Ora, al di là della nostra solita descrizione ironico – immaginifica, è un dato di fatto, che risulta chiaramente dall’analisi delle carte e dei documenti, al quale noi di casertace ci siamo dedicati durante lo scorso fine settimana, che diversi vigili urbani di Santa Maria ai quali era stata riconosciuta, addirittura, una causa di servizio, (gente, in pratica, con un piede nella fossa o poco meno), sono prodigiosamente guariti presentando a un concorso per il riconoscimento della qualifica D1 (rango base dirigenziale) di Istruttore Direttivo i richiesti certificati di sana e robusta costituzione fisica. Non solo, dunque, sani, ma addirittura robusti, secondo l’ufficio competente (?) dell’Asl Caserta due. Altro che flaccidi, cadenti ed emaciati! O, comunque, necessitati a stare al riparo in ufficio, evitando i rigori e le fatiche del lavoro per le strade, come, invece, avevano attestato, qualche anno addietro, l’ospedale militare e il responsabile 626. Altro che causa di servizio! Davanti alla prospettiva di diventare dirigenti, quello che fu il miracolo di Lazzaro, si è ripetuto in fotocopia, a Santa Maria Capua Vetere, per decine di volte.
Inutile dire che sulla procedura concorsuale si sono abbattuti mille sospetti e un corposo numero di ricorsi. Risultato: il concorso per gli 8 posti, per il momento,è sospeso. Tra i molti vigili, che nel giro di pochissimo tempo, hanno presentato prima i certificati per le cause di servizio e poi quelli che li promuovevano ad autentici Big Jim dell’ordine pubblico cittadino, ce n’è stato anche qualcuno (solo mosche bianche, purtroppo) che, opportunamente, ha avuto il buon gusto, l’onestà morale e intellettuale, di presentare all’ufficio Risorse Umane del Comune di Santa Maria Capua Vetere una dichiarazione formale, in cui, comunicando di aver presentata domanda per l’ammissione al concorso, autocertificava, in pratica, di essere in possesso di causa di servizio.
Manco a dirlo, non appena è risultato chiaro che il concorso sarebbe stato bloccato, i dolori e i malanni sono repentinamente e malauguratamente ricomaparsi. Una raffica di ricadute che hanno rasentato l’epidemia. E così, l’ottanta per cento dei vigili della città oggi (vedi la prima puntata della nostra inchiesta pubblicata venerdì 12 settembre) lavora in ufficio o, comunque, lontano dal servizio di presidio delle strade.
Sarebbe opportuno capirci di più, a questo punto, sulla clamorosa divergenza tra la diagnosi formulata da un’autorità sanitaria pubblica, alla base del riconoscimento della causa di servizio, e l’altra diagnosi, diametralmente opposta, formulata dall’Asl. Già, sarebbe opportuno…!!! Come sarebbe stato opportuno per altre cento, mille cose che sono capitate negli ultimi dieci, dodici anni in questo Comune e che sono rimaste lì, mai chiarite, come traccia di funzioni trasformatesi in potere e in abuso, senza che chi è deputato a controllare e, semmai, a perseguire tutto questo, abbia mai seriamente approfondito le questioni con vero spirito laico, con vero spirito terzo. Ma questa è un’altra storia, che non ci deve distogliere dal canovaccio di questa seconda, grande inchiesta (la prima è quella sull’Urbanistica e le concessioni edilizie che terminerà con la pubblicazione della sua summa a inizio della prossima settimana) sulle vicende della gestione della res publica sammaritana.
