Niente affatto. Non è così. E non è così, primo perché non lo conosco. Mai visto di persona, mai parlato con lui.
Ancora “primo del primo” perché mai e poi mai, in uno dei due milioni di articoli scritti nella mia vita ho espresso giudizi sulle persone in quanto tali, mentre ne ho espressi, anche di pesantissimi, sui politici nell’esercizio delle loro funzioni nelle istituzioni o pubblico – partitica, Ne ho espresse di distruttive sui burocati di ogni risma, ma sempre in quanto funzionari di enti pubblici, sempre in relazione all’esercizio delle loro pubbliche mansioni, Ne ho dette di cotte e di crude sugli imprenditori che incassavano soldi o avevano relazioni con le istituzioni pubbliche. E Pellino è uno di questi.
Di lui, in verità, mi colpì, particolarmente, una lettera, che un po’ di anni fa, scrisse all’allora sindaco di Santa maria Capua Vetere, Enzo Iodice, e che, più o meno casualmente, planò sulla mia scrivania di direttore del Corriere di Caserta. Quella lettera aveva un contenuto inquietante. Parole oblique, vagamente minacciose, allusive. La magistratura, che pure ne conosceva i contenuti, a mio avviso, non se ne occupò con la giusta determinazione per andare al di là di quello che poteva essere una semplice dichiarazione o spiegazione giustificativa del mittente e del destinatario di quella missiva, dalla cui copia non mi separo. Ma neanche quella lettera ha inciso più di tanto sul mio ardore legalista.
Ma allora, che cavolo è ‘sta fissazione sul mulino Parisi?Per caso, perché sulla scena, pardon, sul retro della scena hanno fatto irruzione gli ingegneri Napoletano e Pasquariello ? No, nel modo più assoluto, anche perché, al di là di come i due hanno deciso di svolgere la loro professione, mi sono anche umanamente simpatici.
E allora, diciamolo ancora: sei un pazzo, fissato, una caricatura di don Chiscuitte, caro Guarino.
Sì, lo confesso, mi ga dato di volta il cervello perché sono afflitto da potentissimo “morbo di Mazzottis – Zaccheum” (pardon, Zacchea, questa è femmina e si è capito alla grande) , da quella patologia che ha fatto diventare Santa Maria la città più illegale del mondo, attraverso un sistema di distruzione morbida, vellutata e silente del piano regolatore vigente, cioè quello datato 1983, attraverso l’applicazione sistematica della non reiterazione dei vincoli, applicata ai tempi delle Amministrzioni Iodice e ribadita, in sostanza, se non in atto, con Giudicianni. E quella del mulino Parisi rappresenta ai miei occhi l’emblema, il paradigma di questa gestione luciferina del territorio, inaugurata ai tempi in cui Maurizio Mazzotti, oggi approdato a Caserta, dove, cavolo, pur essendo il fulcro delle mie attenzioni giornalistiche, non ho avuto mai il tempo per capire cosa combinava nel suo settore, dicevo ai tempi in cui l’ingegnere era capo dell’ufficio tecnico sammaritano.
Ve la ricordate la barzelletta del nuovo Piano regolatore e poi del nuovo Puc? Dei miei due milioni di ariticoli, ne scrissi almeno centomila sul Corriere di Caserta, in cui facevo il direttore, il redattore, il cronista e anche il pulisci cessi in qualche occasione, sulle gesta del professore Forte, il quale incassò vagonate di soldi per riempire inutilmente fogli di idee e di progetti che nessuno, in realtà, aveva intenzione di realizzare. Quante ne ho sentite, su perimentrazione del centro storico e altro!!! La verità è che il nuovo Prg, poi nuovo Puc era lo strumento di facciata, la foglia di fico davanti alla miseria infinita di un vero sacco della città.
Una colossale presa in giroper dire, vabbé, sta per arrivare la nuova regolamentazione, inutile reiterare i vincoli. E così, tante zone 167 sono servite a costruire appartamenti di lusso a 200mla euro a botta, così è capitato che Eurospin ha fatto quello che ha fatto, così è capitato, appunto, che Pellino, il quale acquistò il mulino Parisi in un’area destinata, ai sensi del piano regolatore vigente del 1983, con necessità di reiterazione periodica dei vincoli, a strutture scolastiche, ora voglia costruirci uffici, negozi e, dato che è arrivato anche il piano casa, appartamenti a go go.
Il tutto grazie alla dottrina Mazzotti, che, nel momento in cui smontava sistematicamente e sistemicamente vincoli su vincoli con la non reiterazione, assimilava l’area svincolata alla destinazione di quella vicina, quando invece fior di urbanisti, primo fra tutti il professore Guido D’Angelo, hanno detto a chiare lettere che la non reiterazione del vincolo restituiva all’area la primordiale qualifica di “zona bianca”, assimilabile, in pratica, per gli effetti di incidenza e di indici praticabili sulla stessa, a una “zona agricola. “
Ora, siamo qui a scrivere in questi giorni di una firma, quella del dirigente iondi, che conosce me e Casertace, dunque sarebbe bene che pensi alle cose che sto scrivendo, che separa Pellino dalla realizzazione del suo progetto speculativo, sempre per effeto dell’applicazione della dottrina Mazzotti. Per quel che riguarda il piano casa, questo non sarebbe applicabile perché l’area del mulino Parisi non sarebbe ricompresa tra quelle contenute nella recente delibera del commissario prefettizio. Ma siccome, nell’ufficio tecnico e urbanistica del Comune di Santa Maria Capua Vetere si è visto questo ed altro, attendo di leggerla con i miei occhi questa delibera, prima di dire che nell’area del mulino Parisi non si assisterà a uno stravolgimento, a una crescita esponenziale delle volumetrie, come il piano casa, nella sua seconda versione regionale, tutto sommato, consente di fare.
Pellino, in principio, chiese l’abbattimento del mulino Parisi, in quanto il manufatto sarebbe stato pericolante, e ristrutturazione. Poi, arrivò il “fuoco santo” dell’incendio, che l’abbattimento lo fece a priori. Ora, dunque, non si capisce bene cosa succederà.
Ma quella per me, come per il professore D’Angelo, è e resta una zona bianca, checché ne dica la dottrina Mazzotti.
Gianluigi Guarino
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