prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

venerdì 29 marzo 2013

IL VANGELO DEL GIORNO


Venerdì 29 marzo 
PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO.
Passione del Signore  
Prima lettura   Is 52,13-53
Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui — tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo
aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo —, così si meraviglie­ranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha ap­parenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Di- sprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le no­stre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattu­to su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
LE LETTURE
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commes­so violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spo­gliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli.
Salmo 30: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato,/ mai sarò deluso;/ difendimi per la tua giustizia./ Alle tue mani affido il mio spirito;/ turni hai riscattato, Signore, Dio fedele. Padre... Sono il rifiuto dei miei nemici/e persino dei miei vicini,/ il terrore dei miei conoscenti;/ chi mi vede per strada mi sfugge./ Sono come un morto, lontano dal cuore;! sono come un coccio da gettare. Padre...
Ma io confido in te, Signore;/ dico: «Tu sei il mio Dio,/ i miei giorni sono nelle tue mani»./Liberami dalla mano dei miei nemici/e dai miei persecutori. Padre... Sul tuo servo fa' splendere il tuo volto,/ salvami per la tua misericordia./ Siate forti, ren­dete saldo il vostro cuore,! voi tutti che sperate nel Signore. Padre...

Seconda lettura  Eb 4,14-16; 5, 7-9
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato
messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
 Il Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni  Gv 18,1-19, 42
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c'era un giar­dino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lan­terne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono
e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pie­tro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell'an­no. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane por­tinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, inter­rogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sa­cerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sa­cerdote. Intanto Simon Pietro stava li a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito
mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mon­do; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l'usanza che, in occa­sione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Leg­ge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sa­cerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: "Il re dei Giudei' ma: "Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei"». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti — una per ciascun soldato — e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han­no gettato la sorte. E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era com­piuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era li un vaso pieno di aceto; po­sero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato — era infatti un giorno solenne quel sabato —, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'al­tro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spez­zato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo — quello che in precedenza era andato da lui di notte — e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi prese­ro allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

LA NOTA ESEGETICA
Giovanni evidenzia nel racconto della passione la sovrana libertà di Gesù: non subisce gli eventi ma li sceglie e li domina. Gesù non appare schiacciato dal male. La passione è la sua battaglia contro le forze del male per rendere testimonianza alla verità. Nell'interrogatorio è lui a porre le domande più vere. La croce e la passione sono la sua esaltazione e glorificazione da parte del Padre. Così egli rende evidente il suo amore per l'umanità e la verità su Dio.

IL COMMENTO SPIRITUALE                 
Gesù muore sulla croce, sperimentando l'abbandono del Padre e dei suoi di­scepoli. Ai piedi della croce troviamo solo la madre con alcune donne e Gio­vanni; tutti gli altri sono scappati per la paura. In questa tremenda solitudine, al culmine della sofferenza, egli trova però il coraggio e la forza per riaffidarsi al Padre. «Nelle tue mani consegno il mio spirito». Anche le nostre notti, i nostri momenti di buio, non possono avere oscurità; nell'oscurità del cielo continuano a brillare le stelle, anche se talvolta non le vediamo a causa delle nuvole. Buttar­ci con fiducia nelle braccia del Padre ci permette improvvisamente di vederle, di ritrovare la speranza e quella gioia interiore che può coesistere con qualsiasi tipo di dolore. Gesù è il modello di ogni uomo e di ogni donna; sulla croce si fa vicino a ciascuno in ogni sua sofferenza. «Egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato». Perciò possiamo accostarci a lui «con piena fiducia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno».

L’ ESPERIENZA
Le vacanze più belle
Prima di partire con mio marito per le vacanze, mi sono accorta che una mia ex compagna di scuola era sola e non sapeva dove andare. L'abbiamo invita­ta a venire con noi. Le nostre abitudini di montanari erano un po' diverse dalle sue, ma abbiamo deciso di dimenticar­ci dei nostri programmi e assecondare i desideri della nostra ospite. Giorno dopo giorno cresceva il rapporto fra di noi al punto che la nostra amica, resasi conto di quanto noi fossimo appassionati di montagna, ha voluto accompagnarci in qualche passeggiata sempre più lunga
e sempre più in alto, finché un giorno siamo arrivati su una cima dove lei ha potuto godere panorami mai visti. Nei pochi giorni rimasti era lei a chiederci di fare i programmi. Quella vacanza, per me e mio marito, è stata una delle più belle. L'attenzione all'altro è un vero riposo.
                                                                                                                     Mica - Slovenia



lunedì 18 marzo 2013

PUBBLICHIAMO LA SESTA PUNTATA DELLA STORIA DI CAPUA ANTICA, L'ATTUALE SANTA MARIA, PERCHE' NON TUTTI LA CONOSCONO

Nell'invasione de'Longobardi cadde Capua ,sotto i Duchi e Principi Benevento , che per mezzo di Gastaldi la governarono sino a che Landulfo Matico non assunse il titolo di primo conte di Capua, della qualle ebbe la signoria nell'anno 840 dell'era volgare, cominciando a reggere con indipendenza i suoi soggetti. Dopo la sua morte, dal Principato Beneventano sursero tre dinastie, quella di Benevento di Salerno e di Capua.
Landone suo primogenito assunse il titolo di secondo con­te di Capua: ma nell'anno 856, bruciata la forte Sicopoli per caso o per vendetta, Landone e i suoi fratelli rimasti senza sicuro rifugio, volsero in mente d'edificare un' altra città, ed allora ebbe vita la nuova Capua, come di sopra si è lar­gamente discorso.
S. Maria di Capua, è indu.~tre città, venuta da pochi anni. a questa parte in grande accrescimento e ricchezza, Lo spi­rito concorde e desto de'suoi abitatori l'ha saputo arricchire di pubbliche strade, d'edifizi, di ridenti giardini, ed era in corso d' attuazione il progetto d' un pubblico teatro, quando la guerra le impose durissimi ed inanerrabili sacrifici, che se da una parte renderanno onorata memoria dei suoi citta­dini dall' altra ne hanno sì manomessa la fortuna che non pochi anni saranno mestieri a ristorarla. Patria gloriosa del celebre Alessio Simmaco Mazzocchi, vero prodigio di erudi­zione, non manca di solerti e culti ingegni, onde non rare sono le private biblioteche, e le collezioni archeologiche,cbe s'arricchiscono dai monumenti che dal fecondo e venerando suolo tuttodì vengon fuori a testimoniare la grandezza ed il lusso dei popolo Campano.
Dista S. Maria Maggiore 45 miglia da Napoli, dalla Piaz­za di Capua, Q dal Volturno, 44 dal mare, e 9 000 passi in­circa dal monte Tifata. In essa vi ha una stazione della fer­rovia e numerosi quartieri per cavalleria ed uno per artiglie­ria. Presso le carceri di S. Francesco vi è una piccola riser­ba di polvere per conto delle finanze, che in S. Maria ha fon­daco di privative, e più in là presso il camposanto, è un edi­fizio di proprietà del signor Masucci, che il Comune di Ca­pua, censi per sgombrare la Piazza dell' eccesso di polvere da guerra accumulata nelle sue mura. Questo deposito pote­va contenere oltre le 400 cantaia di polvere, ed è stato ora orribilmente danneggiato dal vandalismo civilizzato d' og­gidì.
La principale industria di S. Maria è la concia delle pel­li, per le quali adoperano il sommacco, il mirto del Tifata e vani sali. A dir vero le acque di scolo dovrebbersi meglio in­canalare onde migliorasse la nettezza delle strade e la pub­blica salute. Ciononostante in molti siti della città è una gioventù florida,che non manca d'attrattive e d' avvenenza . Sono oltre di ciò parecchie fabbriche di tegole e di mattoni ,magazzini di legname da costruzione , in ispecialità olmo, gelso , pioppo e castagno , ed il suo mercato è ricco emporio dei luoghi vicini . Il tufo , il travertino e le pozzolane di trasporto vanno adoperate nei suoi crescenti edifizi . L'agricoltura è bene  intessa nei contorni ed i terreni coltivati ad orto sono locati ad altissimo prezzo.

