prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

lunedì 27 gennaio 2020

                       Liberato il lager di Auschwitz


sabato 27 gennaio 1945 (75 anni fa)


Liberato il lager di Auschwitz«Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto». Così lo scrittore rumeno Elie Wiesel, sopravvissuto all’Olocausto e Premio Nobel per la pace 1986, ricorda nelle sue memorie uno dei tanti orrori vissuti nel lager di Auschwitz. Un inferno da cui fu liberato insieme a poche migliaia di superstiti, ridotti in condizioni scheletriche, dall'arrivo delle truppe sovietiche.

La città di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), sita a 75 km da Cracovia, era stata per secoli un luogo di pacifica convivenza tra gli abitanti di origine polacca e quelli di origine tedesca. Dal 1400 la popolazione era in maggioranza di religione ebraica, ma ciò non le aveva impedito di figurare tra i principali centri della cultura protestante in Polonia. Lo scoppio del secondo conflitto mondiale mutò completamente lo scenario.

Dopo l'invasione della Polonia, i Nazisti decisero di aprire in questa zona un campo di concentramento destinato a dissidenti polacchi, comunisti, intellettuali, criminali tedeschi e zingari. A questo scopo furono utilizzate delle vecchie caserme dell'esercito polacco, nella periferia della città.

L'area, recintata con il filo spinato elettrificato, venne chiusa da un cancello di ferro tristemente famoso per la scritta ingannevole che lo sormontava: «Arbeit macht frei» ("il lavoro rende liberi"). Il fabbro che l'aveva realizzata pare che avesse appositamente saldato la "B" al contrario, in segno di protesta verso la reale funzione del luogo.

Nei due anni successivi il complesso si ampliò ulteriormente con il campo di Birkenau, riservato inizialmente ai prigionieri russi, e il campo di lavoro di Monowitz, quest'ultimo destinato a sfruttare il lavoro dei deportati per la costruzione di una fabbrica legata alla produzione di gomma sintetica (mai avviata). Con l'adozione della famigerata soluzione finale, proposta nella conferenza di Wannsee del gennaio 1942, l'area divenne lo strumento di un disegno criminoso: lo sterminio del popolo ebraico.

Da quel momento Birkenau si trasformò in una "cittadella di morte", attraverso la costruzione di camere a gas e forni crematori. La scelta ricadde qui per la vicinanza della linea ferroviaria che facilitava le deportazioni.

Al loro arrivo i prigionieri venivano spogliati di tutto e rivestiti con una casacca standard che si distingueva per un contrassegno colorato all'altezza del torace (identificativo della categoria del detenuto; agli ebrei era associata una stella gialla a sei punte) e per il numero di matricola (tatuato anche sul braccio sinistro).

Tutti i deportati ignoravano la loro destinazione e la sorte che li attendeva. Stremati dalla fame e dalle indicibili torture patite, molti preferirono andare incontro alla morte volontaria lanciandosi contro il filo spinato elettrificato, piuttosto che aspettare di essere avvelenati dal gas e bruciati nei forni crematori. Qui, in tre anni, furono messi a morte circa 12mila ebrei al giorno.

Uno sterminio di massa che s'interruppe solo di fronte all'avanzata dell'Armata rossa in Polonia, di fronte alla quale il capo delle SS Himmler diede l'ordine di evacuare i prigionieri e distruggere qualsiasi traccia dei crimini commessi, dai forni crematori agli indumenti delle vittime ammassati nei magazzini. L'operazione non poté essere portata a termine e molte testimonianze di quell'inferno rimasero intatte.

Quando il pomeriggio del 27 gennaio le truppe sovietiche della Prima Armata del Fronte Ucraino, al comando dal maresciallo Konev, abbatterono i cancelli di Auschwitz si trovarono di fronte a 7mila fantasmi: tanti erano i sopravvissuti ridotti a pelle e ossa che li accolsero. L'ispezione della zona fece emergere le prime tracce dell'orrore consumato all'insaputa del mondo intero: tra i vari resti, furono rinvenute 8 tonnellate di capelli umani.

Nelle settimane successive si poté così svelare il più grande inganno della storia, partendo dai numeri. Si parlò inizialmente di 4 milioni di ebrei uccisi ad Auschwitz, cifra rivista in seguito e fissata a 1.500.000. La gran parte di essi fu messa a morte poco dopo l'arrivo, la restante spirò per malattie e denutrizione.

Più dei numeri dicevano le numerose testimonianze dei sopravvissuti, tra cui lo scrittore torinese Primo Levi (autore del romanzo Se questo è un uomo), e quelle lasciate dalle vittime, come il celebre diario di Anna Frank.

Istituzioni governative e culturali si attivarono negli anni perché le generazioni future non dimenticassero mai più questa drammatica pagina di storia. L'UNESCO dichiarò Auschwitz Patrimonio dell'Umanità nel 1979. Nel 1996 la Germania riconobbe il 27 gennaio come Giorno della memoria delle vittime del Nazismo, proclamata anche dall'Italia (nel 2000) e dall'ONU (risoluzione 60/7 del 1° novembre 2005).


Santa Maria Capua Vetere, lì 27 Gennaio 2020


Portavoce La Frecca nel Fianco
Ferdinando Fusco


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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

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euro 699.438,18

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE