prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

giovedì 17 maggio 2018

                          Omicidio Calabresi


mercoledì 17 maggio 1972 (46 anni fa)

Omicidio Calabresi«Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, che più modestamente di questi nemici del popolo vogliamo la morte... ». Parole violente apparse sul giornale Lotta Continua, che fu il principale megafono della campagna d'odio e della sentenza di condanna a morte nei confronti di un onesto servitore dello Stato. Una pagina buia nella storia politica e culturale dell'Italia del Novecento. 


Il clima di conflittualità sociale, manifestatosi già all'inizio degli anni Sessanta, raggiunse la fase di maggiore criticità verso la fine del decennio, in particolare con l'inizio della contestazione studentesca del Sessantotto. Principale teatro di questi eventi fu la città di Milano, dove forze extraparlamentari e di marcato spirito rivoluzionario, come la formazione comunista Lotta Continua, alimentarono una violenta contrapposizione alle istituzioni e alle forze dell'ordine. 



Dall'altra parte della barricata c'era la Questura milanese, impegnata a contenere il fenomeno attraverso uomini come il commissario Luigi Calabresi, vice capo della squadra politica della Mobile. Il suo nome cominciò a entrare nel mirino delle frange rivoluzionarie dopo la strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre del 1969. Fu uno spartiacque nella storia della Repubblica e nei rapporti tra forze dell'ordine e contestatori.



Il giovane dirigente venne incaricato delle indagini e la sera stessa della strage eseguì una serie di arresti negli ambienti estremisti, specialmente anarchici. I sospetti si concentrarono su uno dei fermati, Giuseppe Pinelli, di professione ferroviere. L'uomo fu trattenuto per tre giorni e sottoposto a un estenuante interrogatorio; al terzo il suo corpo cadde dalla finestra dell'ufficio del commissario, schiantandosi a terra dopo un volo di quattro piani.



Una tragica morte che suscitò indignazione nell'opinione pubblica e nella stampa di sinistra. Indignazione che si trasformò in rabbia feroce dopo le conclusioni dell'inchiesta condotta dal pm Gerardo D'Ambrosio, che definì la morte come accidentale, causata forse da un improvviso malore, escludendo le piste del suicidio e dell'omicidio. Una verità processuale rispedita al mittente dall'intellighenzia di sinistra, rappresentata da scrittori, giornalisti, registi e attori di chiara fama.



Tutti si ritrovarono uniti nella sottoscrizione di un appello pubblicato sul settimanale L'Espresso, in cui si rivolgeva un pesante atto d'accusa rivolto «ai commissari torturatori, ai magistrati persecutori, ai giudici indegni», chiedendone l'allontanamento. Aspetto eclatante di una campagna d'odio di cui per oltre due anni fu oggetto Calabresi e che nell'organo di stampa di Lotta Continua ebbe il suo centro propulsore.



Per le strade e sui muri rimbalzava una pesante sentenza di condanna: «Calabresi, assassino!». Negli ambienti istituzionali si avvertiva il timore che qualcosa di irreparabile potesse accadere, per cui, all'inizio del 1972, si ipotizzò una sua promozione ad altro incarico. Proposta che incontrò il rifiuto del 34enne, padre di due figli e di un terzo che sarebbe arrivato di lì a qualche mese. 



In un clima incandescente, il 7 maggio di quell'anno si tennero le elezioni politiche, destinate ad essere ricordate per l'ennesima protesta repressa nel sangue. Durante il presidio antifascistaorganizzato da Lotta Continua, il ventenne Franco Serantini venne pestato dagli agenti e arrestato, morendo in carcere dopo due giorni di agonia. L'episodio finì per accelerare una sentenza di condanna a morte che già era in discussione tra i vertici di LC.



Alle 9,15 di mercoledì 17 maggio, Calabresi uscì dal portone di casa, in via Cherubini a Milano, avviandosi verso la sua "Fiat cinquecento", parcheggiata poco distante. Il tempo di infilare le chiavi nella serratura che un uomo, sceso da una 125 blu, gli si avvicinò freddandolo con due colpi di pistola alla testa e alla schiena. Inutile la corsa all'ospedale San Carlo, dove i medici non poterono che constatarne il decesso.



Gli investigatori s'indirizzarono verso piste senza sbocco, mentre emersero i primi dubbi e pentimenti sulla campagna d'odio sostenuta contro la vittima, guardando anche ai riscontri emersi da una successiva perizia sulla salma di Pinelli, che confermava l'ipotesi del malore, e da una sentenza del Tribunale di Milano, che accertava l'assenza di Calabresi al momento della caduta del ferroviere. Tuttavia il clima non si rasserenò affatto e l'anno dopo, in occasione di una cerimonia in ricordo del commissario, nel cortile della Questura milanese venne fatta esplodere una bomba a mano, che lasciò a terra quattro morti e una cinquantina di feriti.



Sedici anni di buio sulle indagini furono interrotti dalla confessione di Leonardo Marino, militante di LC, che portò all'arresto, nel luglio del 1988, dei suoi ex compagni Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, gli ultimi due con l'accusa di essere gli esecutori dell'omicidio, il primo come mandante. Riconosciuti colpevoli con sentenza definitiva, i tre vennero condannati a 22 anni di reclusione. 



Nel 2009, in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, c'è stata una significativa stretta di mano tra Gemma Capra, moglie di Calabresi, e Licia Rognini, vedova Pinelli. Pur professatosi da sempre innocente e rifiutandosi di inoltrare domanda di grazia, Sofri ha dichiarato, nel corso di un'intervista, di sentirsi corresponsabile morale dell'omicidio.


Santa Maria Capua Vetere, lì 17 Maggio 2018

Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco


Affitasi - locale commerciale, negozio, deposito - presso Piazza S. Pietro -Prezzi modici

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE