Oggi l'assegnazione della delega, A Santa Maria è arrivato anche Lavornia, segretario provinciale della Democrazia Cristiana, un partito, in pratica, virtuale. Occhio alle manovre sul piano casa. Ma che tristezza!!!
Ve lo ricordate, sammaritani belli e incapaci di selezionare una classe dirigente appena passabile, Gino Rita Ponsillo? Un pacioso signore di Caiazzo che diventò assessore alle attività produttive in uno dei trecentomila rimpasti di Enzo Iodice. Era il tempo degli assessori esterni, non nel senso normale del termine, in quanto scelti, cioè, fuori dal perimetro del Consiglio comunale, ma esterni ne senso di gente arrivata da fuori Santa Maria Capua Vetere, per di più senza uno straccio di competenza specifica sulla materia che andavano a regolare. E così, i sammaritani furono amministrati per qualche tempo da Mimmo Dell’Aquila, uno che campa di politica e basta, tenendo in piedi un simulacro di partito, e, appunto, da Gino Rita Ponsillo, che fu messo in giunta dall’Udeur o meglio sarebbe dire da Enzo Natale, al tempo alleato del centrosinistra e di Enzo Iodice.
Si trattava di nomine puramente figurative, buone, da un lato a far incassare delle ottime indennità a modesti peones, a gente che lavorava esclusivamente per i partiti o per le segreterie particolari di qualche caporione, e dall’altro a far in modo che chi li nominava fosse, in realtà, il vero assessore, dato che mai e poi mai un Dell’Aquila e un Ponsillo di turno, attraversati dalla grazia di tremila euro al mese incassati, in pratica, senza fare nulla, potessero solo semplicemente discutere delle direttive che gli arrivavano dall’alto.
La rimembranza si sposa al presente, dato che oggi, finalmente, si è compresa quale fosse la merce di scambio chiesta e ottenuta da Nando Cimino per il più inglorioso voltafaccia che la storia della politica non solo sammaritana, ma casertana, ricordi: un giorno prima, una valanga di fondate contumelie contro il ribaltone, il giorno dopo carne e sangue dello stesso ribaltone. La merce era l’assessorato all’Urbanistica, che oggi è stato dato a un certo architetto Giuseppe Vaglivello in quota Democrazia Cristiana, che è un partito assolutamente virtuale, dato che alle ultime elezioni regionali non ha presentato una sua lista, ma si è inserita in quella dell’Adc di Pionati, a sua volta un micro partito, in una spassosa scissione dell’atomo che poco, tra l’altro, ha prodotto in termini elettorali.
E così oggi è capitato che a Santa Maria sia arrivato, per una comica formalizzazione politica di un atto che con la politica poco c’entra, “Carneade” Lavornia, che sarebbe il segretaro provinciale della Democrazia Cristiana, che a raccontarlo così, semplicmente, a uno che è tornato da Marte dopo vent’anni, significherebbe farlo genuflettere seduta stante, ma che, in realtà, è il segretario provinciale di se stesso o quasi.
Vaglivello come Ponsillo, dunque. O anche peggio. Dovrebbe occuparsi, udite udite, del Puc di Santa Maria Capua Vetere, una sorta di impresa titanica a cui lavora da un decennio, incassando quattrini a fronte di un elaborato che viaggia solo nell’empireo delle possibilità, che è un’idea platonica che mai e poi mai si trasformerà in realtà fattuale, un urbanista autorevole come il professore Forte.
Un’impresa che non è riuscita ad assessori di ben altro radicamento e di ben altra autorevolezza rispetto a ‘sto Vaglivello, dato che è meno pericoloso un camion zeppo di tritolo e nitroglicerina che maneggiare la materia del Puc a Santa Maria.
Al di là di queste stucchevoli e velleitarie dichiarazioni di volontà, sarà bene sorvegliare, invece, con grande attenzione quello che capiterà nella materia molto più pratica e di pronta cucina rappresentata dal piano casa, soprattutto nell’area di Sant’Andrea. Vagliviello sarà un esecutore di ordini e basta. Ma sarà l’origine di provenienza degli stessi a rappresentare il discrimine tra quello che oggi è solo uno scempio politico chiamato ribaltone e un altro scempio, ben più grave: quello della bieca speculazione dei palazzinari.
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