Il blocco del concorso ha rotto le uova nel paniere a più di un vigile, soprattutto a quelli che, avendo visto quello che è capitato negli ultimi anni all’interno del locale corpo di polizia municipale, hanno pensato che, tutto sommato, pensano ancora che un salto triplo o quadruplo dal rango di brigadiere o maresciallo a quello di comandante generale di tutti i vigili urbani del mondo non significa sognare ad occhi aperti. Prima si diventa D1, poi, chissà. Da queste parti le fibrillazioni, i piccoli terremoti interni sono, infatti, sempre all’ordine del giorno. Prendete, ad esempio, il capitano Caricchio. Era maresciallo. Poi è diventato ispettore, ora è capitano e nel bailamme pare che strizzi, addirittura, l’occhio al posto di vicario, portandosi, magari, a ruota, il tenente Aulicino che toccherebbe il cielo con un dito se riuscisse a diventare vicecomandante, terza carica nella gerarchia disegnata dal nuovo regolamento municipale che mette al vertice del corpo il Comandante dirigente. Queste clamorose ipotesi di carriera potrebbero scuotere ulteriormente i nervi, già provati, a quanto si dice, dell’ottimo capitano Pafferi (anche in questo caso leggi la prima puntata della nostra inchiesta), che, in questa giostra, è l’unico dotato di gradi che gli derivano da titoli di studio solidi e anche da capacità consolidate.
La storia recente del corpo dei vigili urbani di Santa Maria assomiglia a una quadriglia. Cambi di posti e di posizioni. Di qua, di là, ancora di qua. E soprattutto, quando il comandante a tempo determinato De Rosa decide di cambiare una pedina, di operare una sostituzione funzionale, lo fa come un allenatore burbero, duro. Un tipo alla Fabio Capello, per intenderci. E capita, allora, com’è capitato un po' di tempo fa, che un vigile, magari un ufficiale, magari “Calimero – Pafferi” si rechi nel suo ufficio, che aveva lasciato prima delle ferie, e trovi la porta chiusa e la serratura cambiata e per di più con un vigile Pagano, fedelissimo del comandante De Rosa a sorvegliare che in quella stanza non acceda nessuno. Insomma, un vero e proprio sfratto senza preavviso. Sovente, queste cose si sono verificate nell’ufficio forse più delicato dei vigili urbani: quello che accoglie, analizza e inoltra i ricorsi alle contravvenzioni comminate. E che, soprattutto, inoltra la documentazione che consente al Comune di Santa Maria di andare in giudizio quando chi subisce una multa fa ricorso. E’ inutile dire che dalla qualità, dalla quantità di questa documentazione dipenda l’esito del giudizio. Tagliola per Pafferi, tagliola anche per Amato e Farina, anche loro impiegati più o menop di recente, nell’ufficio ricorsi e che hanno fatto o stanno per fare le valigie. A quanto pare, infatti, l’assessore alla Viabilità, Massimiliano Natale, in pieno accordo con il comandante De Rosa, ha deciso di mettere a capo di quell’ufficio, un avvocato di sua fiducia. Un avvocato: lui sì che ne capisce di documenti per la costituzione in giudizio. E soprattutto lui sì, da diretto consulente dell’assessore, che è in grado di relazionare e relazionarsi direttamente ai livelli politici, di solito un po’ più flessibili di quelli militari o assimilati.
Ci sarebbero altre cose da dire o da raccontare, come quelle riguardanti qualche vigile con condanne penali significative sul groppone, che piano piano, col tempo, dopo aver peregrinato in vari uffici, è tornato in un posto che conta, come quella di una lettera anonima arrivata qualche mese fa ai carabinieri della Compagnia di stanza proprio a Santa Maria Capua Vetere. Ma si tratta di corollari che, per il momento, ma solo per il momento, ci permettiamo di risparmiarvi non ritenendoli ancora cruciali nella comprensione delle alterne e discutibili vicende riguardanti il corpo dei vigili urbani di Santa Maria Capua Vetere. Dunque, per ora, ci fermiamo qui, dato che la terza ed ultima puntata dell’inchiesta di www.casertace.it sul corpo dei vigili urbani di Santa Maria Capua Vetere sarà dedicata interamente al nuovo concorso per l’assunzione di altre 15 unità. E anche in questa occasione, cari nostri internauti, ne potrete leggere delle belle! Appuntamento a giovedì 18 settembre.Gianluigi Guarino
martedì 16 settembre 2008
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