prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

lunedì 26 ottobre 2015

Fioretti di San Francesco: capitolo diciannove

Come dalla vigna del prete da Rieti, in casa di cui orò san Francesco, per la molta gente che venia a lui furono tratte e colte l’uve; e poi miracolosamente fece più vino che mai, siccome san Francesco gli avea promesso. E come Iddio rivelò a san Francesco ch’egli arebbe paradiso alla sua partita. Sendo una volta san Francesco gravemente infermo degli occhi, Ugolino cardinale protettore dello Ordine, per grande tenerezza ch’avea di lui, sì gli iscrisse ch’ egli andasse a lui a Rieti, dove erano ottimi medici d’occhi. Allora san Francesco, ricevuta la lettera del cardinale, se ne andò in prima a San Damiano, dov’era santa Chiara divotissima isposa di Cristo, per darle alcuna consolazione, e poi andare al cardinale. Essendo ivi san Francesco, la notte seguente peggiorò sì degli occhi ch’egli non vedea punto lume; di che non potendosi partire, santa Chiara gli fece una celluzza di cannucce, nella quale egli si potesse meglio riposare. Ma san Francesco, tra per lo dolore della infermità, e per la moltitudine de’ topi, che gli faceano grandissima noia, punto del mondo non potea posare, ne di dì, nè di notte. E sostegnendo più di quella pena e tribolazione, cominciò a pensare e a conoscere che quello era uno flagello di Dio per li suoi peccati; e incominciò a ringraziare Iddio con tutto il cuore e colla bocca, e poi gridava ad alla voce e disse: Signore mio, io sono degno di questo e di troppo peggio. Signore mio Gesù Cristo, pastore buono, il quale a noi peccatori hai posta la tua misericordia in diverse pene e angosce corporali, concedi grazia e virtù a me tua pecorella, che per nessuna infermità e angoscia o dolore io mi parta da te. E in questa orazione gli venne una voce dal cielo che disse: Francesco, rispondimi: se tutta la terra fosse oro, e tutti li mari e fonti e fiumi fussono balsimo, tutti li monti e’ colli e li sassi fussero pietre preziose; e tu trovassi uno altro tesoro più nobile che queste cose, quanto l’oro è più nobile che la terra, e ’l balsimo che l’acqua, e le pietre preziose più che i monti e i sassi, e fusseti dato di questa infermità quello più nobile tesoro, non ne dovresti tu essere bene contento, e bene allegro? Risponde san Francesco: Signore, io sono indegno di così prezioso tesoro; e la voce di Dio dicea a lui: Rallegrati, Francesco, perocchè quello è il tesoro di vita eterna, il quale io ti serbo, e insino a ora io te ne investisco; e questa infermità e afflizione è arra di quello tesoro beato. Allora san Francesco chiamò il compagno, con grandissima allegrezza di così gloriosa promessa, e disse: Andiamo al cardinale, e consolando in prima santa Chiara con sante parole, e da lei umilmente accommiatandosi, prese il cammino verso Rieti. E quando giunse presso, tanta moltitudine di popolo gli si fecero incontro che perciò egli non volle entrare nella città; ma andossene a una chiesa ch’era presso alla città forse a due miglia. Sappiendo li cittadini ch’era alla detta chiesa, correvano tanto intorno a vederlo, che la vigna della detta chiesa tutta si guastava, e l’uve erano tutte colte: di che il Prete forte si dolea nel cuore suo, e pentissi ch’egli avea ricevuto san Francesco nella sua chiesa. Essendo da Dio rivelato a san Francesco il pensiere del prete, sì lo fece chiamare a se, e disselli: Padre carissimo, quante some di vino ti rende questa vigna l’anno quand’ella ti rende meglio? rispose: Dodici some; dice san Francesco: Io ti priego. Padre, che tu sostenga pazientemente il mio dimorare qui alquanti dì, perciocch’io ci truovo molto riposo; e lascia tôrre a ogni persona dell’uva di questa tua vigna, per lo amore di Dio e di me poverello; e io ti prometto dalla parte del mio Signore Gesù Cristo ch’ella te ne renderà ogni anno venti some. E questo facea san Francesco dello stare ivi, per lo gran frutto delle anime, che si vedea fare delle genti che vi veniano; de’ quali molti si partivano inebriati del divino amore, e abbandonavano il mondo. Confidossi il prete della promessa di san Francesco, e lasciò liberamente la vigna a coloro che venivano a lui. Maravigliosa cosa! la vigna fu al tutto guasta e colta, sicchè appena vi rimasono alcuni racimoli d’uve. Viene il tempo della vendemmia; e ’l prete raccoglie cotali racimoli, e metteli nel tino, e pigia, e secondo la promessa di san Francesco ricoglie venti some d’ottimo vino. Nel quale miracolo manifestamente si diè ad intendere che come, per merito di san Francesco, la vigna ispogliata d’uve è abbondata in vino; così il popolo cristiano isterile di virtù per lo peccato, per li meriti e dottrina di san Francesco, spesse volte abbondava di buoni frutti di penitenza.

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

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BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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euro 699.438,18

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

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