prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

lunedì 24 agosto 2015

Fioretti di San Francesco: capito quarto


Come l’angelo di Dio propose una quistione a frate Elia guardiano d’un luogo di Fai di Spoleto, e perchè frate Elia li rispose superbiosamente, si partì e andonne in cammino di san Giacomo, dove trovò frate Bernardo, e disseli questa storia. Al principio e cominciamento dell’Ordine quando erano pochi frati, e non erano ancora presi i luoghi, san Francesco per sua divozione andò a San Giacomo di Galizia, e menò seco alquanti frati, fra i quali fu l’uno frate Bernardo; e andando così insieme pel cammino, trovò in una terra un poverello infermo, al quale avendo compassione, disse a frate Bernardo: Figliuolo, io voglio che tu rimanga qui a servire a questo infermo; e frate Bernardo, umilmente inginocchiandosi e inchinando il capo, ricevette l’ubbidienza del padre santo, e rimase in quel luogo; e san Francesco con gli altri compagni andarono a San Giacomo. Essendo giunti là, e stando la notte in orazione nella chiesa di san Giacomo, fu da Dio rivelato a san Francesco, ch’egli dovea prender di molti luoghi per lo mondo, imperciocchè l’Ordine suo dovea ampliare e crescere in grande moltitudine di frati; e in cotesta rivelazione cominciò san Francesco a prender luoghi in quelle contrade. E ritornando san Francesco per la via di prima, ritrovò frate Bernardo e l’infermo, con cui l’avea lasciato, perfettamente guarito: onde san Francesco concedette l’anno seguente a frate Bernardo ch’ egli andasse a san Giacomo; e così san Francesco ritornò nella Val di Spoleto e istavasi in un luogo deserto egli e frate Masseo e frate Elia ed altri; i quali tutti si guardavano molto di noiare o storpiare san Francesco della orazione; e ciò faceano per la grande riverenza che gli portavano, e perchè sapeano che Iddio gli rivelava grandi cose nelle sue orazioni. Avvenne un dì che, essendo san Francesco in orazione nella selva, un giovine bello, apparecchiato a camminare, venne alla porta del luogo, e picchiò sì in fretta e forte e per sì grande spazio che i frati molto si maravigliarono di così disusato picchiare. Andò frate Masseo, e aperse la porta, e disse a quel giovane: Onde vieni tu, figliuolo, che non pare che tu ci fossi mai più, sì hai picchiato disusatamente? Rispose il giovane: E come si dee picchiare? Disse frate Masseo: Picchia tre volte, l’una dopo l’altra di rado: poi t’aspetta tanto che il frate abbia detto il Pater nostro e venga a te; e se in questo intervallo e’ non viene, picchia un’altra volta. Rispose il giovane: lo ho grande fretta, e però picchio così forte, perciocchè io ho a fare un viaggio, e qua son venuto per parlare a frate Francesco; ma egli sta ora nella selva in contemplazione, e però non lo voglio storpiare: ma va’ e mandami frate Elia, ch’io voglio fare una quistione, perch’io intendo che egli è molto savio. Va frate Masseo e dice a frate Elia che vada a quel giovane: ed egli se ne scandalizza e non vuole andare; di che frate Masseo non sa che si fare, nè che rispondere a colui; imperciocchè se dice, frate Elia non può venire, mentiva; se dicea, come era turbato e non vuole venire, sì temea di dargli malo esempio. E perocchè intanto frate Masseo penava a tornare, il giovane picchiò un’altra volta come in prima, e poco istante, tornò frate Masseo alla porta, e disse al giovane: Tu non hai osservata la mia dottrina nel picchiare; rispose il giovane: Frate Elia non vuol venire da me: ma va’ e di’ a frate Francesco ch’io son venuto per parlare con lui; ma perocch’ io non voglio impedire lui della orazione, digli che mandi a me frate Elia. E allora frate Masseo n’andò a san Francesco, il quale orava nella selva colla faccia levata al cielo, e disselli l’ambasciata del giovane e la risposta di frate Elia: e quel giovane era angelo di Dio in forma umana. Allora san Francesco, non mutandosi del luogo, nè abbassando la faccia, disse a frate Masseo: Va’, e di’ a frate Elia che per ubbidienza immantinente vada a quel giovane. Udendo frate Elia l’ubbidienza di san