prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

lunedì 18 gennaio 2016

Santa Margherita d’Ungheria Monaca domenicana

Nel “giardino celeste” ci sono molte “Margherite” (nel Martirologio Romano, tra sante e beate, se ne contano ben 20). Quella di oggi, Margherita d’Ungheria, figlia del re Bela IV, della dinastia degli Arpad e della regina Maria Lascaris di origine bizantina è tra le spiccate figure femminili della prima generazione domenicana.

Nei primi decenni dopo la morte di S. Domenico, non solo i Frati pre­dicatori avevano raggiunto i posti più remoti d'Europa, ma anche l'esercito orante e contemplativo delle Monache domenicane si era diffuso ovunque. Presso le Monache domenicane nel convento di S. Caterina, fondato a Veszprem sulle sponde del lago Balaton da pochi anni, fu portata nel 1245 Margherita che aveva appena tre anni. Ella era stata consacrata a Dio con voto dai suoi genitori, prima ancora che nascesse, in un momento assai drammatico per la storia della nazione: i Tartari, popolazione barbara e crudele, stavano occupando l'Ungheria seminando dappertutto distruzione e morte.
Il re e la regina, costretti a fuggire in Dalmazia, confidando nella misericordia di Dio, avevano promesso di donargli la creatura che stava per nascere se i Tartari si fossero allontanati. Dopo pochi giorni da quel loro voto i barbari, quasi inspie­gabilmente, si ritirarono. La famiglia reale poté tornare in Patria dove nacque Margherita, decimo germoglio in una famiglia la cui dinastia annovera parecchi Santi e Sante; la nascita di questa bimba fu una benedizione per tutto il Paese.
La piccola Margherita è affidata al monastero delle Suore domenicane per essere allevata secondo la vita religiosa. Presso il monastero venivano educate parecchie bambine nobili o ricche, perché fossero preparate ad una vita consona al loro rango e tutto era disposto perché lo studio, le preghiere, i lavori casalinghi si alternassero col gioco e il necessario riposo, secondo l'età. Margherita però manifestò subito un'anima eccezionale, profondamente assetata di Dio, capace di sottoporre il suo tenero corpo alla mortificazione per ricambiare l'amore del Figlio di Dio immolato per noi sulla croce. Ella si offrì tutta al Signore e mai volse indietro lo sguardo nel suo cammino di perfezione e di santità; anzi soffrì quando capì che, come principessa, era considerata una privilegiata di fronte alle compagne, soprattutto durante le frequenti visite che le facevano i genitori.
Imparò ben presto le preghiere in latino, specialmente i salmi e gl'inni; si dedicò alla preghiera nelle ore di ricreazione, mentre le compagne giocavano, tutte le volte che le riusciva di sottrarsi alla loro compagnia. Volle indossare il più presto possibile l'abito bianco e vivere già come una religiosa, per quanto fosse concesso alla sua età. Partecipava al coro, ai salmi notturni, alle Messe e si abbandonava a lunghe meditazioni. Si unì alle suore per tutti i lavori inerenti al culto e per quelli riguardanti le faccende domestiche del monastero.
A Veszprem rimase fin verso i dieci anni quando i suoi genitori fecero costruire un monastero che l'accogliesse, insieme alle suore, nell'Isola delle Lepri, sul fiume Danubio, vicino alla città di Budapest; da quel momento l'isola si chiamò « Isola della Beata Vergine ».

Margherita compiva dodici anni quando la Provincia domenicana ungherese ebbe l'onore di ospitare, nel convento di S. Nicola a Buda, il Capitolo Generale dell'Ordine e nelle mani del Maestro Generale Umberto di Romans ella emise la sua professione religiosa. Divenne in tal modo come il calice consacrato al servizio dell'altare e abbracciò con gioia la via dei consigli evangelici: povertà, obbedienza, castità. Si considerò come una vittima espiatrice dei peccati del suo popolo e praticò in modo rigoroso le più eroiche penitenze corporali, abbracciò la povertà più completa e visse nel nascondimento e nell'obbedienza, ritenendosi la serva di tutti. Quando il re e la regina, nelle loro visite portavano doni preziosi, ella chiedeva che tutto venisse donato ai poveri e in aiuto alle chiese.

Nonostante i voti emessi, questa principessa « sposa di Cristo » incontrò un grande ostacolo: i genitori le chiesero di accettare il matrimonio col re di Boemia, Ottocaro II, per garantire alla nazione un alleato forte; avrebbero essi stessi ottenuto la dispensa dei Voti dal Sommo Pontefice. Grande fu il turbamento di Margherita, ma risoluta e decisa la sua risposta: « Tagliate piuttosto a pezzi il mio corpo, prima che io trasgredisca la fedeltà che ho giurato a Cristo ». E per mettersi al sicuro, il 14 giugno 1261, volle ricevere il velo e pronunziare i Voti solenni davanti all'altare di S. Elisabetta, sua zia, in presenza dell'Arcivescovo e di tutta la corte, quindi depose ai piedi del Crocifisso la corona d'oro che le era stata posta sul capo. Da quel momento ancora più struggente fu il suo desiderio di identificazione con Cristo sposo, maestro, fine supremo. Piangeva moltissimo ai piedi del Crocifisso e dalla Croce attingeva tutta la sua scienza pronunciando queste sole parole: « Domine, me Tibi committo », « Signore, mi affido a Te».
La sua brama di perfezione doveva essere frenata dalle Superiore e dal suo padre spirituale, P. Marcello. Fu proprio lui che le suggerì una regola semplicissima per camminare diritta verso la santità: « Amare Dio, disprezzare se stessi, non giudicare né disprezzare alcuno ». Le parole e le azioni di Margherita furono talmente conformi a questa legge che dopo la sua morte furono dette « Regola di Sr. Margherita » .

La sua preghiera fu continua, nulla le interrompeva la sua unione con Dio benché si dedicasse ai lavori manuali più umili e sfibranti, come trasportare l'acqua in pesanti secchi, portare la legna e accendere il fuoco, scendere in cantina, attendere alla cucina, spazzare e lavare. Non aveva nessun riguardo per se stessa, né si lamentava mai. Serviva con particolare attenzione le sorelle ammalate, offrendo loro tutti i servizi richiesti, anche i più umilianti, e assecondando con gentilezza i loro desideri. Praticava con rigore i digiuni prescritti e ne aggiungeva altri di sua volontà: sette mesi all'anno viveva praticamente a pane ed acqua. A tutto ciò univa penitenze martorianti: flagellazioni, cilizi, scarpe con chiodi che macchiavano di sangue i suoi passi, veglie prolungate.

Quando riceveva la S. Comunione (a quei tempi avveniva 15 volte l'anno) fin dalla vigilia digiunava e manteneva un rigoroso silenzio, passava la notte umiliandosi davanti a Dio e trascorreva anche il giorno successivo senza cibo e lontana da ogni conversazione; queste austerità sembrano, oggi, quasi inconcepibili.
A ventotto anni Margherita, spossata dalle penitenze e dalle fatiche, era pronta per l'ultimo sacrificio: quello della sua vita.

Muore il 18 gennaio 1270 e il suo corpo, che lei stessa aveva reso quasi disgustoso agli altri, trascurandolo in ogni modo, subito emanò un profumo soavissimo e divenne luminoso di celestiale bellezza.
Fu sepolta nel convento dell'isola davanti all'altare della Beata Vergine e ben presto molti fatti miracolosi avvennero invocando la sua protezione. Da molte parti del Regno ungherese giunsero pellegrinaggi di devozione alla sua tomba.
Un anno dopo la sua morte, il fratello Stefano V re d’Ungheria chiese al Beato Gregorio X (Tebaldo Visconti, 1271-1276) un’inchiesta sulla santità della sorella, cosa che avvenne, ma i testi di questo primo processo andarono smarriti..
Un secondo processo fu indetto dal Beato Innocenzo V (Pierre de Tarentaise, 1276) nel 1276 ma anche questi atti scomparsero, ne rimase una copia nel convento domenicano in Ungheria. Nel frattempo, in patria, Margherita era già venerata come una santa. Nel ‘600 si ritornò a sollecitare Roma per la dichiarazione ufficiale ma solo nel 1729, dopo una ricognizione delle reliquie, esce fuori, insieme ad esse, la copia conservata dalle suore del 1276, fonte principale per la vita della santa, essendo irreperibili tutti i documenti ufficiali precedenti. Durante i secoli ci furono vari tentativi di ripresa del processo di canonizzazione della Santa, ma si dovette giungere al 19 novembre 1943 perché il Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) ne proclamasse ufficialmente la santità, benché il culto verso Margherita mai fosse venuto meno, soprattutto in Ungheria.
Le sue reliquie, purtroppo, andarono disperse verso la fine del 1700, a seguito di alterne vicende storiche. 

Significato del nome Margherita : “perla” (greco e latino).

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

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