VANGELO DEL GIORNO


Lunedì 18 marzo
S. Cirillo di Gerusalemme
IO SONO LA LUCE DEL MONDO

Prima lettura  Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 (forma breve 13, 41c-62)

In quei giorni, abitava a Babilonia un uomo chiamato loakìm, il quale aveva sposato
una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkia, di rara bellezza e timorata di Dio. I
suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa, ed essendo stimato più di ogni altro, i Giudei andavano daini. In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani; erano di quelli di cui il Signore ha detto: «L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo». Questi frequentavano la casa di Ioakìm, e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si re- cavano da loro. Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. I due anziani, che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani, nascosti a spiarla. Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno». Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa le stava accadendo. Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentiro­no molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono là anche i due anziani, pieni di perverse intenzioni, per condannare a morte Susanna. Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna, figlia di Chelkia, moglie di Ioakìm». Manda­rono a chiamarla ed ella venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. Tutti i suoi familiari
e amici piangevano.

LE LETTURE           
I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. Ella piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo precipitati su di loro. Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. Abbiamo preso lei e le ab­biamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la condannò a morte. Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chia­mato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d'Israele? Avete condannato
a morte una figlia d'Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell'anzianità». Daniele esclamò: «Separateli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò».
Separati che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi pec­cati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'inno­cente Ora, dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: « Sotto un lentisco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due». Allontanato questi, fece venire l'altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si uni­vano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un leccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l'assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che spe­rano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.

Salmo 22: Con te, Signore, non temo alcun male.
Il Signore è il mio pastore:/ non manco di nulla./ Su pascoli erbosi mi fa riposare,/ ad acque tranquille mi conduce./ Rinfranca l'anima mia. Con te...
Mi guida per il giusto cammino/a motivo del suo nome./ Anche se vado per una valle oscura,/ non temo alcun male, perché tu sei con me./ Il tuo bastone e il tuo vincastro/mi danno sicurezza. Con te...
Davanti a me tu prepari una mensa/sotto gli occhi dei miei nemici./ Ungi di olio il mio capo;/ il mio calice trabocca. Con te...
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne/tutti i giorni della mia vita,/ abiterò ancora
nella casa del Signore/per lunghi giorni. Con te...
 
Dal Vangelo secondo Giovanni  Gv 8,12-20

In quel tempo, Gesù parlò (ai farisei) e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunciò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nes­suno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.

IL COMMENTO SPIRITUALE     
Le generazioni umane, diceva Platone nella VII lettera, non si libereranno dalle sciagure finché al potere politico non giungeranno veri e autentici filosofi. Su­sanna è la vittima di un potere corrotto, di giudici che solo in apparenza sono guide del popolo, in realtà perseguono i loro interessi, ignorando nella loro folle corsa i diritti degli umili e degli innocenti. Come però per Susanna bastò la voce di un uomo coraggioso, Daniele, per contraddire l'opinione generale del popolo e cambiare l'andamento di quell'ingiusto processo, così oggi solo uomini illumi­nati dalla sapienza possono portare sangue nuovo nel corpo sociale. Gesù è la luce del mondo, ma è necessario che i cristiani, con la loro testimonianza e la loro voce, facciano conoscere quella luce, senza paura, senza scoraggiamenti di fronte al male che dilaga. Dobbiamo seminare ogni giorno parole d'amore, di concordia, di perdono per far ritrovare all'umanità il gusto di una vita poggiata sui valori, la gioia di percorrere strade senza le tenebre del peccato, ma illuminate dal Vangelo.

L’ESPERIENZA
Vladimir
Lavoro presso un centro di protesi e riabilitazione. Squilla il telefono: una signora chiede la disponibilità di orga­nizzare il soggiorno di Vladimìr e della         sua mamma in arrivo dalla Croazia. Il piccolo ha bisogno di una protesi alla gamba. Vladimir e la madre sono com­pletamente affidati a me. La lingua, le difficoltà organizzative per l'inter­vento, alcuni imprevisti… sono tutte occasioni per suscitare tra amici e conoscenti gesti di generosità. C’ è chi provvede all’alimentazione, chi all’assistenza e ai trasporti. Sembra che diamo qualcosa, invece riceviamo molto di più. L’amore ha annullato anche il muro della lingua.         
                                                                                                          F.B. - Italia
LA NOTA ESEGETICA
«Io sono la luce dei mondo». La simbologia della luce è quanto mai viva in tutta la Bibbia. Come non pensare, ad esempio, alla nube luminosa che guida il popolo ebraico verso la terra promessa? (cf. Es 13,21). Gesù è la luce che illumina ciò che è essenziale nella nostra vita e ci accompagna verso la salvezza. Alla sua luce però si oppongono i maestri della legge che non accettano la sua testimonianza, perché ignorano l'amore del Padre.

venerdì 15 marzo 2013

IL VANGELO DEL GIORNO


Venerdì 15 marzo
S. Luisa vedova
CERCAVANO DI ARRESTARE GESÙ, MA NON ERA ANCORA GIUNTALA SUA ORA.
Prima lettura  Sap 2, la.12-22
Dicono (gli empi) fra loro sragionando: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Procla­ma di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impu­re. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e sag­giare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, per­ché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile.