Francesco, andò alla porta molto turbato, e con grande impeto e romore l’aperse, e disse al giovane: Che vuoi tu? Rispose il giovane: Guarda, frate, che tu non sia turbato, come tu pari; perocchè l’ira impedisce l’animo e non lascia discernere il vero. Disse frate Elia: Dimmi quello che tu vuoi da me. Rispose il giovane: Io ti domando, se agli osservatori del santo Evangelio è lecito di mangiare ciò che gli è posto innanzi secondo che Cristo disse a’ suoi Discepoli; e domandoti ancora se a nessun uomo è lecito di porre innanzi alcuna cosa contraria alla libertà evangelica. Rispose frate Elia superbamente: Io so ben questo, ma non ti voglio rispondere, va’ per i fatti tuoi. Disse il giovane: Io saprei meglio rispondere a questa quistione che tu. Allora frate Elia turbato, e con furia chiuse l’uscio e partissi. Poi cominciò a pensare della detta quistione e dubitarne fra sè medesimo, e non la sapea solvere; imperocchè egli era vicario dell’Ordine, ed avea ordinato e fatta costituzione, oltre al Vangelo ed oltre la Regola di san Francesco, che nessuno frate nell’Ordine mangiasse carne; sicchè la detta quistione era espressamente contra di lui. Di che non sapendo dichiarare sè medesimo, e considerando la modestia del giovane e che gli avea detto che saprebbe rispondere a quella quistione meglio di lui, egli ritornò alla porta e aprilla per domandare il giovane della predetta quistione: ma egli s’era già partito, imperocchè la superbia di frate Elia non era degna di parlare coll’angelo. Fatto questo, san Francesco, al quale ogni cosa da Dio era stata rivelata, tornò dalla selva, e fortemente con alte voci riprese frate Elia dicendo: Male fate, frate Elia superbo, che cacciate da noi gli angeli santi i quali ci vengono ad ammaestrare. Io ti dico che temo forte, che la tua superbia non ti facci finire fuori di quest’Ordine. E così gli avvenne poi, come san Francesco gli disse; perocchè morì fuori dell’Ordine. In quel dì medesimo, in quell’ora, che quell’angelo si partì, sì apparì egli in quella medesima forma a frate Bernardo, il quale tornava da San Giacomo, ed era alla riva d’un grande fiume; e salutollo in suo linguaggio dicendo: Iddio ti dia pace, o buon frate; e maravigliandosi forte il buon frate Bernardo, e considerando la bellezza del giovane e la loquela della sua patria, colla salutazione pacifica e colla faccia lieta, sì il domandò: onde vieni tu, buon giovane? Rispose l’angelo: Io vengo di cotal luogo, dove dimora san Francesco, e andai per parlare con lui; e non ho potuto, perocch’egli era nella selva a contemplare le cose divine, e io non l’ho voluto storpiare. E in quel luogo dimorano frate Masseo e frate Egidio e frate Elia; e frate Masseo mi ha insegnato picchiare la porta a modo di frate, ma frate Elia, perocchè non mi volle rispondere della quistione ch’io gli proposi, poi se ne pentì, e volle udirmi e vedermi, e non potè. Dopo queste parole disse l’angelo a frate Bernardo: Perchè non passi tu di là? Rispose frate Bernardo: Perocchè io temo del pericolo per la profondità dell’acque ch’io veggio. Disse l’angelo: Passiamo insieme, non dubitare; e prende la sua mano e in un batter d’occhio il pone dall’altra parte del fiume. Allora frate Bernardo conobbe che egli era l’Angelo di Dio, e con grande riverenza e gaudio ad alla voce disse: O angelo benedetto di Dio, dimmi qual è il nome tuo. Rispose l’angelo: Perchè dimandi tu del nome mio, il quale è Maraviglioso? E detto questo, l’angelo disparve e lasciò frate Bernardo molto consolato, in tanto che tutto quel cammino e’ fece con grande allegrezza; e considerò il dì e l’ora che l’angelo gli era apparito. E giugnendo al luogo dove era san Francesco con li predetti compagni, recitò loro ordinatamente ogni cosa; e conobbero certamente che quel medesimo agnolo in quel dì e in quella ora era apparito a loro e a lui.

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

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BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

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