Poi arrivò Sud Appalti srl, che divenne titolare del servizio di raccolta dei rifiuti. Altro giro, altra corsa. Camorra & immondizie: negli anni Novanta, la canzone era già diventata tormentone giudiziario. Addio Sud Appalti, che cede i suoi crediti col Comune di Santa Maria alla Agizza spa, della quale era debitrice, ma della quale era anche una gemmazione.
Praticamente e sostanzialmente, al di là della nomenclatura societaria, si trattava di due imprese dello stesso gruppo, della stessa matrice proprietaria.
Agizza, che prendeva il nome dalla famiglia napoletana che l’aveva fondata e che la controllava, seguì la sua figlia non prediletta nel burrone del fallimento. E come capita in ogni fallimento che si rispetti, ma anche in ogni fallimento che non dovrebbe essere rispettato….dalla legge, il tribunale nominò un curatore fallimentare, naturalmente e giustamente diverso da quello già nominato per Sud Appalti srl.
Ma scusate, ma non si era detto che i crediti di Sud Appalti erano stati ceduti ad Agizza? E allora, perché il Comune di Santa Maria pagava Sud Appalti e non Agizza?
Gretti conservatori che non siete altro!!! Vi ho appena detto che a Santa Maria si praticava la finanza creativa e innovativa. E l’arte, si sa, non può essere regimentata dalle norme, dalle convenzioni, né dai luoghi comuni consuetudinari. Insomma, l’arte degli uffici da Santa Maria esula dalla gerarchia delle fonti giuridiche, dunque, esula dalla legge, come una zona franca assoluta.
Fatto sta che Sud Appalti srl ha incassato, grazie a Zito e, a quanto pare, anche grazie al suo successore Sorà, quanto meno 400mila euro di pagamenti. Naturalmente, il curatore fallimentare di Agizza ha denunciato il Comune di Santa Maria e lo trascina davanti a un giudice di primo grado, il quale, ovviamente, ha letto le carte, si rende conto che i crediti di Sud Appalti erano stati ceduti ad Agizza e ha condannato il Comune al pagamento, pure lui, dico io, ‘sto giudice quaqquero, che non omaggia l’arte e che stabilisce, contestualmente, che le spettanze sono fissate in circa 775 milioni di vecchie lire, appunto, 400mila euro da consegnare al curatore fallimentare di Agizza spa.
Il Comune ricorre in Appello, ma Giudicianni, con una delibera di giunta, si dichiara pronto a transare con la stessa Agizza, affermando, in pratica, implicitamente, che il Comune deve pagare due volte, dato che, col cavolo che riuscirà a recuperare i soldi impropriamente versati a Sud Appalti srl.
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