Salmo 33: Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato.

Il volto del Signore contro i malfattori,/ per eliminarne dalla terra il ricordo./ Gridano i giusti e il Signore li ascolta,/ li libera da tutte le loro angosce. Il Signore... 
II Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,/ egli salva gli spiriti affranti/ Molti sono i mali del giusto,/ ma da tutti lo libera il Signore. Il Signore...
Custodisce tutte le sue ossa: ,/neppure uno sarà spezzato./ Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;/ non sarà condannato chi in lui si rifugia. Il Signore...

LA NOTA ESEGETICA
L’argomento chiave del testo è il”dove”si trova Gesù,”di dove”viene e”verso doveva. Il dove uno abita determina l’identità della persona. La domanda «Dove abiti?» significa, in ultima analisi, «Chi sei? Chi è tuo padre?». Quanto diverse queste domande degli avversari dai dialogo curioso ma aperto dei primi discepoli (Gv 1,35-51): «Rabbi, dove abiti?»; e Gesù: «Venite e vedrete»!
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 7,1-2.10.25-30

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giu­dea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Ma quando i suoi fratelli salirono perla festa, vi sali anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

IL COMMENTO SPIRITUALE
«Cercavano di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora». Gesù si era incarnato per quell'ora, l'ora della sua morte e resurrezione. Poiché essa non era ancora giunta, egli si nasconde per non farsi ancora arrestare.
Ognuno di noi è venuto per quell'ora, che segnerà il nostro incontro definitivo con Dio, il pieno compimento della nostra vita. A quest'ora possiamo prepararci, scor­gendo Gesù in ogni persona che incontriamo sulla nostra strada e comportando­ci con lei come vorremmo che gli altri si comportassero con noi. Ogni momento, quindi, può essere l'ora dell'incontro con Gesù. Amare il fratello o la sorella richie­de sempre un morire a noi stessi, fare il vuoto dentro di noi, avere il cuore libero per accogliere totalmente l'altro con le sue gioie e i suoi dolori. Questo morire per amore è la migliore preparazione alla nostra morte fisica; ma è anche ciò che ci fa fare continuamente anche l'esperienza della risurrezione perché, attraverso l'amore, facciamo l'esperienza della luce di Dio dentro di noi.

L'ESPERIENZA      
Quell’intervento alla radio
Alla radio parlavano dei contraccettivi. Era un dibattito a cui molti, anche gio­vanissimi, partecipavano con telefona­te in diretta. Per tutti il contraccettivo sembrava la soluzione di tanti proble­mi. Un genitore era personalmente contrario, ma tollerava che il suo ra­gazzo di sedici anni lo usasse, non vedendo altra soluzione. Fortemente turbata, mi sentii spinta a telefonare. Dopo numerosi tentativi, superan­do anche la tentazione di rinunciare, riuscii a prendere la linea e chiesi di parlare. Precisai che la pensavo diversamente, e non solo io: con il mio ra­gazzo, infatti, avevo scelto di non avere rapporti prematrimoniali; secondo noi la purezza era un dono da fare all'altro una volta sposati e il sesso fuori del matrimonio non era amore. Poi riattac­cai. L'ultima persona a intervenire volle ringraziarmi. Credeva che tutti i ragaz­zi usassero i contraccettivi, e pur non essendo d'accordo, si faceva trascinare dalla corrente. Ma adesso sapeva che non era così e trovava la forza di anda­re contro la mentalità comune.
                                                                                                         Carolina`- Malta
IL TESTIMONE
Mano Dayak
Il 15 dicembre del 1995 su un velivo­lo con ogni probabilità sabotato per­deva la vita questa figura quanto mai rappresentativa del popolo tuareg. Uno che, dopo la rivolta degli anni No­vanta, aveva cercato di portare all'at­tenzione internazionale le condizioni critiche delle popolazioni nomadi del Sahara, vittime di soprusi da parte dei governi dei Niger e del Mali. Nato nel 1950, settimo figlio di una famiglia tuareg originaria dell'Air, a nove anni fu strappato dal suo accampamento e costretto a imparare in una scuola coloniale una cultura estrenea, quella francese. In molti modi, nel corso degli anni Settanta e Ottanta, Mano Dayak fece conoscere in Occidente il dram­ma dei suo popolo: fondò associazio­ni, interessò media, creò un'agenzia di viaggi in Niger, sostenne il rally Parigi-Dakar. E tutto ciò insieme all'impegno politico. Senza trascurare il successo mondiale dei suoi libri, una biografia e un saggio storico sui tuareg: le prime testimonianze scritte di un popolo che da millenni ha conosciuto soltanto la tradizione orale.


giovedì 14 marzo 2013

VANGELO DEL GIORNO


GIOVEDI’ 14 MARZO
VI E’ GIÀ CHI VI ACCUSA: MOSE’, NEL QUALE RIPONETE LA VOSTRA SPERANZA.
S. Matilde regina

Prima lettura  Es 32,7 14
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: "Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto"».
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: "Con malizia li ha fatti usci- re, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra"? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: "Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre"».
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Salmo 105: Ricòrdati dì noi, Signore, per amore del tuo popolo.

Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,/ si prostrarono a una statua di metallo;/ scambiaro­no la loro gloria/con la figura di un toro che mangia erba. Ricòrdati ...
Dimenticarono Dio che li aveva salvati,/ che aveva operato in Egitto cose grandi,/ mera­viglie nella terra di Cam,/ cose terribili presso il Mar Rosso. Ricòrdati...
Ed egli li avrebbe sterminati,/ se Mosè, il suo eletto,/ non si fosse posto sulla breccia da­vanti a lui/ per impedire alla sua collera di distruggerli. Ricòrdati...
 
Dal Vangelo secondo Giovanni  Gv 5, 31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testi­monianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimo­nianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lam­pada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

IL COMMENTO SPIRITUALE
Gesù si trova di fronte all'incredulità dei giudei, alla nostra incredulità anche di fronte a tante manifestazioni del suo amore. Abbiamo sempre bisogno di qual­che segno in più, di vedere miracoli. A volte abbiamo occhi e non riusciamo a vedere, abbiamo orecchie e non riusciamo ad ascoltare. Sembra rivolto a noi il rimprovero di Gesù: «Come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?». Spesso ciò che ci im­pedisce di credere è proprio il fatto che, magari senza accorgercene, facciamo delle azioni anche buone per ricevere approvazione dagli altri, per fare una bel­la figura, e non per Dio. Occorre imparare a «cercare la gloria che viene dall'u­nico Dio», la sua approvazione e non tanto quella degli uomini. Prima di fare ogni azione in questo giorno chiediamoci: Per chi lo faccio? È davvero questa la volontà di Dio? Non sempre è facile capire. Mosè ci mostra la potenza della preghiera. Chiediamo a Dio di aiutarci a cogliere la sua volontà e di donarci la capacità di realizzarla.

mercoledì 13 marzo 2013

VANGELO DEL GIORNO


MERCOLEDÌ 13 MARZO
S. Eufrasia v.
COME IL PADRE, COSÌ ANCHE IL FIGLIO DÀ LA VITA A CHI VUOLE.
           
Prima lettura   Is 49,8-15

Cosi dice il Signore: «Ai tempo della benevolenza ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l'eredità devastata, per dire ai prigionieri: "Uscite", e a quelli che sono nelle tenebre: "Venite fuori': Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha misericor­dia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d'acqua. Io trasformerò i miei monti in strade e le mie vie saranno elevate. l2Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente e altri dalla regione di Sinìm».
Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore con­sola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai,

Salmo 144: Misericordioso e pietoso è il Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,/ lento all'ira e grande nell'amore./ Buono è il Signore verso tutti,/ la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Misericordioso...
Fedele è il Signore in tutte le sue parole/e buono in tutte le sue opere./ Il Signore sostiene quelli che vacillano/e rialza chiunque è caduto. Misericordioso...
Giusto è il Signore in tutte le sue vie/e buono in tutte le sue opere./ Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,/ a quanti lo invocano con sincerità. Misericordioso...

Dal Vangelo secondo Giovanni         Gv 5,17-30
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il saba­to, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli mani­festerà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora — ed è questa — in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravi­gliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio t, giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato».

IL COMMENTO SPIRITUALE
Quel giorno, quel memorabile giorno in cui abbiamo scoperto che Dio ci ama immensamente, con un amore personale e costante, la nostra vita ha cambiato direzione. Da allora ogni attimo ha acquistato un sapore nuovo; in ogni incontro, in ogni circostanza, possiamo scoprire la presenza amorevole di un Padre che fa di tutto per renderci felici, per trarre il maggior bene per noi, anche dai momenti più complessi e dolorosi. Che gioia e fiducia ci infondono quelle tue parole: «Si dimentica forse una donna del suo bambino...? Anche se costoro si dimenti­cassero, io invece non ti dimenticherò mai». A volte, è vero, ci sentiamo ai piedi dì una montagna ripida; sperimentiamo il fallimento, l'impotenza, le delusioni inaspettate. Eppure, se con un iniziale sforzo di volontà ritorniamo al centro del nostro cuore e riusciamo a dire a Dio con sincerità: «È vero, soffro tanto, ma mi lido dite, mi abbandono a te, come tu ti abbandonasti alla volontà del Padre», allora vedremo quelle montagne pian piano abbassarsi fino a diventare strade pianeggianti.

Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

1. MODELLO ISEE

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3. BONUS E RIDUZIONE CANONE

4. TELECOM, GAS, ENERGIA, ACQUA

5. MODELLO RED

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9. ASSEGNI PER NUCLEO FAMILIARE

10. ASSEGNI DI MATERNITA’

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16. CONTRATTI DI AFFITTO

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SERVIZI PROFESSIONALI:

1) CONSULENZA E ASSISTENZA LEGALE

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1. INVALIDITA’ CIVILE

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4. INFORTUNI SUL LAVORO

5. DISOCCUPAZIONE

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7. MEDICINA LEGALE

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13. IMMIGRAZIONE

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RECUPERO STRUTTURALE E FUNZIONALE DELL' EDIFICIO DELLE SCUOLE ELEMENTARI "PRINCIPE DI PIEMONTE"

IMPORTO FINANZIAMENTO

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SCUOLA PRINCIPE DI PIEMONTE

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RISTRUTTURAZIONE E AMMODERNAMENTO DEL PLESSO SCOLASTICO RIONE IACP

IMPORTO FINANZIAMENTO

EURO 700.000,00

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RIFACIMENTO PIAZZA SAN PIETRO

IMPORTO FINANZIATO:

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piazza San Pietro

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PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO COMPARTO C1 NORD OVEST – RIONE IACP

IMPORTO INTERVENTO:

euro 1.502.373,12

IACP

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lavori pubblici

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REALIZZAZIONE DI UN CAMPO SPORTIVO POLIVALENTE COPERTO IN VIA GIOTTO – RIONE IACP

IMPORTO DEL FINANZIAMENTO :

euro 512.000

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iacp

arco adriano

PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

RESTAURO CONSERVATIVO DELL’ARCO ADRIANO. SISTEMAZIONE DEL TRATTO DI VIA APPIA TRA ANFITEATRO ED ARCO ADRIANO

RICHIESTA FINANZIAMENTO

Euro 2.470.698,58

arco adriano

arco adriano

villetta l.sturzo

PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

PROGETTO PER LA VILLETTA TEMPO LIBERO ALLA VIA L. STURZO

RICHIESTA DI FINANZIAMENTO:

euro 127.000,00

villetta l. sturzo

villetta l. sturzo

asilo nido

PUBBLICHIAMO LE FOTO DELLE OPERE PUBBLICHE PER LE QUALI INIZIERANNO PRESTO I LAVORI .SALVO RITARDI DOVUTI ALLA SCELLERATA AZIONE DI SFIDUCIA CHE COMPORTERA' AUMENTO DI COSTI E PERDITE DI FINANZIAMENTI

PROGETTO DI ASILI NIDO PER BAMBINI DA 0 A 36 MESI IN VIA ALBANA 107

TOTALE DEL FINANZIAMENTO:

euro 699.438,18

asilo nido

asilo nido

PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE