prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

lunedì 15 febbraio 2016

San Claudio La Colombière, S.J.


Claudio, al secolo Claude, La Colombière, terzo figlio del notaio Bertrando La Colombière e di Margherita Coindat, nacque il 2 febbraio 1641 a St. Symphorien d'Ozon nel Delfinato.
Essendosi trasferita la famiglia a Vienne, Claudio ricevé qui la sua prima educazione scolastica, che completò poi a Lione con lo studio della Retorica e della Filosofia.
È in questo periodo che si sente chiamato alla vita religiosa nella Compagnia di Gesù; ma non conosciamo i motivi che lo spinsero a questa decisione. Di contro egli ci ha lasciato in uno dei suoi scritti questa confessione: “Avevo una avversione orribile per la vita che abbracciavo”. Questa affermazione è agevolmente comprensibile da chi si è interessato alla vita di Claudio, la cui natura, sensibile ai rapporti familiari ed amichevoli, era anche grandemente incline alla letteratura e all'arte e attratta da ciò che ha di più degno la vita di società. Ma non era, d'altra parte, uomo che si lasciasse guidare dal sentimento.

All'età di 17 anni entrò nel Noviziato della Compagnia di Gesù, ad Avignone. In questo stesso luogo, nel 1660, passò dal Noviziato al Collegio, per condurre a termine gli studi di Filosofia e simultaneamente pronunciare i primi voti religiosi. Alla fine del corso, fu nominato professore di Grammatica e Letteratura; incarico che mantenne, in quel Collegio, durante cinque anni.

Nel 1666 fu mandato a Parigi, per studiare Teologia nel Collegio di Clermont: in quella stessa epoca gli venne pure affidato un incarico di grande responsabilità. La notevole attitudine che Claudio aveva manifestato per gli studi umanistici, unita alle sue doti di prudenza e finezza, decisero i Superiori a sceglierlo come precettore dei figli di Colbert, Ministro delle Finanze di Luigi XIV.

Terminato lo studio della Teologia e ricevuto il Sacerdozio, all'età di 28 anni, tornò di nuovo a Lione: per qualche tempo in qualità di professore, poi per dedicarsi completamente alla predicazione e direzione della Congregazione Mariana.
La predicazione di La Colombière si distinse sempre per la sua solidità e profondità: non si perdeva nel vago, ma si dirigeva abilmente verso un uditorio concreto, e con una ispirazione evangelica così vigorosa da infondere in tutti serenità e fiducia in Dio. Le edizioni dei suoi sermoni produssero nelle anime, e continuano ancora a produrre, grandi frutti spirituali; infatti, considerato il luogo e la durata del suo ministero, essi sembrano meno invecchiati di quelli di altri oratori di maggior fama.

L'anno 1674 fu decisivo nella vita di Claudio. Fece dunque la "Terza Probazione" nella Maison Saint-Joseph di Lione e, durante il mese di Esercizi che solitamente si praticano, il Signore lo andò preparando per la missione che gli aveva destinato. Gli appunti spirituali di questo tempo ci permettono di seguire passo passo le lotte e i trionfi del suo spirito, straordinariamente sensibile alle attrattive umane, ma generoso con Dio.

Il 2 febbraio 1675 pronunciò la Solenne Professione e fu nominato Rettore del Collegio di Paray-le-Monial. Non mancò chi si sorprese che un uomo così eminente fosse destinato ad una città tanto remota come Paray. La spiegazione sta nel fatto che i Superiori sapevano che qui, nel Monastero della Visitazione, un'umile religiosa, Margherita Maria Alacoque, alla quale il Signore andava rivelando i tesori del suo Cuore, viveva in una angosciosa incertezza; aspettava che lo stesso Signore adempisse la promessa data di inviarle un suo “servo fedele e amico perfetto”, che l'avrebbe aiutata a realizzare la missione alla quale la destinava: manifestare al mondo le ricchezze imperscrutabili del suo amore.

Una volta giunto nella sua nuova destinazione il P. La Colombière, dopo i primi incontri con Margherita Maria, questa gli manifestò tutto il suo spirito e quindi anche le comunicazioni che ella credeva ricevere dal Signore. Il Padre, da parte sua, approvò pienamente e le suggerì di mettere per iscritto tutto ciò che passava nella sua anima, orientandola e sostenendola nell'adempimento della missione ricevuta. Quando poi fu certo, grazie alla luce divina manifestatasi nella preghiera e nel discernimento, che Cristo desiderava il culto del suo Cuore, si votò ad esso senza riserve, come ci testimoniano la sua dedizione e i suoi appunti spirituali. In questi ultimi appare chiaro che, già prima delle confessioni di Margherita Maria Alacoque, Claudio, seguendo le direttive di S. Ignazio negli Esercizi, era giunto alla contemplazione del Cuore di Cristo come simbolo del suo amore.

Dopo un anno e mezzo di permanenza a Paray, nel 1676 il P. La Colombière partì per Londra, essendo stato nominato predicatore della Duchessa di York. Era un incarico delicatissimo, considerati gli avvenimenti che in quel tempo agitavano l'Inghilterra; prima della fine di ottobre dello stesso anno, il Padre già occupava l'appartamento che gli era stato riservato nel palazzo di St. James. Oltre ai sermoni pronunciati nella cappella e alla costante direzione spirituale, sia orale che scritta, Claudio poté dedicarsi a una solida istruzione nella vera fede di non poche persone che avevano abbandonato la Chiesa Romana. E, anche se tra grandi pericoli, ebbe la consolazione di vedere molti ritornarvi, al punto che, dopo un anno, diceva: “Potrei scrivere un libro sulla misericordia di cui Dio mi ha fatto testimone da quando sono qui ”.

Il lavoro così intenso e il clima poco propizio minarono la sua salute; cominciarono così a manifestarsi i sintomi di una violenta affezione polmonare. Tuttavia P. Claudio portò avanti con coraggio il suo sistema di vita.

Improvvisamente, alla fine del 1678, fu arrestato sotto un'accusa calunniosa di complotto papista. Dopo due giorni fu trasferito nell'orribile carcere di King's Bench, dove restò durante tre settimane, sottoposto a gravi privazioni, finché per decreto reale fu espulso dall'Inghilterra.

Tutte queste sofferenze minarono ancor più la sua salute che, con alterne vicende, andò peggiorando al suo rientro in Francia.
Nell'estate del 1681, essendo già molto aggravato, fu rimandato a Paray.
Il 15 febbraio 1682, prima domenica di Quaresima, all'imbrunire, sopravvenne una forte emottisi che pose fine alla sua vita.

Il 16 giugno 1929, Pio XI (Ambrogio Damiano Ratti, 1922-1939) beatificò Claudio La Colombière, il cui carisma, secondo S. Margherita Maria Alacoque, sarebbe stato quello di condurre le anime a Dio, seguendo il cammino di amore e di misericordia che Cristo ci rivela nel Vangelo.

È stato elevato agli onori degli altari il 31 maggio 1992 da San Giovanni Paolo II, il quale, rivolgendosi ai fedeli che gremivano la Basilica di S. Pietro, ha espresso questo augurio: “Possa la canonizzazione di Claudio La Colombière essere per tutta la Chiesa un appello a vivere la consacrazione a Cristo, consacrazione che è dono di sé per lasciare che la carità di Cristo ci animi, ci perdoni e ci introduca nel suo ardente desiderio di aprire a tutti i nostri fratelli le vie della verità”.

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE