACP

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lavori pubblici

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RIFACIMENTO PIAZZA SAN PIETRO

IMPORTO FINANZIATO:

euro 150.000,00

piazza San Pietro

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PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO COMPARTO C1 NORD OVEST – RIONE IACP

IMPORTO INTERVENTO:

euro 1.502.373,12

IACP

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lavori pubblici

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REALIZZAZIONE DI UN CAMPO SPORTIVO POLIVALENTE COPERTO IN VIA GIOTTO – RIONE IACP

IMPORTO DEL FINANZIAMENTO :

euro 512.000

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RESTAURO CONSERVATIVO DELL’ARCO ADRIANO. SISTEMAZIONE DEL TRATTO DI VIA APPIA TRA ANFITEATRO ED ARCO ADRIANO

RICHIESTA FINANZIAMENTO

Euro 2.470.698,58

arco adriano

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PROGETTO PER LA VILLETTA TEMPO LIBERO ALLA VIA L. STURZO

RICHIESTA DI FINANZIAMENTO:

euro 127.000,00

villetta l. sturzo

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PROGETTO DI ASILI NIDO PER BAMBINI DA 0 A 36 MESI IN VIA ALBANA 107

TOTALE DEL FINANZIAMENTO:

euro 699.438,18

asilo nido

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE